L’informazione spettacolo prevale anche in Rai. Covid e guerra

L’informazione su guerra e covid ha scoperchiato una delle principali questioni della funzione di questo servizio base della vita democratica. Servizio che viene svolto non solo da privati che ne traggono lucro ma anche dallo Stato, foraggiato alla bisogna dai contribuenti.

Premessa. I privati fanno quel che ritengono opportuno, nei limiti ovviamente di codice penale e civile. Il pubblico deve oggettivamente informare considerando tutte le opinioni.

In primis è stato il covid. Quanta informazione e quanti confronti ci sono stati in cui, alle politiche di prevenzione e cura dell’epidemia, l’informazione di Stato ci ha informato con confronti tra vax e non-vax? I numeri contano. Se consideriamo che oltre il 90% degli italiani ha seguito le indicazioni dello Stato e che costantemente nei programmi di informazione e approfondimento era sempre presente l’opzione non vax, è doveroso ritenere che ci sia stata sproporzione e sovra-rappresentazione di quest’ultima opzione.

Oggi la guerra, invasione russa dell’Ucraina. Riconosciuta tale da Governo e Parlamento che, ognuno nelle proprie funzioni, foraggiano la resistenza sul territorio invaso e le sanzioni nazionali e comunitarie contro l’invasore. Eppure, non c’è trasmissione Rai dove non ci sia un qualche sostenitore dell’invasione o della sua forma edulcorata (cosiddetto pacifismo). Non perché nel nostro Paese non ci siano opinioni “pacifiste” diffuse (1), ma considerarla come opzione sempre presente, oltre ad ingigantire il fenomeno, non rende l’idea dell’impegno del nostro Stato contro invasione e pro-sanzioni.

Stiamo perorando una sorta di informazione di regime, voce solo del pensiero dominante? Vaccini e difesa dall’invasore sono questioni vitali, importanti e determinanti, e ad esse va dato il giusto rilievo. Mentre per le politiche d’informazione Rai, non è accaduto. Gli approfondimenti, in modo particolare, si dispiegano su “vax e no-vax o “difendersi in armi o no dall’invasione” (per semplificare), scontrandosi sempre sulla legittimazione di quanto in essere piuttosto che comprensione del perché e su come intervenire.

Per meglio comprendere, riportiamo una riflessione raccolta in Rete:

Se dovessi parlare di mafia, dovrei invitare magistrati e boss a confrontarsi? Se dovessi parlare di immigrazione… scafisti libici e immigrati sfruttati? Violenza sulle donne… violentatore e violentata?

Ci sono dei punti fermi su cui informare e riflettere. Sembra invece che, in nome dello “spettacolo” si preferisca il continuo scontro.

Questo avviene soprattutto perché la nostra informazione di Stato è in concorrenza con l’informazione privata, una battaglia per catturare audience e crediti pubblicitari. Con l’aggravante che l’informazione di Stato abusa della sua posizione dominante: ad essa paghiamo un canone per il possesso di un apparecchio radiotv con cui seguiamo anche i suoi concorrenti, che di questo canone non vedono un centesimo.

1 – esplicitamente pro Putin o, come dicono loro, equidistanti, considerando invasore e invaso alla stessa stregua.

 

François-Marie Arouet – Aduc