LEGGE DI BILANCIO E SANITÀ: IL CONTRATTO VIOLATO

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Siamo alle solite. Al di là dell’enfasi, dei neologismi e dei giochi di numeri, la legge di bilancio 2019 disattende l’impegno del Contratto di governo, la nuova Bibbia del potere di oggi, in favore della sanità pubblica, in un contrasto evidente tra fini e mezzi, tra obiettivi annunciati e risorse rese disponibili.

 

“Non c’è traccia, nel testo anticipato dalla stampa – commenta Carlo Palermo Segretario Nazionale Anaao Assomed – di punti di rilievo del capitolo 20 del Contratto di governo e altri sono reinterpretati. Non si vede il recupero alla sanità delle risorse economiche sottratte nel tempo, non si vedono le politiche di assunzione, individuate nel Contratto come strumento per ridurre le liste di attesa, non si vede come si vuole garantire la capacità dell’ospedale di rispondere alla fase acuta delle malattie senza le competenze e le conoscenze dei medici specialisti, che oggi semplicemente mancano. Anche perché il governo si guarda bene dal finanziare i 3000 posti in più di formazione specialistica che da tempo chiediamo”.

 

“I medici vengono citati solo per essere assunti come capro espiatorio e bersaglio di sanzioni, una categoria di furbetti a prescindere che crea liste di attesa per interessi privati. Dimenticando che l’attività libero professionale dei medici mette ogni anno a disposizione dell’abbattimento delle liste di attesa, insieme con 2.500.000 ore di lavoro sottratte alla loro formazione, 300 milioni di euro, a fronte dei quali i 50 milioni oggi stanziati sono una miseria”.

 

La legge di bilancio affronta l’evidente crisi della sanità pubblica come le tre scimmiette, non vedendo la fuga dagli ospedali in atto, non sentendo il grido di dolore che viene dalle corsie, e dai PS, in cui il bene più raro è diventato un posto letto, non dicendo come se ne esce in maniera strutturale ed attenta ai diritti dei cittadini ed a quelli del lavoro dei Medici. Che chiede dignità alla pari di tutti gli altri lavori, a cominciare da un contratto che attendiamo da 10 anni. Per il quale il Ministro alla Salute ed il MEF possono trovare i 500 milioni di euro che cercano – propone l’Anaao Assomed – nell’aumento della tassazione del gioco di azzardo o in una tassa di scopo sulle sigarette.

 

“Quella, poi, che nel contratto era la revisione del numero chiuso a Medicina diventa abolizione, lanciata sul web a raccogliere like prima di essere derubricata a mera ipotesi di lavoro. Una ipotesi che non tiene conto delle carenze logistiche (aule laboratori, posti letto), e di quelle dei docenti, universitari e specialisti del Ssn. E non valuta il rischio di alimentare nei giovani un grande miraggio che si spegne dietro il muro della carenza di contratti di formazione specialistica, in un terreno di coltura per precariato e caporalato.

 

In Italia non mancano laureati in medicina ma specialisti e medici di medicina generale in possesso del titolo specifico, gli unici in grado di lavorare per e nel Servizio Sanitario Nazionale. Già oggi, mentre la notizia dell’abolizione del numero programmato invade i social, oltre 8.000 medici laureati ed abilitati sono privi di possibilità di accedere al percorso di formazione post-lauream, condizione necessaria per poter lavorare in ambito pubblico ed accreditato. Intrappolati nel cosiddetto “imbuto formativo”, che peggiora di anno in anno.

Allargare l’ingresso di questo imbuto senza allargare l’uscita, cioè il numero degli ammessi ai contratti della formazione post lauream, serve solo a creare precarietà, frustrazione e sotto occupazione, ingrossando l’esercito dei 20.000 che a partire dal prossimo anno marcerà alla ricerca di uno sbocco lavorativo. Che troverà solo all’estero, portando via energie, intelligenze ed un capitale di 150 mila euro speso nella sua formazione”.

 

“Soluzioni improvvisate ed illusorie, vendute come concessioni al diritto allo studio, oltre a non risolvere i problemi attuali e prioritari del SSN – conclude Palermo – compromettono gravemente la sostenibilità del sistema oltre che il futuro di tanti giovani. E forniscono forza lavoro a basso costo per quella sanità privata che sta avanzando a passi da gigante, se è vero com’è vero che ha già conquistato mezza Lombardia.

Curioso come si vogliano nazionalizzare i trasporti mentre si privatizzino i diritti. Un bel cambiamento, non c’è che dire”.