Inps, Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da COVID-19. Tra marzo e aprile 47 mila morti in più

Da quando l’epidemia di coronavirus è iniziata in Italia alla fine di febbraio, i cittadini hanno fatto affidamento sui dati ufficiali forniti dal Dipartimento della Protezione Civile per quanto riguarda i decessi dovuti al Covid-19. Si è discusso molto su quale potrebbe essere il numero vero dei deceduti.

Molti epidemiologi hanno dichiarato che è plausibile che il numero dei morti per Covid-19 sia sottovalutato in quanto non tutti i decessi vengono testati con un tampone. Il periodo che stiamo attraversando ha svariate ripercussioni sulla mortalità sia in negativo che in positivo. Pensiamo a esempio alle persone che muoiono per altre malattie, perché non sono riuscite a trovare un letto d’ospedale o perché non vi si sono recate per paura del contagio, oppure alla riduzione delle vittime della strada o degli infortuni sul lavoro per il blocco dell’Italia.

Poi ci sono interrogativi su come son0 realmente distribuiti i morti in relazione all’età e al sesso. In questo contesto si vuole dare un contributo basandosi sui dati relativi ai decessi che affluiscono regolarmente all’Istituto e che risultano disponibili negli archivi amministrativi (“Anagrafica Unica”) aggiornati al 30.04.2020.
Lo studio è stato condotto separando i due periodi che vanno dal 1° gennaio al 28 febbraio1 2020 e dal 1° marzo al 30 aprile in modo da evidenziare gli effetti sulla mortalità della pandemia da Covid-192 che si è diffusa prepotentemente a partire dalla fine di febbraio.

Tra gennaio e febbraio i morti in Italia sono stati 114-514, ovvero 10.148 in meno rispetto ai 124.662 attesi mentre tra marzo e aprile i morti sono stati 156.429, ovvero 46.909 in più rispetto a quelli attesi. Lo rileva l’Inps nello studio “Analisi della mortalità nel periodo di epidemia da Covid-19″ appena pubblicato che sottolinea come il numero di morti dichiarate come Covid-19 nello stesso periodo siano state di 27.938 unità.”Con le dovute cautele – si legge spiegando che il numero dei morti è stabile nel tempo – possiamo attribuire una gran parte dei maggiori decessi avvenuti negli ultimi due mesi, rispetto a quelli della baseline riferita allo stesso periodo, all’epidemia in atto”.

I decessi tra marzo e aprile al Nord sono aumentati dell’84% rispetto alla media degli anni precedenti a fronte di un aumento del 11% al Centro e del 5% al Sud. Il dato è contenuto nello studio dell’Inps sulla mortalità da Covid 19 che sottolinea come nell’intero Paese in media ci sia stato un aumento dei decessi nei due mesi rispetto alla baseline considerata del 43%. L’Inps rileva che le province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza presentano tutte una percentuale di decessi superiore al 200% e che quasi tutto il nord-ovest dell’Italia ha un incremento dei decessi superiore al 50%.