Il Reddito di cittadinanza non serve a trovare lavoro e il 36% che lo riceve non è povero

“Abbiamo abolito la povertà”. Cosi il vicepremier e biministro, Luigi Di Maio, annunciava la grande vittoria sociale del M5S. Era il 2018.

Sono passati 3 anni e tirare le somme sarebbe utile. Il Reddito di Cittadinanza (Rdc) aveva due pilastri: aiutare i poveri e creare lavoro.

La misura non è servita a realizzare posti di lavoro se non quelli del personale aggiuntivo nei Centri per l’impiego, assunto per l’occasione. Insomma, chi doveva trovare lavoro per gli altri lo ha trovato per se stesso. Per convincersene basterebbe leggere il rapporto dell’Inps presentato alcuni giorni fa.

Sul versante povertà rileviamo che il 36% dei percettori del RdC non è povero e solo il 44% delle famiglie in difficoltà riceve il contributo.

Tanto valeva rifinanziare il Reddito di inclusione (REI), approvato dal governo Gentiloni, che era una misura di contrasto alla povertà, ampliando le categorie beneficiarie e aumentando il fondo a disposizione.

Insomma, come il solito, si è fatta tanta propaganda per il RdC, illudendo le persone sulla possibilità di trovare lavoro e non centrando l’obiettivo della “abolizione della povertà.”, come sosteneva  Di Maio.

Ingenui i molti che ci hanno creduto.

 

Primo Mastrantoni, segretario Aduc