Governo. Toninelli, TAV e bufale

Il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Danilo Toninelli, ha dichiarato che è pronto “a valutare tutte le ipotesi, anche lo stop all’opera”, poi continua “un chilometro di Tav costa sessanta milioni di euro contro i venti milioni francesi” e si è chiesto “il differenziale di 40 milioni chi se l’è preso?”, insinuando dubbi senza, però, indicare i responsabili: è la cultura del sospetto e la prassi del fango nel ventilatore.

 

Poche ore dopo, Toninelli, aggiunge “un km costa trenta milioni mentre in Germania e in Spagna tredici”. Toninelli confonde (ma non è il ministro dei Trasporti?) le spese complessive del Tav con quelli dei tunnel, i cui costi, invece, sono in linea con quelli di altre gallerie europee (Gottardo, Moncenisio, Monte Ceneri e Lötschberg).

Il TAV è una linea ferroviaria Torino-Lione, di 235 km, per il trasporto passeggeri e merci, prevista da un programma europeo. Lo scopo è di trasferire merci e passeggeri su rotaia.

Nel 2001 fu sottoscritto il trattato italo-francese per la realizzazione della linea ferroviaria. Nel corso degli anni il tracciato ha subito modifiche.

Nel 2015, il governo precedente all’attuale, ha elaborato una nuova strategia di intervento, che prevedeva la realizzazione di alcune opere e una ulteriore valutazione per altre. Il tutto all’interno del Sistema nazionale integrato dei trasporti e secondo determinate Linee guida.

Il compito del ministro Toninelli sarà quello di valutare ciò che è già stato deciso dal governo precedente, cioè gli approfondimenti e la valutazioni costi-benefici. In sintesi, quando il ministro Toninelli dichiara che occorre fare ulteriori analisi, non fa altro che adeguarsi a programmi di revisione progettuale già elaborati e approvati dai governi Renzi e Gentiloni, che hanno portato ad un risparmio del 70% per la realizzazione, effettuata, di strade, autostrade e ferrovie.

Insomma, il ministro Toninelli dovrebbe dare meno ascolto all’ufficio propaganda insediatosi a palazzo Chigi, rimboccarsi le maniche, studiare e lavorare. E’ per questo che è stato eletto, nominato e pagato con i soldi del contribuente.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc