Disastro Emilia-Romagna. Non basta rimandare debiti bancari, bollette e imposte, l’amministrazione deve pagarli come risarcimento

I creditori pubblici stanno rimandando le riscossioni del dovuto, mentre si allunga la lista di quelli privati tipo prestiti bancari e bollette per servizi energetici e di telecomunicazione.

Si rimandano le preoccupazioni in un momento tragico, ma non si annullano. Come faranno domani le persone coinvolte? L’unica certezza del domani sono debiti maggiori di quanti ne avevano prima, da aggiungere a quelli di un quotidiano che sarà molto più costoso perché di ricostruzione.

Crediamo sia opportuno non solo rimandare i debiti, ma trattarli da subito per quello che sono, “danni di guerra”. Guerra scatenata non da imperizie dei cittadini colpiti, ma dalle autorità che non hanno fatto quanto avrebbero dovuto.

Nella fattispecie è bene ricordare che la Regione Emilia-Romagna  ha restituito allo Stato (nel 2021-2022) 55,2 milioni di euro non utilizzati su un finanziamento di 71,9 min per manutenzione dei corsi d’acqua. Manutenzione che, dove è stata fatta, ha funzionato:  per esempio, a Modena dove sono state fatte le vasche di espansione sul Panano e sul Secchia, non ci sono state alluvioni. A Parma le esondazioni non sono avvenute sul torrente Parma ma sul Baganza dove non erano state fatte le vasche (1).

Quello che è accaduto e accade è dovuto a precise mancanze dell’amministrazione. Che si deve far carico non solo della ricostruzione pubblica ma anche delle situazioni debitorie delle vittime delle proprie incurie. Le bollette, i debiti bancari, le imposte varie, devono sì essere sospese, ma per essere poi pagate  dall’amministrazione. Regione, Comuni e Stato si comincino a organizzare in merito. Altrimenti le vittime di oggi saranno anche le vittime di domani, quando rimediare sarà molto più difficile.

 

 

1 – Italia Oggi

 

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc