Demografia – ‘Dio, patria e famiglia’. Cos’è che non va

Diversi sostengono che, siccome in Italia si fanno meno figli, il nostro futuro è compromesso per due motivi: diminuzione della “genia” italiana (i più arditi la chiamano razza o etnia) e meno lavoratori in futuro che possano contribuire per le pensioni dei lavoratori di oggi.

Il primo (genia) è un problema ideologico: non sapremmo come muoverci per accorpare sotto la stessa bandiera genetica un trapanese o un nuorese e un bolzanino o triestino o valdostano, mentre tutti si riconoscono sotto la bandiera italiana ed europea. Per cui lasciamo il problema a chi professa la propria ideologia, ma attivi per impedire che abbiano il sopravvento.

 

Il secondo (pensioni) è un conto di comoda matematicità che ignora politica ed esplosione di natalità sul Pianeta. Il problema dovrebbe essere valutato come minimo a livello europeo (Ue), visto che la politica italiana non esiste senza quella europea. Quindi magari riparlarne quando, a differenza di oggi, le politiche e direttive europee saranno applicate in pieno e non a singhiozzo e/o se funzionali al mantenimento del proprio potere, soprattutto elettorale.

 

In generale crediamo sia positivo che in Italia si facciano meno figli, anche come esempio nel mondo, dove la natalità in crescita turbinosa è il problema per eccellenza, da cui esplodono tutti gli altri problemi, riscaldamento globale al primo posto.

 

Alcuni dei sostenitori di questo cosiddetto “inverno demografico” (1), continuano ad ignorare le migrazioni e, al di là delle paranoie su quella che chiamano “sostituzione etnica” (2), non a caso gli “invernisti” (chiamiamoli così) affrontano e accettano le migrazioni come “concessione eccezionale, di cui proprio non se ne possa fare a meno” e non come fenomeno al pari dell’aria che respiriamo e quindi con pianificazione umanitaria, politica ed economica.

 

Gli “invernisti” si sono ritrovati nei giorni scorsi a Budapest (3) per ribadire, con lo slogan “Dio, Patria e Famiglia” il proprio impegno contro il calo demografico nei propri Paesi e in tutte le nazioni che loro considerano degne di considerazione.

 

Al di là di chi – memoria del passato e osservazione del presente – si sente subito respinto dallo slogan “Dio, Patria e Famiglia”, se crediamo che vivere in libertà e democrazia (istituzionale ed economica) sia necessario e opportuno, questo slogan è proprio il contrario di ciò che serve.

Vediamo.

Dio. Ponendolo come cardine, e gli “invernisti” si dicono cristiani, é democratica una società che ha come presupposto un “Dio” principale e magari gli altri “Dio” secondari? No, non sarebbe democratica.

Patria. Il concetto e lo spirito di patria – molto ottocentesco – ha avuto aspetti positivi e, per chi non lo esaspera e lo vive come “amor patrio”, ha una sua validità. In “Dio, Patria e Famiglia”, i confini tra Patria e nazionalismo spariscono, trasformandosi in rivendicazione della superiorità della propria Patria rispetto alle altre. In un continente, Europa, in cui viaggiamo, viviamo e lavoriamo senza confini, un continente agognato da tanti come luogo di sicurezza e prosperità (vedi Ucraina, Moldavia, Georgia, Albania, etc), la Patria come quella di Cavour e Garibaldi è storia, mentre il nazionalismo è la distruzione del federalismo europeo verso il quale cresciamo.

Famiglia. Al di là di chi la considera come babbo, mamma e due figli (un maschio e una femmina è lo stereotipo) ovviamente di pelle cosiddetta bianca (che quelli con pelle diversa se ne restino lì da dove hanno avuto origine…)… al di là degli “invernisti”, oggi la famiglia non è questa. Alla famiglia, aggregazione di persone con lo stesso sangue, si è sostituita quella di persone che – sangue o non sangue simile – scelgono di condividere. Persone che sono individui e che – tali – vivono, lavorano, studiano, amano e si riproducono.  A questi aggiungiamo anche le famiglie di immigrati sul territorio italiano, che vivono la famiglia in modo diverso da quelli di Budapest. Far vivere insieme tutte queste persone, nelle loro libere aggregazioni (famiglie o meno … le si vogliano chiamare), contrasta con lo slogan in cui la Famiglia è parte insieme a Patria e Dio. Non è un caso, per esempio, che molte “famiglie” oggi sono composte da un solo membro… e continuano ad essere chiamate famiglie per pigrizia burocratica e/o paura della presa d’atto della realtà.

 

Pericolo calo delle nascite. “Dio, Patria, Famiglia”. Non fanno più parte della vita collettiva. Per alcuni ne fanno ancora parte, ma questi alcuni non possono imporre ad altri le proprie scelte. Ne andrebbe della libertà di tutti.

 

 

 

1 – anche il papa Francesco I si è “scomodato” in merito coniando questa allocuzione dell’inverno, anche se per motivi diversi da quelli che stiamo trattando.

2 – ci sono Paesi, come gli Usa, tra i più ricchi del mondo, che esistono, proliferano e si sviluppano proprio grazie alle varie etnie, che non hanno sostituito nessuno, ma esistono, pur con le note difficoltà, grazie a quello specifico sistema istituzionale.

3 – https://www.ilriformista.it/dallimmigrazione-a-draghi-giorgia-meloni-fa-rotta-su-budapest-381747/

 

Vincenzo Donvito Maxia – Aduc