Il Miur non perde il vizio di tagliare posti: da settembre 8.687 studenti in più e 2.020 Ata in meno

Ci risiamo: il Ministero dell’Istruzione continua ad essere nel mirino del Mef ed ancora una volta è costretto a ridurre gli organici del personale scolastico, pur in presenza di un maggiore numero di alunni. È notizia di queste ore che con il prossimo anno scolastico, pur in presenza di 8.687 alunni in più (7.735.688 contro i 7.727.001 dell’anno in corso), assisteremo comunque al taglio programmato di 2.020 posti di lavoro riguardanti gli assistenti amministrativi, i tecnici e i collaboratori scolastici.

“I tagli – dice la rivista Orizzonte Scuola – fanno riferimento alla finanziaria 2015, mentre il nuovo regolamento sugli organici ATA prevede una programmazione triennale. Programmazione che, però, potrebbe vedere anche un adeguamento con conseguenze nell’organico di fatto”. Operazione che, al momento non sembra affatto risultare nelle intenzioni del Dicastero di Viale Trastevere. Anief ricorda, inoltre, che la categoria Ata quest’anno è stata fortemente penalizzata anche dal comma 332 della Legge di Stabilità 2015 (Legge 190/14 art. 1), che ha introdotto i tagli alle supplenze “brevi” tra il personale, solo parzialmente superata grazie alla nota n. 2116 del 30 settembre 2015.

“Riteniamo questo modo di procedere da parte del Miur – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal – del tutto inappropriato, che purtroppo rientra nei paradossi della Buona Scuola del governo. Perché continuare ad eliminare posti di personale Ata in questo momento, pur di assolvere a dei micro-risparmi per le casse dello Stato, rappresenta un errore strategico che potrebbe costare caro alla stessa amministrazione: l’ennesima operazione risparmio andrà infatti a minare una delle sezioni fondamentali della riforma, la Legge 107/2015, nella parte in cui prevede una spinta ulteriore verso l’autonomia degli istituti, anche attraverso l’immissione in ruolo di circa 50mila docenti cosiddetti ‘potenziatori’”.

Perché a fronte di queste assunzioni di insegnanti, realizzate attraverso la fase C del piano straordinario della Buona Scuola, non si è compiuta nemmeno una stabilizzazione di personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Viene da chiedersi chi dovrebbe, quindi, portare avanti il lavoro di segreteria, pulizia e sorveglianza, oltre che di predisposizione e assistenza tecnica, dei progetti e delle attività aggiuntive approvate dagli organi collegiali scolastici e finanziate con il ‘bonus’ annuale, sempre previsto dalla riforma, pari in media a 23mila euro a scuola.

“Eppure – continua Pacifico – il potenziamento dell’organico Ata era indicato nella stessa riforma 107. Sia incrementando il personale addetto alla pulizia e sorveglianza, sia attraverso il supporto ai progetti e alla didattica innovativa. Venire meno a questo, significa mettere in seria crisi l’attuabilità del valore aggiunto che la Buona Scuola avrebbe dovuto portare all’interno delle scuole autonome. Arrivare, come sta accadendo ora, addirittura a tagliare più di 2mila posti, dopo che l’ultimo governo Berlusconi ne cancellò quasi altri 47mila a seguito dei numerosi dimensionamenti, è una contraddizione che potrebbe portare ad un conto salato sul fronte del servizio scolastico”.

“Anche perché – dice ancora il presidente Anief -, oltre al danno sulle attività aggiuntive, che verrebbero ‘gambizzate’, ci sono decine di migliaia di posti liberi da coprire attraverso il precariato. E pure su questo fronte il Miur non si smentisce, perché nei giorni scorsi l’amministrazione ha annunciato la miseria di 5mila assunzioni, dopo che per due anni non ne è stata realizzata nemmeno una. Dopo che nel 2015, l’anno della Buona Scuola, sono state addirittura congelate le 6.200 stabilizzazioni già approvate e finanziate, per assolvere al turn over, per via dell’ipotesi, mai portata a compimento, di delegare quei posti al personale da collocare a seguito della dismissione delle province”.