Ipermercati in crisi e si rivedono i piccoli

Dal Fatto quotidiano: il crollo dei consumi sta avendo un forte impatto su un settore esangue, con stranieri che fuggono e colossi che prospettano chiusure. Nel frattempo aumentano i piccoli supermercati ed è "boom" per i discount.


A giudicare dalle avvisaglie, il 2015 della grande distribuzione rischia di essere quello zero. In tempi di Jobs act, per capire quanto il lavoro non lo si crei per legge, basta osservare l’effetto che il crollo dei consumi sta avendo su un settore esangue, con stranieri che fuggono e colossi che prospettano chiusure. Premessa: il sistema è a un punto di svolta, e fa i conti con abitudini che si stanno modificando. In Italia, dal 2012 a oggi, solo nel settore alimentare si sono persi nove grandi ipermercati e 25 supermercati, mentre i grandi gruppi fanno i conti con fatturati in calo e perdite consistenti. Stando ai dati del Sole 24 Ore, nello stesso periodo i piccoli supermercati sono invece aumentati di 20 unità. Ma il vero boom l’hanno fatto registrare i discount: negli ultimi sei anni ne sono stati aperti oltre mille (portando il totale a 4.500). La fuga generalizzata dal mezzogiorno è l’altra faccia della crisi del settore. Sono in molti, però, anche quelli che escono del tutto dal settore. I tedeschi di Billa (ex Standa) hanno lasciato l’Italia vendendo a Conad e a Carrefour. Peggio è andata a Lombardini che è uscita dal commercio vendendo tutta la rete (compresi 300 discount) ai francesi e a Coop, Selex, e Md. Nessuno è riuscito a trovare una formula adeguata a un mercato in crisi. Ma la lista è lunga e riguarda tutti i canali di vendita: la catena Mediaworld è pronta a chiudere sette punti vendita (quasi tutti al sud), e ha annunciato 700 esuberi (su 6458 dipendenti), che secondo i sindacati — visto l’alto numero di part time — corrispondono a circa mille persone. Mediamarket, che gestisce le insegne Mediaworld (di proprietà del colosso tedesco Media Saturn holding Gmbh) ha chiuso il bilancio 2014 con una perdita di 13 milioni di euro. A soffrire, però, è tutto il canale dell’elettronica di consumo: i francesi di Fnac e Darty hanno lasciato la scena, mentre Trony e Unieuro hanno chiuso diversi punti vendita e fatto ricorso ai contratti di solidarietà. Nell’elenco c’è anche Mercatone Uno (mobili): dopo essere passato dai contratti di solidarietà, il piano di rilancio è fallito e ora è in amministrazione controllata A rischiare il posto sono 3.500 dipendenti. In solidarietà ci sono anche 82 unità della Rinascente, mentre Limoni-Gardenia (profumeria) ha avviato la procedura di mobilità per 150 dipendenti, e dichiarato ulteriori 350 esuberi. L’elenco potrebbe continuare.