Avantmoi, le déluge!

L’espressione si traduce: “Prima di me, il diluvio!” e fa da controcanto a quella più famosa (“Aprèsmoi, le deluge!” = “dopo di me il diluvio!”) che secondo la tradizionerisale a Luigi XV, re di Francia, il quale dopo decenni di malgoverno, si rese conto che alla sua morte sarebbe subentrato il nulla, anzi il diluvio. Non si tratta di pura provocazione di bastian contrario, quanto di una constatazione, riveduta, aggiornata e corretta, dell’esatto contrario deldetto regale. Nessuna meraviglia che questa frase si possa applicare, senza troppe forzature, a quanto avviene nel mondo clericale. In realtà, questa espressione proviene dal mondo animale. In natura, infatti, avviene quello che si chiama “meccanismo selettivo della dominanza”, con il quale il maschio dominante impone ai concorrenti la propria egemonia, uccidendo i cuccioli nati dai precedenti accoppiamenti. Basta far riferimento al mondo dei leoni. Qualcosa di molto simile avviene (mutatismutandis) quando sulla scena ecclesiale appare qualche novello arrampicatorepaludato di fittizia remissivitàche in poco tempo annienta tutto quello che vi è stato prima…Quanti cambiamenti repentini e immotivati a livello di parrocchie, curia, congregazioni e ordini religiosi e perfino sul piano episcopale! Per carità, nessuno mette in dubbio che il nuovo arrivato debba avere una sua squadra che risponde ai suoi programmi. Anzi è doveroso attorniarsi di un gruppo di stretti collaboratori con i quali progettare le grandi linee programmatiche, anteponendo alle strategie di interventouna parola magica: “discontinuità”. A tutti i livelli rispetto al passato. E con questo assetto comincia l’avventura. Strada facendo, avviene (inevitabilmente) che si inciampi su problematiche impreviste e si scivoli in soluzioni di corto respiro. Che si fa? Si va avanti imperterriti, perché “ipse dixit”. E si sa che chi sta nella stanza dei bottoni gode di una speciale competenza, mentre (per l’Ipse) gli altri navigano nei meandri dell’ignoranza. La vita però riserva tantissime sorprese, alcune anche per coloro che vengono abilmente governati, una volta chiamati “sudditi”. Costoro assistono divertiti allo spettacolo della “mosca cocchiera”: Un carrozzone tirato da sei cavalli saliva su per una via erta, rotta, sabbiosa (…) Sopraggiunse una mosca.
"Per fortuna sono arrivata io! " esclamò. E cominciò a ronzare negli orecchi degli animali, a pungere ora questo ora quello, or sul muso or sul dorso (…) Andava, veniva, affannata, e brontolava e squillava:
"Bel modo di fare! Se non ci fossi io! (…) A darmi pena sono io sola. Tocca a me far tutto”. Finalmente dalli e dalli, la carrozza giunse al termine della salita, dove ricominciava la via piana (…) e i cavalli si rimisero al trotto. Sul tetto del carrozzone la mosca trionfava. "Li ho condotti, eh, fin quassù! Se non ci fossi stata io!" – si lagnava.
"Nemmeno grazie mi dicono. Dopo tutto ciò che ho fatto! Con l’arrivo del caldo le mosche aumentano a dismisura…

Ongietorri