Mani pulite: Maddalena, spezzare legame tra corrotto e corruttore

Serve una legge che spezzi il rapporto di complicità tra corrotto e corruttore, garantendo semmai l’impunità al corruttore se può portare all’accertamento della verità e delle responsabilità. E un sistema di finanziamento dei partiti più vicino al modello statunitense. A 20 anni da Tangentopoli, Marcello Maddalena, procuratore generale presso la Corte D’Appello di Torino, non crede che l’allarme corruzione sia cessato anche se ritiene che non si vedano i segnali di una valanga come quella del ’92, e sottolinea che finchè lo Stato sarà imprenditore i pericoli di infiltrazione della malavita, come insegnano le inchieste torinesi Minotauro e Albachiara, restano alti.

D. A vent’anni di distanza Tangentopoli riprende la scena?.

Maddalena: ‘E’ difficile dirlo perche’, anche nel ’92 quando scoppio’ il caso Chiesa che diede il via a Tangentopoli, l’esplosione fu abbastanza occasionale. Se il pm Di Pietro avesse fatto quello che normalmente avrebbe fatto in questi casi la maggioranza dei magistrati, cioe’ il processo per direttissima per Chiesa che fu arrestato in flagranza, la cosa sarebbe finita li’. Forse si sarebbe riproposta piu’ avanti, perche’ sicuramente c’era una situazione intollerabile, gli imprenditori non ce la facevano piu’ a sopportare il sistema delle tangenti e a coprire quanto avveniva. Ma non lo sappiamo. Di Pietro fu bravo a far emergere un bubbone da quell’episodio. C’erano gia’ state in precedenza delle avvisaglie, come Zampini a Torino e Teardo a Savona, ma nel complesso non era emerso un fenomeno generalizzato. Quello che emerse a Milano comunque non e’ stato il frutto delle fantasie dei pubblici ministeri, ma il quadro di una situazione reale e generalizzata e sicuramente tutta quella indagine, che pur ha avuto i suoi momenti drammatici, dai suicidi alle gogne mediatiche, ha fatto emergere un quadro devastante, ma reale’.

D. E’ ora che impressione ha di quanto sta accadendo?.

Maddalena: ‘Noi magistrati vediamo sempre singoli episodi, ne possiamo avere tanti che pero’ adesso non ci danno l’idea se ci sia o meno una valanga sul tipo di quella rovesciatasi nel ’92 e nel ’93. Questa e’ una riflessione che spetta piu’ ai politici o agli storici. L’impressione e’ comunque che i fenomeni corruttivi e di malcostume politico amministrativo ci siano ancora, perche’ ci sono tanti processi dove emerge lo sperpero di denaro pubblico. Non si tratta pero’ ancora di una valanga, anche se non sono in grado di dire se e’ perche’ sotto non c’e’ nulla che la provochi oppure perche’ non e’ ancora maturo il tempo per farla venir fuori’.

D. E i sessanta miliardi che rappresentano la stima della corruzione in Italia non li ritiene credibili?.

Maddalena: ‘Ci sono episodi allarmanti a Torino come in altre regioni a cominciare dagli appalti per il G8, non so pero’ come si facciano questi calcoli. Io gia’ prendo con le molle le statistiche negli affari giudiziari. Posso soltanto fare un atto di fiducia su chi le diffonde. E’ piu’ facile per me capire la quantita’ di droga consumata a Torino dai residui nell’acqua del Po, mentre i fatti corruttivi sono noti solo a chi corrompe e a chi e’ corrotto. Sono una cifra nera. Il problema vero e’ il sistema attuale di finanziamento dei partiti. E il modello americano in questo senso puo’ essere istruttivo, (fondato su finanziamenti privati e trasparenti, ndr), ha un minor tasso di corruttela all’interno della pubblica amministrazione. Sono d’accordo con chi come Massimo Cacciari parla della necessita’ di ridimensionamento del finanziamento pubblico. Attorno al mondo della politica ruota tutta una serie di persone per le quali la politica e’ il mezzo di sostentamento. La politica e’ un altro grande ammortizzatore sociale in un’Italia che non cresce e non offre lavoro a sufficienza’.

D. Pensa che i magistrati abbiano le mani legate nel combattere la corruzione?.

Maddalena: ‘Complessivamente non avverto questo limite. I processi per reati contro la pubblica amministrazione in genere godono di una certa priorita’, perche’ ci si rende conto che il pubblico ufficiale o il funzionario infedele sono un cancro nel sistema. Ci vorrebbe semmai una normativa che scoraggiasse l’omerta’ in questi fatti. Una proposta di questo genere fu elaborata al tempo del Pool di Milano, e con la sua collaborazione, e cercava di spezzare il legame omertoso che unisce il corrotto al corruttore – concentrando l’attenzione soprattutto sul funzionario corrotto – perche’ e’ questa l’esigenza dello Stato, avere funzionari onesti – a costo di promettere l’impunita’ al corruttore che collabora. Cio’ avrebbe reso piu’ difficile la corruzione prima e piu’ facile il suo accertamento poi, senza indulgere su troppe distinzioni tra fattispecie penali su cui si sarebbe potuto disquisire a lungo (corruzione e concussione), ma puntando a contrastare soprattutto il pubblico ufficiale che prende soldi non dovuti. La proposta pero’ non venne neppure presa in considerazione e questo ha fatto si’ che non si siano compiuti grandi passi in avanti’.

D. La rotazione dei magistrati e’ un handicap anche nella lotta ai crimini della pubblica amministrazione?.

Maddalena: ‘Certamente. Anche se questa normativa e’ stata in gran parte richiesta e voluta dagli stessi magistrati, penso che sia profondamente sbagliata. Si sono verificati episodi oscuri, e’ vero, ma la mobilita’ selvaggia significa colpirne cento per educarne uno. E’ come se nella sanita’ dicessimo a un cardiochirurgo di andare a fare l’ortopedico dopo dieci anni. E’ una perdita di specializzazione tanto piu’ grave in quanto la specializzazione e’ raccomandata persino da una delibera del 6 ottobre del 2000 del comitato dei ministri europei. Ora si parla tanto dello smantellamento del pool di Raffaele Guariniello, ma io la rotazione indiscriminata l’avevo bollata come follia anche prima. Nell’attivita’ di contrasto alla mafia ad esempio la ‘specializzazione’ significa ‘memoria storica’ dei fatti e dei personaggi che si acquisisce solo dopo anni di esperienza sul campo: trasferire il magistrato ad altro incarico comporta allora una perdita secca di conoscenza. Nel settore della criminalità economica si e ‘invece in presenza di tematiche complessissime dal punto di vista tecnico giuridico che richiedono molto tempo per essere comprese a fondo dagli operatori. Il dottor Giancarlo Avenati Bassi che era una delle punte di diamante in questa funzione e’ passato ai reati contro la pubblica amministrazione. Il ricambio ci puo’ essere ma deve essere intelligente e razionale lasciandone la responsabilita’ caso per caso al capo dell’ufficio tenendo conto anche delle inclinazioni, delle propensioni e della capacita’ del materiale umani disponibile’.

D. Lei in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario qualche settimana fa ha puntato il dito sulle infiltrazioni mafiose negli enti locali del Nord. E’ questo il fenomeno nuovo con cui fare i conti?.

Maddalena: ‘Le organizzazioni criminali di matrice mafiosa tendono a operare dove ci sono piu’ soldi e questo spiega perche’ passano da regioni piu’ povere a regioni piu’ ricche, e quindi in Lombardia, in Piemonte, in Liguria. Li’ ci sono le infiltrazioni. Piu’ c’e’ un’economia pubblica sviluppata e piu’ le amministrazioni fanno opera di gestione del denaro, piu’ lo Stato o l’ente pubblico sono imprenditori, anziche’ regolare soltanto il mercato dei privati, piu’ c’e’ interesse a cercare di insinuarvisi e di prenderne possesso’. D. Sempre nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario lei ha fatto un appello alla vigilanza dei cittadini onesti sulla criminalita’ nella pubblica amministrazione.

Maddalena: ‘La sanita’ dell’apparato burocratico e’ molto piu’ importante dell’onesta’ individuale del politico. Come diceva un detto romano ‘i ministri passano ma gli uscieri restano’, se il segretario comunale dice ‘questo non si puo’ fare’ blocca anche il politico che voglia operare ‘contra legem’.
Se ciascuno sta al suo posto, fa il proprio dovere con fermezza, e’ gia’ molto. Se c’e’ una rete di persone oneste non e’ cosi’ facile delinquere neppure per un politico disonesto’.

D. La magistratura e’ stata accusata di fare filosofia politica piu’ che cercare i colpevoli.

Maddalena: ‘Come c’e’ stato Picasso e i suoi imitatori cosi’ c’e’ stato il pool di Milano e i suoi imitatori, non sempre all’altezza. Piercamillo Davigo (tra i magistrati dell’ex Pool, ndr) ha sempre rivendicato il fatto di aver proceduto con i fatti, sui passaggi di soldi, e senza mai ricorrere a reati di natura associativa. La bonta’ complessiva dell’operato della magistratura milanese, anche se l’infallibilita’ e’ solo divina, e’ dimostrata dal fatto che la stragrande maggioranza delle sue indagini si e’ conclusa con la confessione e la condanna degli imputati’.

D. E il ‘resistere, resistere, resistere’ dell’allora procuratore Capo di Milano Saverio Borrelli, non aveva senso politico?.

Maddalena: ‘No. Non aveva senso politico. L’avrei potuto dire io: restare al proprio posto, perche’ tanto gli attacchi passeranno e alla fine chi fa il suo dovere viene fuori. Sono d’accordo con quanto ha detto il presidente Napolitano: il magistrato non deve assumere atteggiamenti che possono dare l’immagine di una sua discesa in campo politico. Il magistrato deve aver cura di conservare l’immagine del suo essere super partes. Che non significa non essere impegnato per accertare la verita’ fino in fondo. Perche’ il magistrato ha due padroni soltanto: la verita’ (del fatto) e la legge’.