25 MAGGIO, AFRICA DAY: LE CINQUE SFIDE DEGLI AIUTI UMANITARI

In risposta all’emergenza alimentare che colpisce l’Africa occidentale e centrale, Azione Contro la Fame promuove la rigenerazione dei terreni degradati attraverso la gestione olistica, un approccio innovativo che prevede il pascolo pianificato del bestiame per favorire la rigenerazione degli ecosistemi e contrastare l’avanzata del deserto. In questo modo, su terreni precedentemente sterili, cresce erba che nutre il bestiame, rafforza la produzione locale di carne e latticini e migliora la sicurezza alimentare.

Terreni sani producono più cibo, più carne e latte, rafforzano l’autoconsumo e i mezzi di sussistenza” afferma Joaquín Cadario, esperto di agroecologia e sistemi alimentari di Azione Contro la Fame. “Terreni rigenerati rafforzano la resilienza delle famiglie e degli ecosistemi. Inoltre, le praterie in buona salute sono tra i più efficaci serbatoi naturali di carbonio, contribuendo in modo significativo alla lotta contro il cambiamento climatico, sia in termini di adattamento sia di mitigazione”.

Questa innovazione si traduce in economie locali più solide, in prodotti di allevamento per l’autoconsumo e mezzi di sussistenza sostenibili nel tempo. Per usare le parole di Cadario: “stiamo rigenerando l’ambiente e rafforzando intere comunità”.

Il ripristino dei terreni desertificati, avviato in Niger tra il 2018 e il 2020, è stato successivamente esteso in Mauritania e Senegal, dove – nella Riserva silvopastorale di Déaly – il 70% della popolazione dipende dall’allevamento. I risultati su circa 90.000 ettari sono tangibili: nel solo 2024, sono stati recuperati 120 ettari, pari a circa 120 campi da calcio, con un aumento del 60% della capacità di assorbimento dell’acqua piovana e la ricomparsa di specie vegetali assenti da oltre vent’anni.

Grazie al miglioramento dell’infiltrazione dell’acqua nel suolo e al conseguente rifornimento delle falde acquifere, migliora anche l’accesso all’acqua potabile, risorsa vitale nelle aree colpite da siccità prolungata e cambiamenti climatici.

Affrontare la “stagione della fame”

Durante la “stagione della fame” – tra giugno e ottobre – le scorte alimentari si esauriscono e l’insicurezza alimentare si intensifica. Nel 2024, Azione Contro la Fame ha supportato più di 500.000 persone in Niger, Senegal, Mauritania e Mali.

·        In Niger 240.000 persone hanno ricevuto assistenza, con un incremento del tasso della diversità alimentare nelle famiglie vulnerabili dal 38% al 69%;

·        In Senegal sono state raggiunte 17.000 persone, raccolte 65 tonnellate di ortaggi e rigenerati 270 ettari di terreno;

·        In Mauritania, oltre 26.000 persone assistite e un aumento della diversità alimentare dal 40% all’81%.

Cinque sfide per gli aiuti umanitari in Africa

Ogni giorno ricevo messaggi da colleghi provenienti da diversi angoli dell’Africa. Mi raccontano di conquiste, di sfide e, soprattutto, di comunità che resistono con forza o che aspettano ancora, con pazienza e urgenza, l’aiuto che potrà fare la differenza”, afferma Cadario.

In occasione della Giornata mondiale dell’Africa, Azione Contro la Fame indica le cinque principali sfide che ostacolano l’efficacia degli aiuti umanitari nel continente.

1.      ACCESSO

Per salvare vite umane, è importante che gli aiuti possano accedere dove necessario. Nel 2024, più di 74 milioni di persone hanno avuto bisogno di assistenza umanitaria nell’Africa orientale e meridionale, tuttavia, circa 26 milioni di queste vivono in aree in cui le organizzazioni umanitarie hanno difficoltà ad accedere. Tra i principali ostacoli: conflitti, strade impraticabili, condizioni meteo estreme, blocchi di sicurezza, ritardi nell’approvazione dei permessi, ostruzione dei convogli di aiuti e mancanza di sicurezza continuano a causare ritardi significativi nella distribuzione degli aiuti e a far crescere il divario tra i bisogni umanitari e l’assistenza disponibile.

2.      LOGISTICA

Ogni intervento richiede un’accurata pianificazione: autorizzazioni sanitarie, permessi speciali, coordinamento con commissioni umanitarie locali e corretta distribuzione supervisionata dagli attori locali. Prima che vaccini, kit per l’igiene o sacchi di semi possano arrivare a destinazione, è necessario seguire un iter complesso.

3.      INFRASTRUTTURE E INNOVAZIONE

In molti contesti, manca l’energia elettrica o le strutture adeguate a conservare farmaci e vaccini. In Sudan, per esempio, dove è in corso una delle più gravi crisi umanitarie del nostro tempo, oltre il 70% dei centri sanitari è inattivo a causa del conflitto armato che sta devastando la regione. In contesti in cui malattie come il colera, la febbre dengue e la malaria colpiscono migliaia di persone, la mancanza di magazzini adeguati e di infrastrutture per preservare la catena del freddo, tra gli altri fattori, impedisce la disponibilità di farmaci essenziali. Di conseguenza, a causa del mancato acceso alle corrette vaccinazioni, ogni anno in Africa muoiono più di 500.000 bambini sotto i cinque anni di età. Per affrontare questo, Azione Contro la Fame allestisce cliniche mobili, forma personale locale e ha sviluppato “REact” – uno strumento, creato con la Fondazione acciona.org e il sostegno dell’Unione Europea, che calcola il fabbisogno energetico in emergenza e propone soluzioni sostenibili basate su energia solare.

4.      CAPACITÀ DI MERCATO LOCALE

La maggior parte dei prodotti che Azione Contro la Fame distribuisce – dal cibo ai medicinali – proviene da fornitori e mercati locali. In un continente in cui oltre il 60% della popolazione dipende dall’agricoltura per l’alimentazione e il sostentamento, questo accelera la nostra capacità di risposta umanitaria e, nello stesso tempo, rafforza anche le economie locali. Azione Contro la Fame crede che gli aiuti debbano essere responsabilizzanti e che l’obiettivo del proprio intervento non sia quello di alleviare la fame oggi, ma di consentire alle comunità di sostenersi domani.

5.      FINANZIAMENTI

La cronica insufficienza di fondi si è aggravata dopo l’annuncio degli Stati Uniti di tagliare l’83% della propria assistenza umanitaria, che nel 2024 avrebbe dovuto rappresentare il 40% degli aiuti globali. Il risultato è la sospensione di programmi salvavita in numerosi Paesi africani. In Niger, ad esempio, 560.000 persone dipendono dai servizi forniti da Azione Contro la Fame. In Mali, la riduzione dei programmi nutrizionali mette a rischio migliaia di bambini affetti da malnutrizione acuta grave.