Ruote d’Italia: Tagli inutili, sì ai risparmi

Si è parlato a più riprese dell’opportunità d’intervenire con tagli sui trasferimenti dello Stato alle imprese di autotrasporto. Talvolta in modo improprio, come è avvenuto con la proposta di tagliare il rimborso sulle accise per il carburante, intervento che secondo Confcommercio avrebbe un effetto boomerang, riducendo drasticamente le entrate per le casse dello Stato, diretta conseguenza della fuga dei tir a fare il pieno oltre frontiera. Fai Conftrasporto ha proposto un altro intervento per risparmiare qualche centinaio di milioni di euro (migliorando il servizio): l’abolizione del Pra e la realizzazione di un unico registro automobilistico, rottamando una norma introdotta nel 1927. Adeguandoci così all’Europa, visto che in nessun Paese Ue esiste un doppio sistema pubblico che regola la circolazione e la proprietà dei veicoli. Cosa si deve avere più della carta di circolazione per consentire la circolazione fisica e giuridica? Perché continuare a tenere in vita un «doppione» che moltiplica solo i costi e non i servizi? La direttiva 1999/37/CE limita alla sola carta di circolazione la certificazione tecnica e giuridica e la stessa corte costituzionale afferma che le risultanze del Pra non contano gran che, esistendo solo una mera presunzione del diritto di proprietà che è peraltro già dimostrabile con altri elementi di prova. Con un solo registro avremmo minori costi per la commercializzazione, per l’immissione in circolazione e per il trasferimento dei veicoli stessi, con un taglio valutabile in 60 milioni di euro circa. E soprattutto avremmo meno adempimenti. Senza dimenticare che le imprese avrebbero l’occasione di intervenire sulla Ipt, l’imposta di trascrizione provinciale. E non stiamo parlando di briciole: un automezzo pesante corrisponde cifre superiori ai mille euro per ogni trasferimento.

Paolo Uggè

Presidente Fai Conftrasporto