E nel nome del progresso
Il dibattito sia aperto
Parleranno tutti quanti
Dotti medici e sapienti
Tutti intorno al capezzale
Di un malato molto grave
Anzi già qualcuno ha detto
Che il malato è quasi morto
Tutti intorno al capezzale
Di un malato molto grave
Anzi già qualcuno ha detto
Che il malato è quasi morto
Edoardo Bennato
Il Servizio Sanitario Nazionale è in crisi? Niente di nuovo sotto il sole. Si parla da anni della carenza di personale, ma molto meno di chi ha contribuito a questo disastro: tra tagli, privatizzazioni e programmazione fallimentare, la politica ha trasformato la sanità pubblica in una corsa ad ostacoli per pazienti e operatori sanitari.
Un esempio? L’impossibilità per le Regioni di aumentare la spesa per il personale ha aperto le porte ai famosi “gettonisti”: medici e infermieri assunti tramite cooperative e agenzie, con costi camuffati sotto la voce “beni e servizi.” Risultato? Dal 2013 al 2023 la spesa per i dipendenti del SSN è stata decurtata di oltre 28 miliardi in dieci anni, quella per i gettonisti è raddoppiata.
Ieri, la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha dichiarato su Twitter che il governo sta lavorando a un nuovo Piano Sanitario Nazionale per garantire una sanità più equa ed efficiente. Ha poi chiamato in causa Elly Schlein, chiedendole se il PD collaborerà o continuerà a puntare sui sondaggi. Tuttavia, con la maggioranza in Parlamento, la Meloni non ha bisogno del sostegno dell’opposizione per intervenire, soprattutto considerando che il PD, negli ultimi vent’anni, ha avuto un ruolo centrale nel declino del SSN.
Se il Governo attuale volesse davvero rendere il SSN efficace, funzionale e in linea coi bisogni degli italiani, avrebbe i numeri per farlo. O si cerca “altro”? Oltretutto, dopo oltre due anni di governo, il centrodestra si è limitato solo a parlare di “sanità più equa ed efficiente”, senza però aver fatto granché per migliorare la sanità pubblica e, nel frattempo, si moltiplicano i pronto soccorso privati, si assumono sanitari stranieri per tamponare le falle del sistema (mentre i nostri giovani medici e infermieri preferiscono andare a lavorare all’estero, dove i salari sono più appetibili), le liste d’attesa sono interminabili, e le esternalizzazioni dei servizi in crescita: il quadro è chiaro.
E per inciso, io tornerei ai corsi professionali per diventare infermiere, altro che specializzazioni e la possibilità di fare ricette. È un lavoro usurante con turni stressanti e grandi responsabilità, servono più lavoratori del settore e che abbiano un salario dignitoso, altro che mini lauree. Ah, e dal PNRR? Solo 15,63 miliardi su 190 destinati alla sanità pubblica, per lo più investiti nella digitalizzazione e telemedicina (per la “rivoluzione verde e transizione ecologica” sono 59,47 i miliardi di €uro spendibili il come è sotto gli occhi di chi vuol vedere lo scempio delle nostre città).
Nel frattempo, in dieci anni, sono stati chiusi 125 ospedali pubblici e tagliati 20.000 posti letto, mentre gli ospedali privati convenzionati sono quasi raddoppiati. Questo scempio, al pari di altri compiuti in ogni settore dello Stato, definito inopinatamente “progresso e innovazione”, non è casuale, sono state fatte scelte politiche e la responsabilità non può che essere politica.
Il problema non è l’€uropa dunque, ma una classe politica che da oltre vent’anni si nasconde dietro il “ce lo chiede la €U” per giustificare scelte impopolari, usando il vincolo esterno come un alibi perfetto. Così, invece di assumersi la responsabilità di politiche fallimentari, i governi hanno usato le regole €uropee come scudo per tagli, privatizzazioni e austerità. Se un sistema non tutela il Paese e ne accelera il declino, la politica ha il dovere di cambiarlo o di uscirne. Ma invece di affrontare il problema, preferisce chiedere il voto per ratificare ordini dall’alto e mettersi al sicuro, evitando ogni responsabilità, e godendo dei privilegi elargiti dai “padroni”, permettendo la sottomissione del popolo a un sistema che lo sta portando alla miseria.