La tragedia di Cutro: la vita è sacra e va salvaguardata, sempre. Salvare le vite resta un principio inviolabile

di ANDREA FILLORAMO

La vita – come ha detto qualcuno – “è un inno alla menzogna”. La cronaca d’ogni giorno lo conferma sempre più. Perché si mente? Difficile o meglio complesso rispondere a questa domanda. Fin dall’infanzia, infatti, l’esistenza di tutti noi è immersa nella bugia.

La società stessa è prevalentemente bugiarda e finisce per influenzare in modo spesso determinante carattere e personalità di ciascuno.

La manipolazione dei fatti e della realtà avviene in ogni settore vitale della società: dalla politica all’informazione, dalla pubblicità alla scienza, dalla religione ai rapporti personali, vita sentimentale compresa.

Ne siamo tutti protagonisti e al contempo vittime.

Certamente, nella nostra società prevale chi, grazie all’uso abile e disinvolto della parola, riesce a modificare fatti e realtà.

E’ questa un’amara realtà della quale dobbiamo necessariamente prendere atto se vogliamo almeno difenderci dallo scempio della verità , che possiede una sua inconfutabile eternità, e da chi tranquillamente e immediatamente  riesce a sostituire A con  B, senza alcun rispetto per il principio di identità e di non contraddizione.

Queste considerazioni forse ci aiutano a capire quel che avviene nel Palazzo del potere in grande disagio dinnanzi ai 64 morti e decine di dispersi, bilancio ancora parziale dell’ennesima tragedia del mare avvenuta domenica sulle coste calabresi, con il drammatico epilogo in un tratto di spiaggia della frazione Steccato di Cutro, nel Crotonese. E tra loro tanti bambini: 14 sono quelli recuperati tra cui due gemellini di pochi anni e un piccolo di pochi mesi.

Certamente il ministro dell’Inferno Matteo Piantedosi non sa più cosa dire. Mentre ancora, infatti,  si recuperavano le persone in mare (meglio: i cadaveri in mare) Piantedosi  si piazzava davanti a un microfono e trovava il coraggio di dirci con grande prosopopea : “la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo le vita dei propri figli”.

La frase oltre che molto disumana è indice di una pericoloso pensiero inconcepibile in chi dovrebbe decidere delle sorti di disperati per terra e per mare, e non sa o non vuol sapere che il concetto di “scegliere di partire” esiste solo nelle comode menti dei comodi europei sui loro divani.

Iracheni, iraniani, afghani e siriani scappano da condizioni di vita che mettono in pericolo i loro figli molto di più di un qualsiasi barchino o di qualsiasi traversata con i piedi ghiacciati.

Se Piantedosi avesse i figli in pericolo caricherebbe i suoi figli ovunque, in spalla o in barca, perché una morte incerta è sempre meglio di una morte certa, in qualsiasi condizione e in qualsiasi situazione.

Nessuno può giustificare quello che fino a oggi è il Ministro degli Interni  dicendo che la sua è stata un pensiero “dal sen sfuggito”.

Del resto quella  è solo l’ultima delle tante bugie che Piantedosi, continua a propagare per fomentare la propaganda e nascondere la sua inettitudine nel fare il ministro.

C’è, a esempio, la solita bugia dei porti chiusi del blocco delle partenze che è uno slogan a cui può credere solo chi non ha minimamente idea di cosa siano le migrazioni nella storia dell’uomo. Pensare di fermare le persone (con muri o con pattugliamenti) è, infatti, un’illusione che serve solo a coniare qualche slogan da appiccicare sui manifesti. Occorre affermare, quindi, con forza che la vita è sacra e va salvaguardata, sempre: salvare le vite resta un principio inviolabile.