Tim: servizi aggiuntivi spacciati per modifiche contrattuali. Denuncia all’Antitrust

Wind ha fatto da apripista e TIM l’ha seguita a ruota nell’attivare ai propri clienti servizi aggiuntivi a pagamento spacciandoli per modifiche contrattuali.

Ne ha dato notizia la stessa Tim sul proprio sito (https://www.tim.it/assistenza/info-consumatori/news/2022/modifica-condizioni-contrattuali-settembre22): in ragione delle “mutate condizioni di mercato”, ai clienti di telefonia mobile ricaricabile Tim potrebbero essere addebitati fino a 2€ (IVA inclusa) e verranno riconosciuti ulteriori Giga al mese.

Potrebbe sembrare una modifica contrattuale unilaterali – di quelle, per intenderci, che il consumatore può accettare oppure rifiutare esercitando il diritto di recesso gratuito e cambiando operatore – ma in realtà non lo è.

TIM prosegue infatti: “Fermo restando il diritto di recedere senza costi né penali, nei termini di seguito precisati, ove i clienti interessati non accettassero la suddetta variazione contrattuale, in alternativa, potranno anche richiedere di mantenere invariati il costo e i contenuti della propria offerta inviando un SMS gratuito al 40916 con testo INVAR ON entro il 31 luglio 2022”.

Quindi, a ben vedere, non si tratta di una modifica contrattuale unilaterale, ma di un servizio aggiuntivo (e cioè xxx Giga in più al costo di 2,00 euro al mese) appioppato al cliente a meno che non si attivi per rifiutarlo.

Si tratta della stessa pratica commerciale scorretta messa in atto da Wind (https://www.aduc.it/articolo/wind+tre+servizi+aggiuntivi+spacciati+modifiche_34633.php) e da noi denunciata all’Antitrust.

Tecnicamente si chiama vendita per “opt-out” ed è vietata dall’art. 65 del Codice del consumo che prevede il consenso espresso del consumatore per qualsiasi pagamento supplementare (cosiddetto opt-in) e il diritto al rimborso di quanto pagato se il professionista “non ottiene il consenso espresso del consumatore ma l’ha dedotto utilizzando opzioni prestabilite che il consumatore deve rifiutare per evitare il pagamento supplementare”.

E’ una sorta di “costo della distrazione” (se dimentichi di inviare l’SMS di diniego, paghi 2 euro in più ogni mese), una pratica commerciale aggressiva che abbiamo denunciato all’Antitrust, alla quale chiediamo di intervenire con urgenza sospendendo la pratica commerciale.

Il rischio è che tutti i gestori di telefonia seguano l’esempio di Wind Tre e TIM e che la vendita per opt-out, vietata dalle norme in vigore, diventi prassi.

Il Codice del Consumo all’art. 65 sancisce il diritto ad ottenere il rimborso di quanto pagato. Invitiamo quindi i consumatori che hanno ricevuto questo genere di SMS a inviare una segnalazione all’AGCM (https://www.agcm.it/servizi/segnala-on-line) e a richiedere a TIM il rimborso di quanto illegittimamente pagato con una raccomandata AR e pec di messa in mora. (https://sosonline.aduc.it/scheda/messa+mora+diffida_8675.php)

In caso di rifiuto da parte del gestore telefonico, invitiamo tutti a segnalarci (https://www.aduc.it/info/consulenza.php) quanto accaduto e a procedere con un tentativo di conciliazione innanzi al Corecom. (https://sosonline.aduc.it/scheda/telefonia+pay+tv+conciliazione+obbligatoria_15317.php)

 

Emmanuela Bertucci, legale, consulente Aduc