Il legal design: la semplificazione del linguaggio giuridico

L’evoluzione tecnologica corre veloce, spesso a discapito della consapevolezza e delle competenze. Il mondo del diritto, ancorato ad un lessico ormai obsoleto, è chiamato ad adeguarsi alle esigenze di rapidità imposte dalla società moderna. Nell’intervista all’Avv. Andrea Strata ed ai designer Alessandro Colella e Monica Miceli, emerge l’importanza del legal design, quale disciplina nata per rendere comprensibili i testi giuridici ai destinatari. Da qui la nascita di un laboratorio specifico, dove in un’unica struttura lavorano giuristi, designer ed esperti della comunicazione.

I cittadini si trovano quotidianamente ad acquistare, tramite un semplice click, polizze assicurative, contratti finanziari, beni o servizi di qualunque genere, senza leggere le clausole contrattuali che regolano i rapporti stessi; ciò anche a causa di contratti complessi, con tante pagine scritte in un formato poco leggibile, la cui lettura richiederebbe molto tempo e conoscenze specifiche. Come si possono conciliare le esigenze prettamente giuridiche con quelle di effettiva comprensione del documento da parte del cittadino?

Andrea Strata: L’enorme sviluppo del commercio online e della vendita di prodotti e servizi sul web impongono un cambio di passo del linguaggio giuridico. Nel contempo, la crescita delle tecnologie sottopone il diritto ad un processo di evoluzione anche in termini di rivoluzione grafica, che trova ancora impreparato il legislatore.
Oggi come oggi siamo abituati a comprare e ricevere tutto e subito, senza però renderci conto delle conseguenze che le nostre azioni possono effettivamente avere. Dietro qualsiasi acquisto online, infatti, ci sono sempre condizioni generali di contratto alle quali aderire, delle clausole vessatorie e, in alcuni casi, anche delle penali contrattuali.
Date queste premesse, è evidente come il linguaggio giuridico debba adeguarsi al contesto della Rete ed alle esigenze di comprensione dell’utente, e quest’ultimo deve essere messo in condizione di capire in modo agevole ed anche rapido le conseguenze giuridiche del proprio operato. In quest’ottica nasce il legal design, la cui finalità è quella di semplificare i testi giuridici rendendoli più facilmente decifrabili dai destinatari. 

Cosa significa lavorare tramite la metodologia del legal design?

Alessandro Colella: Si tratta di una disciplina che implica sinergia tra giuristi, graphic designer ed esperti della comunicazione, che collaborano insieme con il fine ultimo di rendere qualsiasi testo giuridico fruibile per l’utente finale.
Il legal designer interviene con un approccio mentale che parte dalla fine: conoscere il destinatario del testo, per strutturare un documento “su misura”, che sia facilmente comprensibile, dunque agevolmente applicabile pur nel rispetto dei crismi imposti dalla legge.

Il compito è tutt’altro che semplice. Bisogna cercare il connubio ideale tra parole, immagini, grafica e comunicazione per semplificare il linguaggio giuridico senza creare confusione nel destinatario ed anzi consentendogli di comprendere in modo compiuto che cosa sottoscrive. Solo per fare alcuni esempi: le icone grafiche, se non sono universalmente riconosciute, rischiano di deviare e modificare un concetto espresso con le sole parole. Analogamente, un testo normativo se è troppo lungo, rischia di non essere letto per intero dall’utente, con il conseguente rischio di non comprendere fino in fondo il testo stesso.
Si tratta di individuare il punto di equilibrio ideale tra parole ed immagini, con la consapevolezza che in alcuni casi le parole sono di per sé chiare e sufficienti, in altri sarà più comprensibile un’immagine, in altri ancora una combinazione tra parole e grafica.

Quali sono le caratteristiche che deve avere una struttura che si occupa del legal desing?

Monica Miceli: Per avere successo in questa disciplina, e quindi affiancare aziende e Istituzioni pubbliche per la semplificazione dei documenti aventi contenuto giuridico, occorre necessariamente lavorare in team. Il lavoro del giurista non può essere completato senza il supporto del designer e l’opera di quest’ultimo non è sufficiente senza l’avallo del giurista e la verifica del rispetto dei canoni di legge. Occorre infatti non trascurare la natura del documento ed i profili contenutistici. Il tutto con la supervisione costante dell’esperto in comunicazione, che dovrà valutare – prima, durante e dopo – che il prodotto realizzato sia ben comprensibile all’utente destinatario del documento.
All’interno del gruppo di lavoro non possono mancare competenze specifiche in àmbito tecnologico ed informatico: l’impostazione di una pagina web, ad esempio, presuppone una chiara comprensione del suo contenuto e dei servizi che offre.

In mancanza di una disciplina specifica, ci sono stati degli interventi normativi che vanno nella direzione di contemplare e quindi valorizzare il legal design?

Andrea Strata: Il Regolamento Ue n. 2016/679 sulla protezione dei dati (GDPR) prescrive di fornire, al soggetto interessato al trattamento dei propri dati personali, note informative in combinazione con icone standardizzate per dare, in modo facilmente visibile, un quadro d’insieme del trattamento previsto.
In àmbito sanitario, la Direttiva 2011/83/CE del Parlamento europeo e del Consiglio del 6.11.2001, stabilisce che il foglietto illustrativo dei medicinali debba essere redatto in termini chiari e comprensibili dagli utenti, precisando che l’imballaggio esterno e il foglietto illustrativo possono riportare segni o pittogrammi miranti a rendere più esplicite le informazioni necessarie e utili, con esclusione di qualsiasi elemento di carattere promozionale.
In materia assicurativa, il Regolamento IVASS del 2.08.2018 n. 41 sottolinea che la documentazione pre-contrattuale e contrattuale deve essere redatta in un linguaggio e uno stile chiaro e sintetico, così da facilitare la comprensione delle informazioni in essa contenute, precisando che ciascuna sezione del documento informativo pre-contrattuale per i prodotti assicurativi vita diversi dai prodotti d’investimento assicurativi (DIP Vita) è contraddistinta da un’icona, posta al suo inizio, che ne rappresenta visivamente il contenuto.

A che punto è in Italia lo studio e la metodologia del legal design?

Alessandro Colella: In Italia siamo ancora alle fasi embrionali di tale metodologia di lavoro, che invece è applicata da tempo e con successo in America, ove esiste uno dei principali centri di applicazione del legal design presso l’Università di Stanford. In Europa, la Finlandia è molto attiva in tale disciplina, anche grazie al più importante evento di settore, il Legal Design Summit.

Quali possono essere alcuni esempi concreti di applicazione del legal design?

Monica Miceli: A nostro modo di vedere, tutti i documenti giuridici potrebbero (ed in alcuni casi dovrebbero) essere “ristrutturati”, mettendo al centro l’utente finale e non l’autore del documento. Il nostro laboratorio è attualmente impegnato in un progetto di semplificazione dei foglietti illustrativi posti all’interno delle confezioni dei medicinali, ponendosi nell’ottica dell’utente che deve assumere il farmaco. Inoltre, stiamo predisponendo un progetto in àmbito assicurativo, per rendere i relativi contratti più chiari per il contraente. Riteniamo comunque che vi sia tantissimo lavoro da fare anche in àmbito privacy, così come banalmente in tutte le comunicazioni aziendali dirette ai dipendenti (si pensi, per esempio, alle comunicazioni sindacali).

Andrea Strata: Se le applicazioni concrete del legal design possono essere infinite, la vera problematica è “a monte”: occorre un diverso approccio culturale che metta al centro il cittadino e che prenda atto del cambiamento dei tempi. I progetti innovativi, soprattutto quando incidono su Istituzioni complesse e stratificate, rischiano di essere vissuti come un ostacolo – invece di un’opportunità – e, per tale motivo, spesso vengono abortiti sul nascere. Allo stato, purtroppo, siamo ancora lontani da questa consapevolezza e i singoli interventi sono per lo più legati ad iniziative sporadiche da parte di manager aziendali illuminati. In tal senso, è auspicabile che le imprese pubbliche e private optino per modelli contrattuali e policy aziendali che tutelino l’esigenza di chiarezza e comprensione da parte dell’utenza, avvalendosi di studi interdisciplinari che utilizzino efficacemente il legal design.

Entrando nel dettaglio dei lavori, come viene “ristrutturato” un documento giuridico tramite l’applicazione concreta del legal design?

Alessandro Colella: Il primo passaggio è l’analisi approfondita del documento giuridico, per comprendere come possa essere “destrutturato” ed eventualmente schematizzato, senza incidere sul contenuto.

Si realizza poi un progetto grafico specifico per il tipo di documento analizzato ed all’interno si inserisce il contenuto del documento stesso. A questo punto accade spesso che il contenuto del testo venga adattato al modello grafico: il design influenza il legal. Successivamente, si analizza il format del documento realizzato e si interviene ancora sulla grafica, per cercare di renderla il più possibile esplicativa rispetto al testo giuridico: in questo caso il legal influenza il design.
È evidente che si tratta di un lavoro estremamente complesso, che richiede delle professionalità specifiche, perché non c’è nulla di più difficile che semplificare; se ben realizzato, però, i risultati possono essere sorprendenti rispetto all’obiettivo, con conseguente impatto positivo sul consumo consapevole di beni e servizi e sulla riduzione della conflittualità e del contenzioso.

Il legal design, semplificazione del linguaggio giuridico – L’Eurispes