Save the Children, dal 2019 a oggi il numero di persone che affronta la fame estrema è aumentato di quasi il 57% con 25,3 milioni di persone in estrema mancanza di cibo

L’Organizzazione chiede un aumento immediato dei finanziamenti per evitare altre massicce perdite di vite umane e di investire in azioni tempestive per garantire che altri Paesi non sperimentino livelli di fame così catastrofici.

Secondo una nuova analisi di Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini e le bambine e garantire loro un futuro, quest’anno il numero di persone che soffrono la fame estrema è aumentato di quasi il 57%, passando, negli ultimi tre anni, da 16,1 milioni a 25,3 milioni negli 8 Paesi più colpiti[1]. Questa crisi alimentare senza precedenti, sta portando sempre più persone in condizioni simili alla carestia. Afghanistan, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Haiti, Somalia, Sud Sudan, Sudan e Yemen sono i Paesi con il più alto numero di persone che devono affrontare una mancanza estrema di cibo.

L’Afghanistan è al primo posto della classifica con 6,6 milioni di persone costrette ad affrontare i livelli più alti di fame, nel 2019 erano 2,5 milioni. La malnutrizione infantile, da tempo, è un grave problema nel Paese e quest’anno sono stati segnalati casi di genitori che hanno fatto ricorso ad azioni disperate per far fronte a questa situazione estrema, come per esempio, vendere i propri figli per procurarsi del cibo.

“In Afghanistan i bambini sono così affamati che non sono in grado di ricordare ciò che hanno imparato a scuola”, ha dichiarato Nora Hassanien, Direttrice di Save the Children in Afghanistan. “A causa della malnutrizione sono spesso soggetti a malattie potenzialmente letali come il colera. Stiamo anche assistendo a un preoccupante aumento di azioni estreme come il ricorrere ai matrimoni precoci e/o far lavorare i più piccoli per mantenere le famiglie. Rispondere a questi bisogni crescenti è impossibile senza la piena partecipazione delle donne. Siamo estremamente preoccupati per il contesto della situazione e l’attuale sospensione dei programmi[2]”.

Lo Yemen è al secondo posto della classifica per numero di persone che affrontano livelli emergenziali di insicurezza alimentare e la malnutrizione acuta, che sono passate da 3,6 milioni nel 2019 a 6 milioni del 2022, con un incremento del 66% negli ultimi due anni. I bambini pagano il prezzo più alto di questa crisi alimentare. Sono loro, infatti, i più esposti alla malnutrizione, con effetti duraturi sulla loro crescita e sullo sviluppo cognitivo, e alla morte in quanto più esposti alle malattie.

“Quasi otto anni di conflitto e un grave declino economico stanno portando lo Yemen ad una situazione critica sia per la fame che per i rischi legati alla sicurezza” ha dichiarato Shannon Orcutt, Portavoce di Save the Children in Yemen. “I bambini devono affrontare la triplice minaccia della fame, delle bombe e delle malattie. Negli ultimi 18 mesi abbiamo registrato un aumento dei bambini affetti da malnutrizione acuta. I bisogni dei bambini in Yemen superano di gran lunga gli attuali livelli di finanziamento e di sostegno”.

Nella classifica dei Paesi con il più alto numero di persone che devono affrontare una mancanza estrema di cibo, seguono Afghanistan e Yemen, Paesi come la Repubblica Democratica del Congo, con 4,1 milioni di persone, il Sudan e il Sud Sudan con circa 2,3 milioni ciascuno, la Somalia, con 1,3 milioni e la Repubblica Centrafricana con circa 652mila persone. La Somalia registra il più alto numero di persone che affrontano livelli estremi di fame (IPC5), e in 214mila stanno già vivendo condizioni simili alla carestia.

Il mondo sta affrontando la peggiore crisi alimentare della storia moderna. Secondo il World Food Programme (WFP) entro la fine del 2022 ben 60 milioni di bambini sotto i cinque anni potrebbero essere gravemente malnutriti e stima che il numero di persone che affrontano, o rischiano di affrontare, l’insicurezza alimentare acuta, sia aumentato a 345 milioni in 82 Paesi, rispetto ai 135 milioni in 53 Paesi prima della pandemia da Covid-19.

Alla base di questa crisi c’è l’incontro letale di quattro fattori: conflitti, cambiamenti climatici, pandemia da Covid-19 e la crisi del costo della vita, alimentata dalle conseguenze economiche della guerra in Ucraina.

“Le organizzazioni umanitarie che forniscono assistenza in questi Paesi hanno lanciato l’allarme per mesi, ma la comunità internazionale non è riuscita a intervenire” ha dichiarato Alexandra Saieh, Responsabile delle politiche umanitarie e dell’advocacy di Save the Children. “L’inattività globale ha già causato la morte di innumerevoli bambini e delle loro famiglie. Sempre più persone moriranno se i governi continueranno a voltarsi dall’altra parte. Abbiamo bisogno che i governi aumentino immediatamente i finanziamenti per evitare altre massicce perdite di vite umane. Ma, a lungo termine, dobbiamo investire in azioni tempestive per garantire che altri Paesi non sperimentino livelli di fame così catastrofici”.