Save the Children, 449 milioni di bambini vivono in zone di conflitto. Il rapporto “The forgotten ones” e lancia il video “Save the Survivors”, basato su storie vere

Lydia* is 16 years old and fled to Uganda following violence and instability in The Democratic Republic of the Congo (DRC). Raped by rebels, she fell pregnant and has a six-month-old son, Bintu*. In the DRC, Lydia* lived with her mother, who grew beans and maize, and says she “loved school”. But one day, when she was 15 years old, she got home from school to find her mother missing. While searching for her, Lydia* ran into a group of rebels, two of whom attacked and raped her. She says she was in “pain and sorrow” and feels “bad” when she remembers what happened to her. Distraught and unable to find her mother, she fled, driving for a day until she ended up in a reception centre – where she found her aunt. When Lydia* began to feel sick some months later, she was tested for HIV. The test came back negative, but another was positive – she was pregnant. She was traumatised and scared, but with support Lydia* was able to give birth without complications. She now lives in a refugee settlement in western Uganda with her son, two aunts and their children. The extended family shares a two-bedroom mud and brick house. Save the Children provided Lydia* psychosocial support following what she went through. She has a case worker who visits the family., “It helped a lot,” she says. She’s also received clothes and blankets from the organisation After the violent assault she experienced, Lydia* never wants to return to DRC. Cradling little Bintu* in her slim arms, she says she wants to become a hairdresser and see her son go to school and be “clever in class.” Award winning photographers Lynsey Addario, Alessandra Sanguinetti and Esther Mbabazi have travelled through some of the world’s toughest conflict zones with Save the Children this year to document the inspiring stories of young women and girls living through war and the challenges they face. To mark International Women’s Day, the organisation is releasing this powerful series o

Afghanistan, Somalia e Siria – alcune delle principali nazionalità di provenienza delle persone che hanno perso la vita nel naufragio di Crotone, nel tentativo disperato di raggiungere l’Europa – sono tra i dieci Paesi peggiori in cui vivere per i bambini, secondo il Rapporto “The forgotten ones”, diffuso oggi in Italia da Save the Children, l’Organizzazione che da oltre 100 anni lotta per salvare le bambine e i bambini a rischio e garantire loro un futuro. Il Rapporto riporta le evidenze di una ricerca condotta dall’Organizzazione nei Paesi colpiti da conflitti e viene lanciato nell’ambito della campagna Bambini sotto attacco, che denuncia il drammatico impatto fisico e psicologico della guerra sui bambini e le gravi conseguenze sulla loro crescita.

In risposta ad una richiesta di aiuto giunta da Leopoli, il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) e Save the Children hanno organizzato un trasferimento in sicurezza di piccoli profughi dal confine polacco con l’Ucraina all’Italia. Oltre al gruppo dei 21 bambini e adolescenti non accompagnati – giunti in Italia con la direttrice dell’Istituto dove si trovavano – sono stati soccorsi altri 42 bambini con le loro mamme, per un totale di 92 persone.
Le fotografie illustrano il trasferimento dei profughi dall’ingresso in Italia al confine con la Slovenia nei pressi di Trieste fino all’arrivo a Roma.
Sono presenti nelle foto:
Niccolò Gargaglia, Capo Unità Minori Migranti, Save the Children
Alessandro Ferretti, Medico Pediatra, Volontario
Volodymyr Tyshkov, Volontario della Comunità Ucraina di Roma
Eleonora Tantaro, Production Advisor, Save the Children

L’Afghanistan, insieme ai territori palestinesi occupati (OPT), nel 2021 ha registrato il più alto numero di bambini uccisi o mutilati a causa dei conflitti: 633 bambini sono stati uccisi e 1.723 sono stati mutilati a causa di ordigni esplosivi improvvisati, di esplosioni o residuati bellici esplosivi. In Somalia sono stati 793 i bambini uccisi o mutilati: il Paese, da un decennio, è segnato da un numero drammaticamente alto di violazioni nei confronti dei più piccoli, con una media di 847 bambine e bambini uccisi e mutilati ogni anno. La Siria, registra il secondo più alto tasso di reclutamento e utilizzo di bambine e bambini, con 1.301 casi segnalati: il dato peggiore mai toccato nel Paese e drammaticamente in crescita rispetto al 2016, quando erano 961.

Save the Children ha diffuso oggi il video “Save the Survivors”, basato su storie vere che mostrano l’impatto sulla vita quotidiana dei bambini che vivono in zone di guerra e le conseguenze degli orrori del conflitto. Storie che non possono lasciare indifferenti, come quella di Ruba, dalla Siria, che aveva solo pochi giorni quando ha perso i genitori, uccisi dall’esplosione di un barile bomba. O di Dioura, 12 anni, costretta a fuggire e a costruirsi una nuova vita dopo l’attacco del suo villaggio, in Niger, ad opera di gruppi armati. E di Kibrom, 13 anni, che dopo aver viaggiato a piedi per un mese con la madre, riparandosi nelle grotte, è perseguitato dai ricordi delle violenze che ha visto durante il viaggio e terrorizzato all’idea di subirne altre.

La guerra in Ucraina ha riportato l’attenzione alla brutalità dei conflitti e al terribile impatto sui bambini, ma nel mondo ci sono tante altre guerre poco ricordate che hanno effetti devastanti su di loro. Sono circa 449 milioni le bambine e i bambini che nel 2021 hanno vissuto in aree di conflitto. Di questi, più della metà – circa 230 milioni – si trova nelle zone di conflitto più pericolose[1], con un aumento del 9% rispetto all’anno precedente. Sebbene la cifra globale dei bambini che vivono in paesi in conflitto nel 2021 registri un leggero calo rispetto all’anno precedente (450 milioni), la drammaticità del fenomeno è evidente, perché riguarda un bambino su 6 a livello globale nonostante la rilevazione non includa i milioni di minori della guerra in Ucraina, visto che il conflitto è scoppiato a febbraio del 2022.

Nel periodo di riferimento, l’Africa ha registrato il numero più alto di bambini colpiti da conflitti (180 milioni), seguita dall’Asia (152 milioni) e dalle Americhe (64 milioni). Il Medio Oriente ha ospitato la più alta percentuale di minori che vivono in aree di conflitto (1 bambino su 3) e, se l’Europa ha registrato il numero e la percentuale più bassi, si prevede che questi numeri saliranno drammaticamente a causa dell’escalation di violenza in Ucraina.

Tareq* is a 12 year-old boy, from Hodeida governorate in Yemen.
One day, while Tariq was getting out of the shower a missile hit his home and landed in the middle of his room. He was badly injured by shrapnel and he was so scared he was sure he would die. Tareq fell into a coma and when he woke up he discovered that his hand had been amputated.
Tareq has now recovered from his physical injuries but he is still dealing with the psychological impacts and is often terrified. When he hears missiles and airstrikes he gets scared and runs to hide. He wants to continue his education despite the bullying he is facing at schools due to his amputated hand.

L’Organizzazione sottolinea inoltre come gli episodi verificati di negazione dell’accesso umanitario sono aumentati significativamente negli ultimi tre anni, soprattutto a causa degli incidenti in Yemen e nel Territorio palestinese occupato (TPO).

Sebbene dal 2018 il numero registrato di uccisioni e mutilazioni nei conflitti sia diminuito di circa un terzo, più di 8 mila bambini sono morti o sono stati mutilati nel 2021, con una media di 22 al giorno[2]. L’Organizzazione prevede che questo dato sarà tragicamente in crescita a causa dell’evolversi di vari contesti di conflitto tra cui anche la guerra in Ucraina, dove sono stati finora sono stati uccisi 438 bambini e 851 sono stati feriti dall’inizio del conflitto[3]. Secondo l’analisi di Save the Children, che si basa sul numero di gravi violazioni registrate dalle Nazioni Unite, sull’intensità del conflitto e sulla percentuale e il numero di bambini che crescono in condizioni di violenza a causa di esso, lo Yemen è in cima alla lista dei 10 peggiori Paesi colpiti da conflitti dove vivere per i bambini nel 2021.

La flessione nel numero complessivo di gravi violazioni contro i bambini dal 2020, sottolinea l’Organizzazione, è probabilmente dovuta alla diminuzione delle segnalazioni a causa delle crescenti restrizioni di accesso.

Le gravi violazioni contro i bambini – che includono il reclutamento, il rapimento, la violenza sessuale, la negazione dell’accesso umanitario, gli attacchi a scuole e ospedali, le uccisioni e le menomazioni – possono avere un impatto profondo sulle loro vite, che va dal trauma fisico a quello psicologico, dalle ferite debilitanti o che alterano la vita alla morte.

Zaid*, 9 anni, dello Yemen, ha perso una gamba a causa di un bombardamento mentre giocava con gli amici. “È difficile vivere senza una gamba”, ha detto Zaid. “Prima giocavo a calcio, correvo e stavo con i miei amici, ma poi una granata mi ha colpito. Ora resto a casa a giocare con i miei giocattoli”.

I conflitti peggiori sono spesso quelli di cui si parla di meno. Il Rapporto “The forgotten ones” include anche un’analisi della copertura mediatica nei 10 Paesi più colpiti dai conflitti da quando la guerra in Ucraina si è intensificata all’inizio del 2022 effettuata grazie alla piattaforma di monitoraggio dei media Meltwater[4], tra l’1 gennaio e il 30 settembre 2022. In questi mesi, l’Ucraina ha ricevuto una copertura mediatica cinque volte superiore a quella di tutti e dieci i Paesi colpiti da conflitti peggiori per l’infanzia messi insieme. Nello stesso periodo, lo Yemen – il peggior Paese in conflitto per i bambini – ha avuto solo il 2,3% di copertura mediatica rispetto all’Ucraina.

Sebbene molteplici fattori possano influenzare le modalità di distribuzione dei fondi da parte dei donatori, al 4 novembre 2022 i finanziamenti dei Piani di risposta umanitaria (Piani HRP) per i Paesi colpiti da conflitti peggiori per l’infanzia del 2021 erano finanziati in media solo al 43%, lasciando milioni di bambini senza accesso a beni di prima necessità salvavita come l’assistenza sanitaria e il cibo, oltre che ai servizi di istruzione e protezione.

Al 4 novembre, l’HRP della Siria era finanziato solo al 27,5%, mentre quello del Myanmar solo al 22,5%. L’appello aggiornato dell’Ucraina, invece, era finanziato al 68,1%.

“I bambini non causano o iniziano le guerre, ma è innegabile che siano le vittime più grandi e più vulnerabili di ogni conflitto”, ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice generale di Save the Children. “Sebbene le denunce di gravi violazioni siano leggermente diminuite nel 2021, una media di 22 bambini al giorno è stata ancora mutilata o, peggio, privata della vita. La situazione è destinata a peggiorare con il protrarsi dei conflitti in Ucraina e in altri Paesi, come lo Yemen, la Repubblica Democratica del Congo e la Siria, dove dopo 12 anni di conflitto e crisi economica i bambini ora subiscono anche gli impatti negativi del devastante terremoto. L’attenzione per la guerra in Ucraina ha ricordato a molti di noi la brutalità dei conflitti e il loro terribile impatto sui bambini, ma è anche una lezione su ciò che è possibile fare quando c’è una volontà politica e finanziaria collettiva sufficiente a garantire che i bambini ricevano l’aiuto salvavita di cui hanno bisogno. Il mondo deve continuare a proteggere i bambini dell’Ucraina, facendo al contempo molto di più per garantire che i bambini di altri Paesi colpiti da conflitti siano assistiti”, ha concluso.

Save the Children chiede ai leader mondiali, ai donatori, ai membri delle Nazioni Unite e alle Ong di proteggere i bambini garantendo il perseguimento degli individui responsabili delle gravi violazioni contro i minori nei conflitti armati, assicurando la ratifica e l’attuazione di tutte le normative e le politiche pertinenti e dando priorità ai finanziamenti per il sostegno ai bambini colpiti dai conflitti.

 

La campagna Bambini sotto attacco di Save the Children

I bambini non causano le guerre, ma sono le vittime più vulnerabili. Tra quelli che riescono a sopravvivere, alcuni non hanno conosciuto altro che violenze o campi profughi. Queste bambine e questi bambini hanno bisogno di essere protetti dalle ferite fisiche ed emotive che inevitabilmente riportano. La guerra in Ucraina ha riportato l’attenzione alla brutalità dei conflitti e al terribile impatto sui più piccoli, ma nel mondo ci sono tante altre guerre poco ricordate che hanno effetti devastanti su di loro. Tra queste, quelle in Siria e in Yemen, di cui a marzo ricorrono i tristi anniversari dello scoppio del conflitto, arrivato ormai al dodicesimo e all’ottavo anno.

Save the Children lavora ogni giorno per fornire alle bambine e ai bambini che vivono nelle zone di conflitto un sostegno immediato e a lungo termine per ricostruire le loro vite e oggi, alla vigilia del primo anniversario dell’acuirsi del conflitto in Ucraina, lancia la campagna Bambini sotto attacco, affinché i governi e le organizzazioni internazionali diano priorità alla protezione dei minori e al loro benessere. Questo significa garantire assistenza sanitaria, accesso all’istruzione, sostegno psicologico e programmi per consentire il loro recupero e la loro resilienza. La campagna Bambini sotto attacco di Save the Children prevede una serie di iniziative di sensibilizzazione fino al 26 marzo, anniversario della guerra in Yemen.

Con la petizione “I bambini in guerra sono sotto attacco. Puniamo i crimini commessi contro di loro”, l’Organizzazione chiede al Governo italiano di ascoltare seriamente i bambini vittime di reati gravi nei processi legali, di ampliare la giurisdizione universale per consentire di perseguire i responsabili di gravi violazioni dei loro diritti in qualsiasi parte del mondo, di documentare i crimini contro i minori e stanziare risorse per rafforzare i meccanismi esistenti.

Con la campagna Bambini sotto attacco, Save the Children Italia è tra le prime organizzazioni no profit che ad entrare nel Metaverso, grazie alla collaborazione con la società Coderblock. Attraverso lo sviluppo di un journey virtuale, l’Organizzazione racconta ai visitatori le storie dei bambini che vivono in zone di conflitto. Cliccando su questo link (https://play.coderblock.com/worlds/save-the-children), si potrà accedere da pc, creare il proprio avatar in 3D e interagire con diversi contenuti multimediali legati alla campagna. Il Metaverso è anche un luogo di attivismo in cui sarà possibile firmare la petizione, sostenere concretamente i progetti attraverso una donazione o visitare una galleria d’arte NFT (non-fungible token), che fa parte dell’iniziativa #cryptoart4children, lanciata dall’Organizzazione lo scorso anno allo scoppio della guerra in Ucraina, in collaborazione con Wrong Theory, e che coinvolge 17 criptoartisti che hanno deciso di donare il ricavato dalla vendita delle loro opere ai progetti di Save the Children.