
Come ogni anno l’attesa per l’uscita della guida Slow Wine di Slow Food è sentita sia dai produttori, sia da tutto il comparto agricolo e dalla complessa filiera del vino. Già in libreria e disponibile sullo store di Slow Food Editore, il volume è stato presentato oggi a Milano durante il consueto approfondimento con i produttori nella mattinata, cui segue la grande degustazione con 500 aziende da tutta Italia e oltre 1.000 vini.
In questo periodo storico in cui il vino sta vivendo un momento di alti e bassi, non solo a causa dei dazi, ma per una serie di fattori strutturali, economici e politici, è fondamentale avviare una riflessione seria e onesta: «Il momento è ora. Non possiamo nasconderci dietro un dito – ha ricordato nel suo intervento Giancarlo Gariglio, curatore della guida Slow Wine –, il vino sta vivendo una situazione critica e bisogna agire. In questi anni si sono susseguite tante proposte che in realtà hanno minimizzato la situazione trovando soluzioni momentanee. Ma il mondo del vino è maturo per un cambio di passo, non è più il momento dei piccoli aggiustamenti. Noi, che viviamo il mondo del vino da vicino, sia attraverso l’attività di critica sia tramite l’organizzazione di eventi nazionali e internazionali, che sentiamo quotidianamente operatori di tutta la filiera, ci permettiamo di inserirci in questa discussione condividendo con voi alcune proposte concrete». Come sempre bisogna partire dai filari: «Purtroppo la produzione – aggiunge Gariglio – è dominata da politiche schizofreniche e non coerenti che pagano la distillazione, finanziano chi toglie le vigne, per poi ridare soldi a chi le rimpianta: creando una circolarità perversa. A questo si aggiunga che ci si scontra con disciplinari vecchi e regole consortili che favoriscono chi fa quantità e non qualità. L’elenco delle cose da fare è lungo: bisogna abbattere le rese dei vini da tavola, evitare l’abbandono dei vitigni di collina e in zone geologicamente fragili a vantaggio di quelle più meccanizzabili di pianura». Passando agli altri comparti della filiera, Gariglio auspica un lavoro coordinato che porti la politica a finanziare aggregazioni e aziende di servizi in grado di generare economie di scala nei distretti vitivinicoli e creare una massa critica importante nella fase della promozione: «Bisogna unire le forze, senza aver paura della concorrenza interna. Troppa è la frammentazione all’estero».
Dopo questo momento di riflessione Giancarlo Gariglio è sceso nei particolari di una guida che fotografa un settore e le nuove tendenze grazie al pool di 250 degustatori di Slow Food sparsi in tutta Italia. La guida è il frutto di attività collettive fatte da persone che per prima cosa camminano i vigneti, poi frequentano i produttori e le cantine per arrivare alla degustazione alla cieca come ultima fase dell’attività di conoscenza e critica. Il frutto di un lavoro che dura parecchi mesi che nell’edizione 2026 recensisce 7972 vini, 1172 cantine che praticano agricoltura biologica o biodinamica certificata o che sono in conversione. Ben 133 sono le aziende “novità”, ossia non presenti nella precedente edizione, a testimonianza di un lavoro incessante di scouting da parte dei collaboratori e di un turnover continuo, senza posizioni precostituite, frutto dell’esplorazione dei territori.
Quest’anno parlare di Slow Wine non si può se non si evidenzia un aspetto di grande novità. Dando seguito alla Call to Action Alleggeriamo il peso delle nostre bottiglie. Il futuro del vino sostenibile, lanciata alla Slow Wine Fair 2025, la redazione della guida ha chiesto ai produttori di indicare il peso della bottiglia vuota impiegata per i propri vini. L’iniziativa è stata analizzata durante l’incontro Il futuro è leggero: un momento di confronto e impegno per la sostenibilità che ha arricchito la presentazione della guida e ha conquistato l’attenzione dei produttori: «Slow Wine è molto più di una guida – evidenzia Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia, nel suo intervento, – è un manifesto politico, è la reale attenzione alla necessità di cambiamento del modo di coltivare e distribuire il vino che questo periodo storico ci sta chiedendo. Una sfida importante per cui il settore vinicolo può fare da apripista per tutta la nostra economia: il vino non ha ricetta, ma in un territorio e dentro ogni bicchiere c’è la storia, l’identità, l’ambiente e la cultura di un luogo. Dopo la scelta rivoluzionaria e, come tutti i cambiamenti, rischiosa dell’anno scorso di non recensire le cantine che fanno uso di diserbo chimico, con la Guida Slow Wine 2026 abbiamo deciso di fare un passo ulteriore: abbiamo chiesto ai produttori di autodichiarare il peso di ogni singola bottiglia. Perché siamo consapevoli dell’enorme impatto che il packaging ha nella valutazione complessiva della sostenibilità ambientale della filiera del vino. Quando parliamo di sostenibilità, spesso pensiamo al lavoro in vigna, ma riguarda anche il confezionamento, il trasporto, la logistica. In questo contesto il tema del vetro è cruciale: dalla produzione della materia prima al suo trasporto, l’impatto ambientale è altissimo. La ricerca, per fortuna, ci consegna bottiglie molto più leggere che danno le stesse prestazioni sia nella conservazione del vino sia nel suo trasporto, con un notevole abbattimento di Co2». Alcuni studi mostrano che il trasporto e l’imballaggio in vetro costituiscono circa il 74% dell’impronta carbonica, mentre la viticoltura e la vinificazione contribuiscono ciascuna per il 13% (Hirlam et al. 2023). Il packaging, dunque, è un problema reale del settore vinicolo. Per questo chiediamo ai produttori di intraprendere la strada che li porti a usare bottiglie più leggere.
«Il vetro – come evidenzia Walter Da Riz, direttore di Assovetri, intervenuto all’incontro – è il packaging di elezione del vino per le sue evidenti qualità di preservarne il gusto, di conservarlo nel tempo, di garantire la totale assenza di sostanze tossiche contaminanti grazie all’inerzia del materiale, di soddisfare i desiderata dei clienti più esigenti per le infinite possibilità di design e colori che solo una bottiglia in vetro può regalare. Se il packaging è importante, lo è anche il tema dell’alleggerimento delle bottiglie, parte integrante della strategia di riduzione dell’impatto ambientale che le vetrerie hanno avviato già da molto tempo, se si pensa che mediamente le bottiglie in vetro sono più leggere del 30% rispetto a 20 anni fa. Fermo restando che esiste un limite all’alleggerimento del vetro, oltre il quale non è possibile andare e che dipende anche da come il contenitore è usato, è da segnalare che bottiglie più leggere comportano costi più elevati, necessitando di macchinari e tecnologie più evolute».
I dati raccolti hanno evidenziato che molti produttori in guida hanno avviato il percorso di alleggerimento della bottiglia, segno di una sensibilità ambientale che è il filo rosso che unisce le cantine recensite. Le autocertificazioni comunicate raccontano che, su 7127 etichette recensite di vino fermo:
il 41% usa bottiglie da meno di 450 grammi, il 48% tra 451 e 600 grammi, solamente l’11% supera i 600 grammi.
Ogni chilogrammo di vetro pesa 2,7 kg di Co2 (dati BanfiVines). Il peso delle bottiglie influisce infatti sia sul costo del vino sia sulla Co2 prodotta, tanto in fase di lavorazione quanto durante il trasporto. «Alleggerire il peso delle bottiglie – conclude Varazi – comporta quindi una notevole riduzione dell’impatto sull’ambiente, tenendo conto che ogni anno ne vengono prodotte più di 30 miliardi. Concludo con un appello: chiediamo alla politica e ai Consorzi di fare propria, già da oggi, la normativa europea sugli alleggerimenti del packaging, che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2030, e che prevede che tutti gli imballaggi immessi sul mercato abbiano peso e volume minimizzati, contengano più materiale riciclato, e limitino l’uso di sostanze tossiche. Un’occasione da non perdere per rivoluzionare la gestione dei rifiuti e accelerare davvero la transizione ecologica ma anche per tornare ad una narrazione autentica e sincera del vino senza sovrastrutture».
Come ogni presentazione non potevano mancare i premi speciali che quest’anno i curatori di Slow Wine hanno assegnato a:
Pilar Gritti della cantina Andrea Pilar di Molino Vitelli (Pg) – Premio al Giovane Vignaiolo
Graziano Prà della cantina Prà di Monforte d’Alpone (Vr) – Premio alla Carriera
Isabella Carpineti della cantina Marco Carpineti di Cori (Lt) – Premio per l’Accoglienza in cantina
Ferdinando Principiano di Monforte d’Alba (Cn) – Premio per la Viticoltura Sostenibile
Bruno De Conciliis della cantina Morigerati di Morigerati (Sa) – Premio alla Novità dell’anno
Andrea Dibenedetto della cantina L’Archetipo di Castellaneta (Ta) – Premio per la Vitalità del Suolo
Marco Bechini della cantina Calafata di Lucca – Premio Slow Wine Coalition alla Solidarietà
In chiusura, l’invito al prossimo appuntamento con i vini buoni, puliti e giusti a BolognaFiere, per la quinta edizione della Slow Wine Fair, dal 22 al 24 febbraio 2026, in sinergia con SANA Food, con l’obiettivo di rafforzare l’identità dei due eventi. «Lo scorso anno abbiamo ospitato – afferma Rossano Bozzi, Direttore della Business Unit di BolognaFiere – oltre 300 buyer da 20 Paesi, e continueremo su questa strada con progetti concreti: grazie alla collaborazione con ICE e Slow Food abbiamo avviato un roadshow in Canada, mentre nel 2026 lanceremo con il brand International Wine Experience tre nuovi appuntamenti a Londra, Ho Chi Minh City e Città del Messico».
Ultima novità: la copertina di Slow Wine 2026 è stampata su CRUSH Uva. Fa parte della gamma ecologica di Favini, realizzata con sottoprodotti di lavorazioni agro-industriali che sostituiscono fino al 15% della cellulosa proveniente da albero. I residui di agrumi, uva, kiwi, mais, caffè, olive, nocciole, mandorle e ciliegie vengono riutilizzati come materia prima nobile.
La presentazione della guida è resa possibile grazie agli Official Partner: Bormioli Luigi, Estal, Fieramente, Eventi di Cartone, Guala Closures, Gruppo Saida, Reale Mutua e Winterhalter, e con il supporto di Acqua S. Bernardo, Cambium, Corneo Pallets, PEFC e Pulltex. L’evento è realizzato in collaborazione con FISAR.