#Democrazia e ‘#gender’

La politica non può essere mai neutra, né una giostra né un palcoscenico.

Il momento è complicato e per descriverlo prendiamo a prestito le parole di Domenico #De_Masi “Ci è sempre più difficile distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è bene da ciò che è male, ciò che è bello da ciò che è brutto, ciò che è pubblico da ciò che è privato, ciò che è di destra da ciò che è di sinistra, persino ciò che è maschio da ciò che è femmina, ciò che è vivo da ciò che è morto.”
In tempi di impenitente e crescente ibridazione c’è più di uno studioso che sta attrezzando ed integrando il pensiero ‘comune’ di qualche ulteriore ragguaglio sul ‘gender’. Certo è che maschio e femmina, già da tempo, non sono più considerati gli unici generi sessuali. Per cui ormai tale concetto poliforme e polisemico si afferma in tutta la sua valenza creando fantasiosamente confusione.
Adesso il pensiero politico deve fare i conti, qui, con tali nuovi orientamenti, sì da fornire nuove mappe e nuovi ‘concetti-bussola’ per orientare e costruire aggiornate relazioni istituzionali, motivati intrecci tra essere e tempo, interpretazioni sempre più complesse, sofisticate e più aderenti al nuovo impianto sociale in cui la religione con la #Genesi (“Maschio e femmina. Egli creò”) paga pegno costruendo una nuova antropologia umana e sociale.
#Heidegger ha contribuito ad introdurre i primi elementi di un tale ragionamento che ha fugato il concetto di genere, ‘uomo’, e lo ha ridotto ad ‘ente’, giacché nell’occasione l’essere si estrinseca nella sua “essenza dell’esserci (che) consiste nella sua esistenza”.
Da questa controversa visione sulla relazione tra essere e tempo, che si vive, deriva la confusione del momento in cui si scontrano visione religiosa e statuto laico su come ‘essere ‘ e come ‘riconoscersi reciprocamente’. La dedotta fase ci fa scendere in profondità sino a fare ri-emergere l’insopportabilità e l’insostenibilità di una confusione, che, in ogni plesso, induce a disorientamento, sì da generare effetti di disgregazione sociale. La nascente fase, ibrida nelle sue relazioni fondamentali, scompagina la storia vissuta ed è sempre più diffusamente oggetto di analisi politica e filosofica. In questo orizzonte si generano momenti nuovi di riflessione, laddove la filosofia dei valori devolve verso l’esaltazione del genere ed in questo senso richiede appartenenze nuove (maschio, femmina, omosessuale, lesbiche, transessuali). Tali declinazioni oggi impongono costruzioni istituzionali aggiornate, capaci di includere senza discriminare, elevando i plurali e cristallizzati interessi a necessaria rappresentatività dopo averli giuridicamente e filosoficamente riconosciuti.
Non appare secondario evidenziare come anche la politica, in quanto sfera di ri-ordino sociale, si impatti con tali nuove germinazioni. Ed allora bisogna chiedersi se lo stato confusionale di cui è preda la società possa trovare un momento di sintesi e possa coniugare istituzionalmente al meglio le tante pulsioni che promanano dalla vita vissuta nel quotidiano.
Ecco che l’attuale ricercata dialettica trasferisce nel dibattito politico qualcosa di nuovo in grado di contenere di più e non frammentare ulteriormente le appartenenze, che conducono a conflittualità incapace di tradursi in nuove e originali gerarchie, sì da portare ad un ordinamento utile allo stare assieme. Per cui se la scala dei valori tradizionali va aggiornata e/o radicalmente modificata, eppur vero che la rivoluzione deve coinvolgere anche la politica e le sue istituzioni che con passo seppur lento sta introducendo, da qualche anno, la rappresentanza di genere sulla scorta e con la forza trainante, rappresentata ed ispirata dalla logica delle ‘pari opportunità’. Ebbene in questo quadro si assiste ad una tavola dei valori stemperata, che langue e non riesce a fornire utili differenze sulla classificazione, l’utilizzazione e la chiarificazione di questi nuovi temi.
Credo che la politica con il suo pensiero sul ‘presente’ debba farsi carico di tale criticità ed iniziare a fare la sua parte intanto nel capire e nell’interpretare … e poi nell’offrire una proposta ‘riformatrice’ che disciplini l’ambito entro cui sia possibile rafforzare la rappresentatività in una logica stringente di governabilità, per uscire dall’indistinto e dal frammentario. Ecco che vi è la necessità che si costruisca una dottrina che si traduca in regole certe e con contenuti positivi, ossia comprensibili, sì da garantire uno ‘stato di grazia’, mediante modelli che generano ‘nuove’ armonie.
Nelle quali riportare, in termini di coesione sociale e solidarietà diffusa, tutele per una società profondamente invecchiata, che ha bisogno di assistenza; e, in termini di educazione, capace di orientare le generazioni-a-venire per renderle parte attiva di una società, che necessita di vitalità, di scoperte, di sensibilità rivolte alla costruzione di un ‘Nuovo #Rinascimento’.
In questo quadro la democrazia deve procedere a definirsi meglio e riempirsi di nuovi contenuti, accantonando i vuoti personalismi e cercando di valorizzare i ‘beni comuni’, affinché si possa superare la debolezza dell’essere che si denota ed amplifica nell’implosione di un ‘pensiero’, che anziché arricchire il confronto lo deforma, rifrangendolo in uno specchio riflesso senza liberare risorse a colori, ma riducendo il dibattito pubblico in un appiattito bianco e nero.
Dunque, non è più tempo per gli interpreti della storia ma di nuovi ragionatori e sognatori visionari. Solo così la #Politica potrà costruire ed incarnare un vitale laboratorio di idee.

Rino Nania