Lutto nel basket: Addio, Alberto. Grazie di tutto

Alberto era un vero, leale sportivo. Alberto amava quello che faceva perché aveva la passione di vivere. Si gettava con tutto se stesso in tanti interessi, con la passione dei bambini. Potevi parlare di tutto, poteva parlare con tutti, senza mai un gesto, un atteggiamento di superiorità. 

 

Se chiudo gli occhi, sono tante le immagini che mi vengono in mente. La prima: sul campetto di cemento dei Salesiani, coach della Turris Italmangimi. L’ultima, alla cena di capitan Visani, per respirare lo spirito della sua prima avventura, l’ambiente che portava sempre con se’. In mezzo, quante storie! Quella sigaretta, al Palazzone di Milano, quando la Virtus vinse lo scudetto della stella, su Milano, un match sul filo dei nervi, il ruvido pick and roll Meneghin-D’Antoni che usurava il talentuoso Brunamonti. Dopo i liberi sbagliati da Bariviera, la tensione di Alberto era tutta sulla sigaretta che voleva accendere ma che tremava come un ramo scosso dal vento.
Alberto e le sue bretelle. Alberto e la sua bonomia. Alberto e l’accettazione della malattia, senza mai ripiegarsi su se stesso. Ho voluto bene ad Alberto Bucci che aveva allenato anche la Effe e soffrivo per certi cori beceri dei tifosi stupidi. Perché uno come lui non si può non ammirarlo, per le partite vinte con la vita. Fino a quest’ultima, persa si, ma con onore, e ai supplementari. Addio, Alberto. Grazie di tutto.
E di che? Avresti certamente risposto facendo spallucce. Mettiamola così: di aver suggerito la strada, senza imporla, senza spocchia, come un amico più grande d’età.

Diego Costa