Il basket siciliano va in vacanza con tanti problemi e poche certezze

Il basket siciliano va in vacanza con tanti problemi e poche certezze: c’è carenza di arbitri, le società sono in crisi, i campionati perdono di credibilità. Come dire: un comitato lo si riconosce anche dall’autorevolezza, resta un dubbio sull’esatto significato del termine da parte dei nostri eroi. C’è, comunque, materiale per una dozzina di libri, a volerli scrivere. E una domanda buttata lì: ma perché oggi come oggi una azienda dovrebbe aver voglia di finanziare una società, se le regole non sono certe? Basta una designazione per cambiare una stagione.   

Quello che non è chiaro inoltre è se l’addio di Peppe Padua, consigliere regionale di minoranza, rappresenta per il presidente Riccardo Caruso una sconfitta o una vittoria. In altre parole, cosa significa in questo caso governare? Adattarsi, compiere la scelta meno rischiosa, ma non quella che si vorrebbe? O aver acquisito l’improvvisa certezza che la Sicilia del basket non è comunque migliorabile? Non è una questione di uomini, ma di regole!

L’impressione è piuttosto che Padua abbia abbandonato una sedia solo per accelerare la fine del presidente Caruso, un progetto di rifondazione che comunque dovrà avvenire. Ma intanto l’orchestrina degli amici di Caruso suona. Sembra rivivere gli ultimi istanti del Titanic: finché la barca va lasciala andare.

Era la notte tra il  14 e il 15 aprile 1912, e siamo a 1000 miglia a est di Boston, Massachusetts, e a 375 miglia a sud-est di St. John’s, Newfoundland il transatlantico Titanic, nel suo viaggio inaugurale, si scontra con un iceberg che gli apre una fiancata come se fosse una scatola di sardine e a lo fa colare a picco sule onde nel buio pesto dell’Oceano atlantico. Il resto della storia è noto, 1523 persone su 2228 morirono, così come è noto il fatto che l’orchestra continuò a suonare per tenere tranquilli i passeggeri della prima classe, ignari del fatto che nella stiva i passeggeri cafoni e puzzolenti delle più disagiate classi della società inglese affogavano come purtroppo avviene al popolo sovrano quando si affida, per scelta o per sorte, agli oligarchi.

Permetteteci il parallelismo tra quanto accaduto oltre cento anni è quanto sta accadendo in questi ultimi mesi alla pallacanestro italiana.

Ormai i fallimenti economici e gli abbandoni di club blasonati non si contano più e sono all’ordine del giorno per non dimenticare il fallimento della Nazionale maggiore femminile che abbandona le speranze di partecipare alle prossime olimpiadi… cogli la palla al balzo! E se a questi problemucci aggiungiamo le sofferenze del bilancio federale che, per pareggiare le perdite, deve intaccare le proprie riserve attive. Cose da fantascienza, se proprio non vogliamo ammettere che Gianni Petrucci stia lavorando diversamente bene.

E cosa si assiste a un teatrino in cui i Presidenti vari (FIP-Leghe-) fanno suonare l’orchestrina  per distogliere e tenere tranquilli un po’ tutti.

Non è da meno la nostra amata Sicilia dove nei giorni scorsi un “gentleman” (Peppe Padua) è uscito di scena consegnando nelle mani del Presidente Riccardo Caruso il Suo testamento sportivo nella speranza che il “prossimo futuro, la Sicilia del basket, riesca finalmente a scrollarsi di dosso la vecchia idea del “do ut des” o delle deleghe in bianco, che faccia finalmente piazza pulita della vecchia nomenclatura e che, con persone che abbiano a cuore il movimento siciliano, abbia finalmente il coraggio di aprire un percorso nuovo”.

Parole forti che l’ex consigliere regionale Padua ha voluto proferire per dire basta con il basket, sia associativo, aveva lasciato da recente la presidenza della glorioso Aretusa, che di gestione e che dovrebbero far riflettere e non poco a coloro che in questo momento hanno la responsabilità di governance della nostra pallacanestro. Ci sono anche giorni in cui non basta cambiare un presidente (Caruso per Rescifina) per cambiare faccia alla squadra. Diciamolo: è la consapevolezza di non essere così bravi, belli, ricchi e forti come si credeva.

Invece nel silenzio assoluto è preferibile far suonare l’orchestrina CIA SICILIA che domenica, a Caltanissetta, cercherà di far apparire inaffondabile questa barca: una mediocre recitazione, una stecca prolungata invece della marcia trionfale. Non siamo nel 1912 è purtroppo i nostri orchestrali li conosciamo bene e sono tra quelli che in questi ultimi anni (appena cinque/sei) hanno lasciato il deserto nel mondo arbitrale siciliano. Tutti sanno arbitrare ma non tutti sanno fischiare. E non tutti, aggiungerei, sanno cosa significhi il termine etica: per aiutarli riporto il pensiero di Margherita Hack “Le leggi morali non ce le ha date Dio, ma non per questo sono meno importanti…”.

Credo che molti dei problemi attuali comincino dalla voglia di “normalizzare” l’ambiente iniziata con la gestione Antonio Rescifina – Ciro Beneduce. Nella sua ricerca di consenso politico, nel suo bisogno di dare sostanza evidente alle energie profuse, Rescifina ha forse dato colpi di piccone eccessivi alle sue istituzioni. Che nel basket siciliano, potendo, sono perfino più fragili di quelle reali essendo il basket un mondo chiuso dove si gioca all’interno di strutture spesso non in regola e dove c’è assoluto bisogno di una classe arbitrale con la A maiuscola. Invece ci ritroviamo con degli esecutori d’ordine (fai questo o fai quello) piuttosto che con degli ufficiali di gara che dirigono le competizioni sportive garantendo il rispetto dei regolamenti e convalidando il risultato finale. Lealtà? etica? sportività? Continuare così a educare i giovani arbitri non è produttivo. Peggio, diventa provocazione! E’ sottinteso che si tratti di una giustizia in qualche modo sommaria: non ci sono i tempi né i modi per essere “veri”.

Perché di questo si tratta e come non ricordare la mail di denuncia nella quale l’istruttrice regionale, Cinzia Savoca, aveva trovato degli arbitri che non conoscevano l’abc del regolamento… Oggi la signora Savoca è a capo di Cia Sicilia: onestamente non è il massimo della coerenza né della prospettiva. Se ci fosse un commissario del presidente Caruso, prenderebbe in seria considerazione l’ipotesi di esonerarla. Non mi pare che dalla sua lettera ci siano stati dei miglioramenti così evidenti della qualità della classe arbitrale. Chi siamo noi? Da dove veniamo? Qual è il senso della nostra vita? Cosa ci aspetta dopo la morte? (Margherita Hack)

Credo che la domanda da porsi oggi sia cosa cambierà adesso per il mondo degli arbitri isolani con la gestione “Savoca – Paternicò – Gennaro“? La risposta è niente, tutto sarà come è sempre stato. E’ qui che il problema si fa interessante: basti pensare che nelle provincie di Enna, Siracusa, Caltanissetta e Agrigento bisogna coprire le gare giovanili o con i Big Paternico, Attard alla terza, Cappello, oppure inviarli da altre provincie.

Il nuovo anno sportivo ci porterà ancora più abbandoni in tutti i settori compresi gli arbitri: sono diversi – da Palermo a Piazza Armerina – che hanno deciso di smettere per la gioia di qualche “Barone della palla a spicchi” per similitudine con il mondo accademico che potrà mandare avanti qualche suo familiare o parente prossimo.

Noi i nostri lettori Li vogliamo avvisare prima: questo sarà l’anno dove i nostri vertici federali vi accontenteranno in tutto perché poi bisogna – a Luglio 2020 – passare a prendere la delega in bianco. Quella cambiale che gli permetterà di gestire i prossimi quattro anni. Ad Maiora.

Ciuff…e…Tino

 

Di seguito la lettera di dimissioni del Consigliere Giuseppe Padua

 

Di concerto con la consigliera Cristina Correnti avevamo già comunicato, nel CdR del 17 marzo 2019, la nostra decisione di dimetterci dalla carica. Non è stata una decisione semplice né tanto meno presa all’ultimo istante, ma ben valutata e ponderata. In questi 2 anni e mezzo più volte ci eravamo trovati a discutere sull’inutilità di proseguire la nostra esperienza in seno al Consiglio Regionale FIP e siamo riusciti sempre a trovare la forza di andare avanti.

Quando fui eletto, a parte il mio grande stupore, pensai ingenuamente che, anche se in minoranza, avrei potuto finalmente fare qualcosa di utile per il movimento di basket siciliano, ma così non è stato. Mi sono sempre scontrato contro un muro, quattro consiglieri compatti hanno sempre votato contro le nostre proposte e sempre a favore delle proposte del Presidente Caruso. Questo modo di fare va in netto contrasto con il mio, io credo fermamente che il buonsenso sia un’arma efficace per superare contrasti e contrapposizioni e quindi, al contrario di quanto accadeva per gli altri consiglieri, quando l’ho ritenuto utile, ho votato con la maggioranza.

Ho partecipato ai Consigli Direttivi Regionali con spirito di sacrificio e abnegazione e soprattutto per rispetto nei confronti di quelle società che il giorno delle elezioni mi hanno votato. Raggiungere Palermo da Siracusa, partecipare a delle riunioni fiume che spesso terminavano nel tardo pomeriggio, ascoltare urla e pugni battuti sul tavolo, sentirmi imporre dal Presidente Caruso solo alcuni minuti per i miei interventi e non riuscire mai portare un solo risultato valido, ha pesato molto sulla mia scelta finale.

Voglio ringraziare la consigliera Cristina Correnti che, grazie alla sua conoscenza dei regolamenti e della materia fiscale ed alla sua voglia di giustizia e legalità, è sempre stata per me un importante punto di riferimento.

Mi auguro che in prossimo futuro, la Sicilia del basket, riesca finalmente a scrollarsi di dosso la vecchia idea del “do ut des” o delle deleghe in bianco, che faccia finalmente piazza pulita della vecchia nomenclatura e che, con persone che abbiano a cuore il movimento cestistico siciliano, abbia finalmente il coraggio di aprire un percorso nuovo.

Ringraziando ancora una volta tutti coloro che mi hanno accordato la loro fiducia, auguro alle società siciliane un proseguo di attività denso di risultati e soddisfazioni