Le nazionali italiane di calcio maschile e femminile hanno mancato ancora una volta l’appuntamento con i Giochi Olimpici. Almeno qui, però, il movimento italico è in buona compagnia a livello europeo. Il tutto al netto del trionfo a Parigi 2024 della Spagna sulla Francia, edizione che rappresenta la classica eccezione che conferma la regola (recente). In questa speciale analisi condotta da News.Superscommesse.it si dimostra quanto (poco) il torneo olimpico interessi realmente alle nazionali europee e come negli anni siano cambiati gli equilibri tra Europa e resto del mondo.
1984, Odissea ai Giochi: l’anno che segnò la svolta
Nel 1984 il CIO decise di ammettere al torneo olimpico giocatori professionisti, a patto che non avessero mai partecipato ad un Mondiale. Fino a quell’anno la regola del dilettantismo avvantaggiò i paesi del blocco orientale, i cui atleti risultavano dilettanti in quanto ufficialmente dipendenti statali. Un espediente che permise a molte nazionali di presentarsi di fatto con le nazionali maggiori.
Il compromesso fu comunque di breve durata, se è vero che al 1996 risale la regola in vigore tutt’oggi che prevede la partecipazione di nazionali Under 23 con tre fuoriquota.
Per gli sportivi l’Olimpiade rappresenta il sogno più grande, quello coltivato anche da Kylian Mbappé, che si è visto negare il permesso di partecipare a Parigi 2024 da capitano e leader della nazionale di casa dal Real Madrid, che lo aveva appena messo sotto contratto. Del resto, la chiave è proprio qui: il torneo olimpico non fa parte del calendario Fifa. I club hanno dunque la facoltà di non concedere i propri tesserati alle nazionali. È la legge del professionismo, che non ammette deroghe e che differenzia il calcio da diversi altri sport, per i quali quello olimpico è l’appuntamento della vita. Nel football, invece, il giro d’affari non può essere paragonato a quelli di discipline che trovano proprio nei Giochi una vetrina irrinunciabile.
Giochi Olimpici: per il Sud America una vera risorsa
Il 1984 segna la fine dello strapotere europeo alle Olimpiadi: da quell’anno, e fino al 2024, almeno un’extra-europea è sempre arrivata tra le prime quattro.
Finaliste Torneo Calcio Olimpiadi | Fino al 1980 | Dal 1984 |
Europa | 27 | 9 |
America/Sud America | 3 | 10 |
Africa | 0 | 3 |
Nell’arco di otto lustri i rapporti di forza tra Europa e America si sono pareggiati. Dall’altra parte del mondo l’attenzione per i Giochi è radicalmente diversa: oltre che per un attaccamento alla propria patria notoriamente superiore, i club di Argentina, Brasile e Africa, a differenza delle ricche squadre del Vecchio Continente, non potevano più permettersi di trattenere i propri giovani talenti che si mettevano in luce in campionato. L’Olimpiade diventava allora la migliore occasione per i club per fare cassa e per i giocatori per sperare di far svoltare la propria carriera. Da una parte le nazionali europee senza i big, o comunque i giovani più forti. Dall’altra le sudamericane che si presentano con le formazioni migliori e spesso anche con fuoriquota strappati ai top club dell’Europa.
Prime Quattro Torneo Olimpico Calcio | Fino al 1980 | Dal 1984 |
Europa | 51 | 16 |
America/Sud America | 5 | 16 |
Africa | 2 | 7 |
Asia | 2 | 4 |
In 40 anni il movimento europeo ha visto ridursi di un terzo il numero delle formazioni in grado di raggiungere le semifinali a Cinque Cerchi, a vantaggio di una crescita proporzionale per tutti gli altri continenti: il triplo per America e Africa, il doppio per l’Asia, alla quale va aggiunto il quarto posto dell’Australia a Barcellona ’92.