Basket & Sicilia: Riccardo Caruso sei al capolinea, prego scendere

Capolinea, prego scendere. Almeno in questa settimana, non c’è immagine più eloquente: il presidente del Comitato siciliano della pallacanestro, Riccardo Caruso con un allegro berretto da guidatore di bus in testa che parla ai dirigenti di un progetto di sviluppo originale: far svolgere le gare giovanili senza l’uso della palla e perché no, degli arbitri, figure sempre più in disuso e che provocano solo mal di pancia oltre a cattivi pensieri.

 

Un’immagine che condensa diverse caratteristiche dell’uomo: innanzi tutto, la voglia di scherzare per rendersi simpatico, come tanti politici. Epperò, in molti amanti del basket vogliono scendere dal suo autobus ma non si riesce a urlare abbastanza forte per dire che abbiamo superato il capolinea. Qualcuno ha provato a farlo capire al presidentissimo Gianni Petrucci, chissà che prima o poi, arrivi la buona novella. Siccome non viviamo in una dittatura capricciosa, è lecito sperarlo.

Ma cosa diavolo ha combinato questa volta il nostro eroe Caruso? Presto detto.

I grandi della Nba preferiscono i palloni sgonfiati mentre in Sicilia si preferisce- non ridete, please – non averli. Sono diversi i cestisti dal mitico Shaq O’Neal a Steph Curry passando per LeBron che non fanno mistero di controllare la pressione dei palloni cosa che sarebbe piaciuta anche alle ragazze della AndrosBasket o a quelle della Virtus Eirene Ragusa che hanno dovuto iniziare con notevole ritardo la loro gara di finale regionale per stabilire la squadra campione della categoria U16 in quanto nessuno dell’organizzazione aveva portato i palloni. Già, i palloni, perché senza non si gioca. Se non si usano i palloni per far canestro potremmo adottare delle uova, tanto di frittate questo Comitato è abituato a servirne a iosa.

Pensano alla grande quelli che son per Caruso forever ma noi che al contrario di loro siamo per il basket per tutti abbiamo una gran fifa di essere considerati i figli di un dio minore: poca fiducia in questi dirigenti e certezze di mandarli a casa quanto prima.

Fossi nei tifosi di Riccardo Caruso, non mi preoccuperei tanto per l’ennesimo scivolone del Comitato siciliano, quanto, piuttosto, per la «lontananza» dalle società che continuano a investire, soldi e risorse e non meritano questi dirigenti: i conti non tornano. In progetti seri, specialmente.  Questione di risultati, non di gusti.

A noi di IMG Press la notizia della testata siciliabaket “La finale U16 femminile inizia in ritardo, al “neutro” scelto dal Comitato mancano i palloni” http://www.siciliabasket.it/giovanili-la-finale-u16-femminile-inizia-in-ritardo-al-neutro-scelto-dal-comitato-mancano-i-palloni/ non ci lascia basiti in quanto le nostre pagine hanno sempre informato i lettori, senza nessun filtro, delle bislacche scelte gestionali perpetrate da Fip Sicilia, sia sotto la gestione di Antonio Rescifina che nel prosieguo, dal duo Caruso/Curella.

In linea con la pochezza del Comitato è la scelta di far giocare la finale del campionato U16 femminile a Caltanissetta. Difatti in una provincia, come Caltanissetta in cui la pallacanestro femminile non è praticata, sia a livello senior, che giovanile, solo a un simpaticone  come il nostro Caruso poteva garbare l’idea: immaginiamo il pubblico presente, da sold out! Epperò, quella dei palloni che non sono previsti, è originale. Sul menù di Fip Sicilia niente da dire: è quel che ci si può aspettare. Ormai siamo rassegnati a non vincere il Premio “Donia”.

Figuraccia? Certo. Quel che però interessa allo scrivente non è una burla, ma dimostrare come funzionino certi meccanismi nel Comitato presieduto dal duo Caruso – Curella.

Inevitabile e sano, perciò, tornare a una realtà in cui privato e pubblico sappiano trovare il loro giusto spazio, in cui non si dia in pasto al movimento sportivo il proprio voto e il proprio fischio (chi controlla gli arbitri dovrebbe spiegare loro che bisogna rispettare le norme non calpestarle per usare violenza e soprattutto essere come la moglie di Cesare: devono apparire al di sopra di ogni sospetto!). In questo modo ci si protegge dal ridicolo.

Ciuff…e..Tino