Chi tutela i diritti delle società?

di Roberto Gugliotta

I problemi del basket siciliano li conoscono tutti: campionati, settore giovanile, parametri, etica, funzionalità dell’ente. Inutile fare programmi roboanti in una situazione delicatissima, di grande transizione. Piuttosto occorrerà rimboccarsi le maniche. La scelta sarà tra chi vuole sostenere un cambio di rotta con maggiore trasparenza nelle scelte e chi vuole mantenere l’attuale Comitato, senza che neppure abbia presentato un solo impegno programmatico. Un “Presidente” forte può aiutare il basket siciliano a ritrovare una sua identità di interlocutore, ma non risolve i problemi delle società, sempre più appesantite dai balzelli federali. Non ci sono vie d’uscita: i costi richiesti da Roma sono eccessivi e fuori da ogni logica con la crisi che attraversa il Paese. Piuttosto occorrerà rivedere i conti. Si pretende che lo sport sia la cura per i malesseri dei giovani, l’isola felice delle periferie bistrattate, ma invece di sostenere quei dirigenti coraggiosi che, nonostante la crisi investono nello sport, nei campionati federali, si pretende che gli stessi coraggiosi dirigenti paghino un prezzo molto alto per garantire l’attività sportiva. Chi tutela i diritti delle società? Chi si batte al loro fianco affinché Roma dimezzi i balzelli federali? Incontro e contatti con l’attuale Comitato siciliano non sono serviti a niente, ogni volta ci siamo trovati al punto di partenza. Avremmo voluto fare di più, di fronte a un attacco sproporzionato agli eventuali errori o alle irregolarità riscontrati. Verso di noi solo un atteggiamento punitivo. Al di là di ciò che pensate sul Comitato Rescifina interrogatevi su quanto costa alle società tenere in piedi un simile baraccone. La disinvolta elargizione di premi non rappresenta certo un bel biglietto da visita. E tanto meno un segnale di novità. Sì, il Comitato Rescifina per questo foglio elettronico è Bocciato. Ma questo non può assolvere da certi doveri chi sarà chiamato a risollevare il basket siciliano. Oltre alla riqualificazione del settore giovanile, delle strutture che ospitano lo svolgimento dei campionati stessi (ci sono palazzetti indegni di dirsi tali, eppure Fip Sicilia concede il nulla osta), bisognerà battersi per il contenimento dei costi federali. Le società non possono finire sul lastrico per coprire le deficienze degli Enti – nei convegni o in televisione parlano di sport per tutti quale medicina contro i malesseri quotidiani – ma nei fatti chiudono i rubinetti dei finanziamenti. Il Comitato Rescifina ha fallito perché poggiava su regole troppo vecchie e i tempi sono cambiati. Chi sarà chiamato a sostituirlo rappresenta la transizione. Se capirà questo, cioè che lo sport, in questo caso il movimento siciliano della pallacanestro è cambiato, che ha bisogno di nuove idee, di nuovi atteggiamenti; cioè di fare innamorare ancora i giovani, che sono scappati, allora sarà anche in grado di sfruttare quello che di buono – e ce n’è – viene dal passato. Perché la crisi del basket siciliano non è un problema di poltrone o di premi, è abbastanza un problema tecnico ma è soprattutto un problema etico. Ci siamo impoveriti, la verità è questa.