Olimpiadi, il governo dice no a Roma 2020

Scrive Repubblica: "Ore 16,14 del 14 febbraio, San Valentino: è ufficiale, Roma non avrà l’Olimpiade del 2020. Ha deciso Mario Monti: non lo hanno convinto i tanti (troppi) appelli e anche l’intervento di alcuni suoi ministri (Passera, Terzi, Clini, Gnudi, eccetera). Il premier ha ascoltato soprattutto Moavero, ministro per gli Affari Europei, e lo si capisce bene quando spiega che la bocciatura di Roma è legata proprio alla volontà di evitare che la ‘percezione’ positiva faticosamente guadagnata presso mercati e istituzioni Ue venisse messa in dubbio. ‘Il rischio non era accettabile, non responsabile’, ha detto il premier. Il consiglio dei ministri ha votato all’unanimità. La garanzia del governo alla candidatura avrebbe ‘compromesso le prospettive di crescita’, Monti ha spiegato anche che non ‘è un pessimismo sul futuro, ci è molto dispiaciuto ma purtroppo dare oggi una garanzia in bianco non sarebbe stato compreso dagli italiani ai quali abbiamo chiesto molti sacrifici, anche se molti di loro sono sportivi’. Ha pesato anche l’esempio negativo di Atene (‘che contribui’ al dissesto della Grecia’), ma anche il timore di sforare il budget pubblico (4,7 miliardi di euro) di spesa e il rischio che qualche nuova ‘cricca’ (vedi Mondiali di nuoto 2009) potesse mettere le mani sul business.

Ecco perche’ Monti ieri ha detto di no alla candidatura di Roma ai XXXII Giochi 2020, il sogno di ripetere 60 anni dopo quell’edizione indimenticabile del 1960. Niente da fare. L’Italia stavolta si ritira prima ancora di scendere in campo. Una scelta clamorosa, sofferta ma a lungo meditata: era dal 12 gennaio che Monti ‘pesava’ i vantaggi e gli svantaggi del piano di fattibilita’ messo a punto dalla commissione-Fortis. La firma del governo italiano sulle lettere di garanzia era indispensabile e attesa per oggi, entro le ore 24, a Losanna, sede del Cio. Non arrivera’. Restano in corsa Madrid (Spagna), Istanbul (Turchia), Baku (Azerbaigian), Doha (Qatar) e Tokyo (Giappone): decisione del Cio il 7 settembre 2013. Monti ha incontrato Alemanno, Gianni Letta, Pescante e Petrucci – membri del comitato promotore – durante una pausa del consiglio dei ministri, spiegando loro i motivi della sua decisione. Il sindaco di Roma ha reagito al no di Monti dicendo di considerarlo ‘una rinuncia a una candidatura vincente’.

‘Rispetto ma non condivido le motivazioni del premier’ ha aggiunto. ‘Comunque non mi dimetto. Ringrazio per il leale sostegno bipartisan, pero’ non si capisce qual e’ il progetto di sviluppo di questo governo’. Petrucci, a Palazzo Chigi, si e’ rivolto al premier milanese in romanesco, con un tono un po’ seccato: ‘A preside’, ce lo poteva dire primaà’.
Gelido Monti: ‘Me ne dispiaccio’. Il n.1 dello sport italiano ha poi spiegato: ‘Da cittadino accetto la risposta del presidente del consiglio, ma avrei apprezzato maggiore rispetto, dandoci prima questa risposta. Dirci no l’ultimo giorno non e’ stato bello, mi ero illuso’. Il presidente del Coni ha voluto rivendicare anche il lavoro fatto dal 2 ottobre 2009: ‘Sono convinto sia il momento dei tagli, ma i sogni vanno coltivati e credo si debba pensare a investimenti futuri come sono le Olimpiadi’. Ma due ex campioni come Pietro Mennea e Livio Berruti, che proprio a Roma ’60 vinse, elogiano la scelta del premier: vecchi sassolini che avevano nelle scarpette. Diversa la posizione di Francesco Totti: ‘Come sportivo, italiano e romano mi rattrista molto’. Game over".