MESSINA & BASKET: I valori tecnici attuali di un movimento che deve rifondarsi

A sorpresa la Messina del basket parla di basket quando dovrebbe riflettere sul perché il basket a Messina è scomparso. E chiediamoci, soprattutto, se è scomparso per colpa di istruttori che non sono stati capaci di valorizzare i talenti o per la mancanza di talenti in grado di rendere ricchi i loro istruttori, in una città da 250 mila abitanti? In campo maschile Messina ha una formazione che milita in C1 e ben quattro che partecipano al torneo di C2: eppure non molto tempo fa la città ha partecipato addirittura al massimo campionato di A, stagione però finita come sappiamo tra debiti e polemiche, tanto che la società amata dalla Messina da bere è scomparsa. Possibile che nessuno vedesse la cattiva gestione? Contro quel tipo di pallacanestro creativa ci guidava un sincero pregiudizio e purtroppo abbiamo avuto ragione. Purtroppo quel tipo di basket non ha portato frutti al movimento, semmai ha creato “giovani mostri”. Oggi a Messina, per fortuna, si ritorna a parlare di progetti, crescita, sviluppo del movimento del basket, l’importante è non accettare la quotidianità mediocre presente in certe strutture come inevitabile. Trovare alternative è possibile: non a caso al Cus è arrivato come capo allenatore Pippo Sidoti, l’artefice del miracolo Patti. Uno capace di competere in campionati di vertice con atleti comprati la metà della metà delle altre formazioni ma più pronti di tanti altri a tenere il campo a testa alta: le occasioni per mettersi in mostra ci sono sempre, basta crederci! Il segreto di Sidoti è il lavoro maniacale in palestra con i giocatori, siano essi campioni o giovani alle prime armi. Fondamentali, fondamentali, fondamentali. E poi crescita mentale, sacrificio, impegno e fiumi di sudore. Detto così possono sembrare delle nozioni scontate, banali. Ovvie. Ma così non è se si osserva con maggiore attenzione quello che offre la piazza: dalla C1 alla C2. E siccome per esempio, il campionato di C2 maschile è in corso e dunque può essere visionato da tutti, vi consigliamo di assistere agli incontri delle quattro formazioni messinesi partecipanti per annotarvi le differenze tecniche e tattiche… c’è una povertà di talenti. E gli istruttori che ne pensano dei limiti spesso sconfortanti di certi atleti? E’ sempre e solo colpa dei soldi, del tempo che manca, della mancanza di volontà dei giovani o c’è pure qualche difetto loro? Sì, non c’è limite al peggio se consideriamo i venditori di fumo che bazzicano negli impianti: invece di guardare dentro casa loro e fare ammenda per aver rovinato degli atleti con cattive nozioni… parlano, parlano, parlano solo di fuffa. A Messina, insomma, la crescita del movimento è pari a zero perché si pensa prima ai propri interessi economici (i centri di allenamento non servono a educare al basket, bensì a far vivere certi allenatori che altrimenti non avrebbero altre risorse), e poi, se resta tempo, alla formazione dei ragazzi. Così, si spiega il perché si arriva al netto delle parole in libertà, nudi e divisi alla meta, come sempre. Qualche persona potrebbe sostenere che la dialettica tra le parti sia una forma di competizione che può far bene al movimento (Coppi e Bartali, Borg e Connors, Varese e Milano ecc…) e si sorprendono nello scoprire che si tratta di insulti. Basterebbe solo questo per aprire un dibattito serio sul perché il basket è all’anno zero: invece di frequentare le palestre per migliorare tutti si finisce per litigare con tutti. Detto che chi scrive ha la fortuna di assistere quotidianamente alle lezioni di Sidoti – non è cosa da poco se si vuol “leggere” una difesa o “costruire” un gioco d’attacco – invitiamo molti nostri colleghi che si occupano di sport di fare altrettanto in modo da crescere un po’ tutti e dare un miglior contributo alla causa. In attesa di risposte dal parquet, prendiamoci una pausa e riflettiamo: tema, i valori tecnici attuali di un movimento che deve rifondarsi.