Carceri, è scontro fra polizia e governo sulle camere di sicurezza

Nel giorno dell’audizione "tecnica" del vice del prefetto Manganelli alla commissione Giustizia del Senato, sulla questione carceraria diventa palese il braccio di ferro fra polizia e governo. Al centro dello scontro, la decisione di ospitare gli arrestati in flagranza nelle camere di sicurezza di caserme e commissariati fino al processo per direttissima, così da alleggerire la pressione sugli istituti di reclusione. E se con l’esecutivo si schiera il Sappe, il sindacato di categoria polizia penitenziaria, critiche al governo arrivano dall’ex sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano. A dare fuoco alle polveri sono le parole pronunciate in mattinata audizione a Palazzo Madama dal vicecapo della polizia, Francesco Cirillo: fatiscenti, prive di servizi igienici come spesso sono, senza separazione in base al sesso, il migliaio di camere di sicurezza a disposizioni non sono adatte a tenere in custodia un arrestato nelle prime 48 ore che seguono il fermo. Per questo, afferma Cirillo "i detenuti stanno meglio nelle carceri". Quanto basta per determinare nel primo pomeriggio una stringata ma piccata dichiarazione del Guardasigilli, Paola Severino: le norme contenute nel decreto legge sulle carcere sono state "concordate totalmente con il ministro dell’Interno, alla presenza dei vertici di Polizia". Posizione ribadita in serata anche dalla titolare del Viminale, Annamaria Cancellieri: "le norme del cosiddetto decreto svuota-carceri e in particolare il punto che affida alle forze dell’ordine il compito di custodire in camere di sicurezza gli arrestati in flagranza in attesa della convalida, sono state prese in modo collegiale dal governo". Solidale col governo il segretario del Sappe, Donato Capece: "Vogliono aprire una guerra fra poveri prendendo a pretesto addirittura problemi igienici – dice al VELINO, riferendosi alle forze dell’ordine -. Ma perche’ la maggior parte delle celle delle carceri italiane in che condizioni sono? La verita’ e’ che vogliono scaricare sulle carceri e sulla polizia penitenziaria tutto il problema, perche’ e’ un servizio molto scomodo, 24 ore al giorno". Con Cirillo si schiera invece Alfredo Mantovano, sottosegretario ai tempi di Bobo Maroni al Viminale: "Le camere di sicurezza erano chiuse e superate da circa 20 anni ma il governo ha mantenuto la sua posizione nonostante le considerazioni critiche espresse da piu’ parti, sindacali e politiche. Oggi che un tecnico qualificato come il vice capo della polizia esprime nella sede parlamentare propria valutazioni ‘tecniche’ in linea con le critiche politiche, e’ sufficiente per convincere i tecnici del governo che non tutto cio’ che loro fanno e’ sempre perfetto e non soggetto a revisione?".