Diffamazione, la Fnsi parteciperà al giudizio di costituzionalità sul carcere per i cronisti

Come previsto dal nuovo regolamento della Corte appena entrato in vigore, il sindacato farà pervenire alla Consulta un’opinione scritta sulla controversa questione. Il tema, che verrà affrontato il 21 e 22 aprile, è stato sollevato nel caso di un processo per diffamazione a mezzo stampa in corso a Salerno in cui sono imputati due giornalisti del quotidiano ‘Roma’ assistiti dal Sugc…

La Federazione nazionale della Stampa italiana parteciperà al giudizio di costituzionalità sulla pena carceraria per il reato di diffamazione a mezzo stampa, previsto per il 21 e 22 aprile prossimi, trasmettendo alla Corte costituzionale un proprio articolato parere giuridico.

Il giudizio di costituzionalità si celebrerà in seguito all’eccezione sollevata nel caso di un processo per diffamazione a mezzo stampa in corso a Salerno in cui sono imputati due giornalisti del quotidiano ‘Roma’ assistiti dal Sindacato unitario giornalisti della Campania.

La Fnsi farà pervenire alla Consulta un’opinione scritta su una controversa questione di legittimità costituzionale, come previsto dal nuovo regolamento della Corte appena entrato in vigore. In tal senso, il sindacato ha dato mandato all’avvocato Giulio Vasaturo di trasmettere alla Corte costituzionale una nota a sostegno della manifesta illegittimità della normativa penale che tuttora dispone la reclusione dei giornalisti condannati per diffamazione.

«La Federazione nazionale della Stampa italiana – affermano Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti, segretario generale e presidente della Fnsi – esprime grande apprezzamento per la riforma voluta dalla presidente della Corte costituzionale, Marta Cartabia, con cui viene finalmente consentito ai sindacati di fornire un proprio contributo nella valutazione di norme che incidono fortemente sulla libertà fondamentali dei lavoratori. L’auspicio è che venga riconosciuta l’incostituzionalità della pena carceraria in caso di diffamazione a mezzo stampa, in ossequio all’articolo 21 della Costituzione e alle indicazioni della Corte europea dei diritti umani».

 

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