IL MAL(E) ESSERE QUOTIDIANO: UN DRAMMA GIOVANILE

Nella società contemporanea i giovani vivono, nella loro quotidianità, due tipi di malesseri. Il primo è quello fisico e psicologico, che coinvolge sempre più ragazzini in età pre-adolescenziale.

I dati statistici riguardanti l’abuso di alcol, di droghe, la dipendenza al gioco d’azzardo, quella tecnologica e dell’indole al suicidio sono allarmanti: cresce il numero di ricoveri in pronto soccorso per coma etilico nei ragazzini di età inferiore ai 14 anni, droghe e psicofarmaci a dodici anni, tentano la sorte con il gratta e vinci circa il 33% dei giovani under 18, circa 300 mila ragazzi in Italia dipendono da internet ed infine il suicidio è la seconda causa di morte giovanile.

Del resto come non comprenderli? Non è sicuramente facile sostenere la vetrina che si devono costruire precocemente per ritagliarsi uno spazio visivo, in una società basata sulla filosofia della futilità e dell’immagine.

Il secondo malessere è l’infiltrazione del male, in quanto essere e in tutte le sue espressioni, nella quotidianità dei ragazzi millennials e della generazione Z.

Consumatori digitali, iperconnessi, sempre più sedentari e isolati dal mondo reale, assorbono un modello educativo fornito dal genitore digitale che solo talvolta (ahimè) entra in conflitto con quello fornito dai genitori reali.

Youtubers dal linguaggio violento (tossico per i giovani), influencers che vendono l’acqua in cui fanno il bagno o candele dal profumo di vagina a cifre esorbitanti, trapper che inneggiano il femminicidio, lo stupro, ogni forma di violenza fisica, verbale e di stile di vita antisociale, considerati delle star anche nei programmi televisivi che concorrono a dar loro visibilità.

Il tutto condito da video, immagini e maschere con cui si presentano che, idolatrano Satana e il luciferismo.

Del resto il principe delle tenebre è l’espressione assoluta del liberalismo come promosso da Aleister Crowely, ispiratore del satanismo odierno: “Fai ciò che vuoi sarà la tua legge”.

L’anticristo è il nuovo idolo a cui dedicano uno spazio anche i giochi, le serie televisive amate dai giovani, perché grazie a lui si può ottenere successo, guadagno. La compassione, l’altruismo, l’accoglienza, l’amore per la vita sono démodé e non portano un vantaggio materiale.

La situazione così rappresentata è angosciante eppure esiste una via di uscita: lo sport e la cultura e il ritorno all’innocenza.

L’attività fisica sprigiona quella sensazione di benessere che viene ricercata con lo sballo chimico; il nostro corpo possiede già, infatti, tutti gli strumenti per raggiungere l’estasi. Basta suonare le corde giuste.

La cultura rende l’uomo libero, lo aiuta a produrre gli anticorpi per potersi difendere, con maggiore efficacia, da ogni strumento manipolatorio.

I ragazzi devono capire che, soltanto loro possono costruire una società migliore di quella che gli abbiamo consegnata, ma per far questo è necessario riprendere in mano la propria vita e guardare avanti con occhi vigili, prendendo le distanze dai lupi che sono tali sono nel branco e con un guinzaglio al collo.

Il ritorno all’innocenza significa ritornare a sognare.

Se i giovani si riappropriano dei loro sogni possono segnare la storia con un altro risultato di quello odierno.

Io sarò in prima fila a tifare per loro.

Marisa Giudice