Ai giornalisti del Corriere della sera: Cari colleghi…

Ai giornalisti del Corriere della sera
Cari colleghi,
ho letto e apprezzato il documento con il quale la vostra redazione si impegna a vigilare perché non ci sia alcuna confusione tra attività giornalistica e comunicazione pubblicitaria. Mi chiedo però se questo impegno morale comprenda o meno il vostro critico televisivo e si applichi alle attività de “La Sette”, televisione che fa capo allo stesso editore del vostro quotidiano.
Come sapete, non ho mai replicato agli insulti di Aldo Grasso che mi vengono sempre rivolti trasgredendo alla regola elementare di una corretta recensione: descrivere minimamente l’oggetto di cui ci si occupa. Anche nel suo “Santoro sembra Corona..” di oggi non viene citata virgolettata una sola mia frase o parola e mi si definisce filorusso, putiniano, sodale di Giulietto Chiesa (di cui mi onoro di essere stato amico ciascuno con le sue idee). Infine non dimentica di citare la mia appartenenza a “Servire il popolo” quando avevo ben diciannove anni e si votava ancora a ventuno, riferimento alquanto contraddittorio visto che quella organizzazione maoista era ferocemente antirussa. Quisquilie per un intellettuale della portata di Aldo Grasso che per sua fortuna non pretende di scaldare il pubblico e si dedica quotidianamente alle menti dei suoi lettori.
Il problema quindi non lo riguarda ma coinvolge i principi deontologici contenuti nel codice da voi redatto. Frequento la trasmissione Di Martedì da quando c’è stata l’invasione dell’Ucraina e i miei argomenti sono da sempre in linea con quelli adoperati l’altra sera a “Lo Stato delle Cose”. Come mai Grasso, pur avendo quella trasmissione ascolti maggiori, non li ha mai degnati di attenzione e interviene solo quando la trasmissione di Giletti fa il record d’ascolto con il 7,3 per cento? Nel vostro “codice” come chiamate questa critica a orologeria: informazione, pubblicità negativa o marchetta?
Michele Santoro