Diffamazione, la casta di politici e magistrati vuole pene severe per i giornalisti

La Commissione Giustizia del Senato ha approvato all’unanimità una norma che prevede il carcere fino a nove anni per i giornalisti che diffamano a mezzo stampa un politico o un magistrato. Chi invece scrive cose sbagliate su un cittadino viene condannato a sei anni di reclusione. “E’ una decisione grave – commenta il presidente dell’Ordine dei giornalisti della Lombardia, Gabriele Dossena – tra l’altro in netto contrasto con l’esplicita esortazione della Corte di Strasburgo che ha più volte chiesto all’Italia di abolire il carcere”. Lo stesso Comitato esecutivo del Consiglio nazionale, riunitosi a Roma, osserva che da un lato si sbandiera come già realizzata (ma di fatto insabbiata) l’abolizione del carcere per la diffamazione a mezzo stampa, dall’altro, con un blitz, si inaspriscono le pene determinando una disparità di trattamento tra politici e magistrati – che vengono considerati cittadini di serie A – e tutti gli altri cittadini. Non può essere giustificabile la motivazione secondo cui il provvedimento nasce da una presunta tutela degli amministratori pubblici da intimidazioni, violenze o minacce finalizzate a bloccarne il mandato. Anzi, in realtà si accentua il tentativo di intimidire i giornalisti limitando il diritto dei cittadini a essere informati.

Ordine dei giornalisti della Lombardia