IN RICORDO DI WALTER, GIORGIO E DEI LORO IDEALI TRADITI

C’erano una volta gli ideali. Per questi si lottava. La democrazia, la libertà di pensiero e parola, i diritti civili, il lavoro. C’erano una volta i sindacati, che, dopo aver conquistato il diritto di esistere, riuscirono a inanellare, anche, conquiste determinanti per la costruzione di contratti di lavoro degni di tale nome.

C’erano una volta i leader sindacali, alcuni schierati politicamente, in modo duro, arrabbiato, altri alla ricerca del dialogo anche all’interno degli stessi sindacati.

C’era una volta il sindacato dei giornalisti, dapprima “monolitico” poi aperto alla democrazia interna. In punta di piedi, si era affacciato nella storia un giovane di nome Walter Tobagi. Era intelligente e colto. Era acuto. Aveva idee ben precise eppure aveva la forza di non imporle. Come giornalista era ben presto approdato al Corriere della Sera. Aveva un sogno: trasformare il sindacato unico, in un sindacato “multiplo” ma unitario. Erano gli anni Settanta. Ben presto un gruppo di colleghi si riunì intorno a lui e fu fondata Stampa Democratica: “da una parte sola, quella dei giornalisti”. Si avvicinarono a Walter giornalisti in carriera e giornalisti disoccupati, donne e uomini, giovani e meno giovani. A fianco di Walter, amico fraterno, Giorgio Santerini, che poi avrebbe portato a casa il più importante contratto nella storia del sindacato.

C’erano una volta i terroristi, che, si sa, non amavano la democrazia e uccisero Walter in una fredda giornata del 28 maggio 1980, a Milano, sparandogli vigliaccamente, cinque volte, anche un colpo al cuore. Ragazzi perbene, di buona famiglia.

Cambiò la storia. Ma Stampa Democratica andò avanti con la guida di Giorgio Santerini e con il determinante aiuto di chi aveva condiviso le idee di Walter e dei suoi primi compagni di percorso. Idee semplici: con gli editori si deve parlare, si deve trattare, ma l’obiettivo sarà sempre quello di difendere la libertà di stampa, cioè la libertà dei giornalisti. Libertà di scrivere anche contro i poteri forti. Libertà di dire <no> a chi vorrebbe utilizzarli come utili idioti. Libertà dal bisogno. Quindi, retribuzioni adeguate e regole deontologiche non derogabili. Ad esempio, distinguere sempre la pubblicità occulta, pagata, dal testo di un articolo, o pezzullo. Nessuna commistione.

Poi, quando Stampa Democratica si era attestata al primo posto fra le formazioni sindacali dei giornalisti, si fecero largo alcuni “mercanti” di poltrone. Volevano posizioni e visibilità. Per se stessi. Cercavano il potere e per questo erano disposti a mediazioni che sarebbe più corretto chiamare “compromessi”. In alcuni casi la mediazione, con gli editori, lasciò a piedi i giornalisti: non a caso il sindacato lombardo inanellò condanne da parte dei giudici del lavoro.

Nelle loro manovre di sottoscala, questi "mandarini" volevano libertà assoluta e perciò esiliarono chi per Stampa Democratica aveva lavorato davvero a difesa della categoria e senza profitti personali. Il risultato fu di deludere le nuove leve che con entusiasmo e speranza si erano unite a “Stampa Democratica". Intanto crollavano le iscrizioni e aumentavano gli abbandoni.

Gli “esiliati” vogliono confermare come loro valore assoluto gli ideali che hanno fatto nascere e vivere Stampa Democratica. E nel 36mo anniversario dell’assassinio di Walter ricordano Isotta Gaeta, Giorgio Santerini, Giuseppe Baiocchi, Raffaele De Grada, Giovanni Belingardi, Mario Cervi, Alessandro Caporali, Carlo de Martino, Giuseppe d’Adda, Gastone Geron, Achille Lega, Fabrizio Scaglia, Nino Tripodi… A Isotta, che iniziò il suo impegno per la libertà e la democrazia da giovanissima staffetta partigiana, va un pensiero speciale da parte delle “ragazze” per le quali lei si è battuta.

Maurizio Andriolo, Massimo Borgomaneri, Fabio Cavalera, Paolo Chiarelli, Lorenzo Fuccaro, Franco Marelli Coppola, Mariagrazia Molinari, Antonio Morra, Paola Pirogalli