Pubblicità istituzionale. A che serve?

Da diverse settimana, sui principali media, si può leggere la pubblicità di due istituzioni: la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) e la Società Italiana Autori ed Editori (SIAE), Due pubblicità i cui committenti non vendono niente a nessuno. La CDP, controllata da capitale pubblico, gestisce i risparmi dei cittadini attraverso le Poste, soldi coi quali investe economicamente e presta soldi allo Stato. La Siae prende soldi da chi usa le opere dell’ingegno per in parte girarli ai rispettivi autori. Quindi, perchè si fanno pubblicità, a chi si rivolgono per vendere i propri servizi e/o prodotti? C’è qualcuno che si mette a leggere la loro pubblicità e, di conseguenza, decide di rivolgersi a loro? No! Solo immagine. Ma a che serve la promozione della loro immagine, visto che sono società pubbliche dove la CDP si rivolge allo stesso Stato che la gestisce (che non ha bisogno della pubblicità per conoscere la sua esistenza), e la SIAE si rivolge a tutti coloro che, nella cultura e nello spettacolo, sono comunque di fatto obbligati ad usare i suoi servizi?
E’ evidente che queste pubblicità sono una sorta di finanziamento pubblico per i giornali che le pubblicano, finanziamento pubblico che si aggiunge ai benefici corporativi sull’editoria che vengono erogati a pioggia dietro il paravento della tutela della libertà d’informazione (a nostro avviso- il contrario di come dovrebbe essere, perchè si è liberi quando non si deve niente a nessuno, ma solo ai fruitori dei propri servizi). In periodo di declamata spending review, sarebbe un segnale di decenza civica ed economica non continuare a spendere i soldi pubblici in questo modo. Ma si sa, i circoli e le corporazioni sono ancora dominanti e determinanti, per cui lo Stato, per la propria sopravvivenza, ritiene in tutti i modi di dover contribuire a mantenerli in vita.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc