L’Unità chiude, perchè no, visto che non vende?

Il quotidiano l’Unità ha annunciato che dal prossimo 1 agosto sospenderà le pubblicazioni perchè non ha più soldi. Abbiamo avuto modo di leggere diverse opinioni di chi ritiene questo fatto come una “ferita per la democrazia” e non si contano gli appelli alle maggiori istituzioni perchè in qualche moda intervengano per scongiurarne la scomparsa. Noi non ci stupiamo più di tanto e non facciamo nessun appello. Anzi. Diciamo che è durato anche troppo, perchè sono anni che questo giornale -in ottima e numerosa compagnia- sopravvive a se stesso, non avendo più sufficiente quantità di acquirenti e contratti pubblicitari, e nonostante i soldi pubblici. Averlo mantenuto fino a oggi è stata una illusione per chi ci lavorava e uno spreco dei soldi dei contribuenti. Siamo consapevoli che è la legge sull’editoria che facilità operazioni editoriali di questo tipo e che sono decine e decine i giornali che campano grazie ai soldi dei contribuenti e non di coloro che, interessati, li acquistano o li usano come veicoli pubblicitari. E infatti noi saremmo per l’azzeramento di questa legge sull’editoria, di partito o meno poco importa: le imprese -incluse quelle editoriali- devono e possono essere tali solo se riescono ad imporre sul mercato i loro prodotti, non per il fatto stesso di esistere.
Noi di Aduc siamo un’associazione no-profit e non prendiamo nessun tipo di finanziamento pubblico (abbiamo rifiutato anche di essere, per questo, una ONLUS). Siamo in “perenne bolletta” perchè viviamo solo della nostra attività e dei liberi e volontari contributi dei cittadini che ritengono meritoria e necessaria la nostra presenza e i servizi che eroghiamo. Ma, per il momento, continuiamo ad esistere e a essere ricercati. Perchè non deve essere altrettanto per altri, a maggior ragione quando non sono soggetti no-profit ma società di capitali con gli utili che vengono divisi tra gli azionisti?
Non siamo nati oggi e sappiamo che il nostro è il Paese, per esempio, di Alitalia e delle sue voragini perennemente colmate dallo Stato. Ma crediamo sia opportuno cogliere l’occasione della chiusura di uno dei due quotidiani del Partito Democratico (stendiamo un velo pietoso anche su quello che si sembra il mercato dell’altro quotidiano di questo partito) per ricordare a chi ci governa, chi ci fa le leggi e chi determina il consenso per i due precedenti, che uno dei pilastri fondamentali per la ripresa e l’affermazione economica, politica e culturale (di cui l’informazione è un pilastro) del nostro Paese, deve necessariamente passare attraverso chi è capace di farsi ascoltare, scegliere e acquistare e non attraverso chi sopravvive grazie ai propri legami politici. E ci teniamo a precisare che non ci fa piacere di non poter leggere tutti i giorni, come abbiamo fatto fino a oggi, il quotidiano l’Unità, ma prendiamo atto che i soldi che davamo al nostro edicolante per acquistarlo, nonostante i soldi pubblici che prendeva, non erano sufficienti. E’ il bello, e il giusto, della democrazia, anche quella economica.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc