CONTRATTO/ FNSI vuole la tomba del giornalismo e dei giornalisti

ll 17 aprile si riunisce la commissione contratto per analizzare la bozza di accordo raggiunto dalla dirigenza sindacale e dalla FIEG. Una bozza di cui i giornalisti italiani non sanno praticamente nulla. E’ la prima volta che si va a un rinnovo contrattuale senza una piattaforma sindacale nota e condivisa e, se si escludono le scarne informazioni fornite l’estate scorsa, l’intera trattativa è stata condotta in un clima di assoluta omertà, senza che nulla trapelasse sulla piega presa dai negoziati in questo anno di incontri fra delegazioni.
La dirigenza sindacale ha proceduto in splendido – si fa per dire – isolamento, evitando qualunque momento di confronto e discussione con la propria base, come si dovrebbe fare in ogni organizzazione democratica.
CONFERENZA DEI CDR
Basti dire che la conferenza nazionale dei cdr, ovvero la rappresentanza di prima istanza delle redazioni, non viene convocata da un anno e mezzo. L’ultima volta e avvenuto nel novembre 2012. E si trattò di una sorta di seminario, nel corso del quale consulenti degli editori come Mc Kinsey and co. vennero invitati dal sindacato (sic), alla vigilia del rinnovo contrattuale (ri-sic), a spiegarci che la categoria dei giornalisti era morta, finita. Tanto per far capire cosa ci si dovesse aspettare dal nuovo contratto.
La FNSI sembra si sia seduta dalla stessa parte del tavolo degli editori giacché è convinta che la crisi del settore, possa essere affrontata solo attraverso prepensionamenti, licenziamenti e tagli degli organici.
ENORMI GUADAGNI
Ma quale sindacato degno di questo nome accetterebbe che il prezzo di una difficile congiuntura ricadesse interamente sui propri rappresentati senza neppure richiamare la controparte al dovere di dare il proprio contributo a fronte degli enormi guadagni accumulati prima della crisi e reinvestiti solo in minima parte?
Questa sudditanza psicologica è la spia di una dirigenza sindacale debole e inadeguata, per questo incapace di ottenere legittimazione dai propri rappresentati, e perciò costretta per giustificare il proprio ruolo a ricercare il riconoscimento della controparte, anche a costo di complicità e connivenze.
Se le voci che abbiamo raccolto sul contenuto del contratto saranno confermate, le nuove regole segneranno la capitolazione completa e totale dei giornalisti – che saranno messi nelle mani degli editori – e del giornalismo indipendente.
DENTRO I COCOCO
Tra l’altro la bozza prevede l’introduzione nel contratto dei CoCoCo, figure professionali pagate poco e senza tutele. Ci si domanda quindi perché gli editori dovrebbero assumere ancora ex-articolo 1 e ex-articolo 2, se gli si concede la possibilità di utilizzare giornalisti a costi molto più bassi.
Tanto più che gli editori stanno anche manovrando per far sì che l’equo compenso non si applichi ai liberi professionisti, come invece si dovrebbe, ma soltanto ai CoCoCo, riducendone di fatto ancora di più i costi.
Noi di Senza Bavaglio abbiamo sempre sostenuto che i CoCoCo attuali dovessero essere trasformati in articoli 1 o, al massimo, articoli 2. E’ triste constatare che la FNSI, il nostro sindacato, sposa le tesi della controparte senza batter ciglio.
FUORI LA FISSA
Secondo le insistenti voci che abbiamo raccolto, le nuove norme prevedono la cancellazione della fissa, cioè di quell’indennità che viene pagata a fine rapporto di lavoro, e così quei pochissimi giovani neo assunti, che già guadagnano poco più di mille euro, saranno ancora di più penalizzati economicamente.
PER I COLLABORATORI SOLO PAROLE
Naturalmente nulla per i collaboratori se non sconcertanti dichiarazioni con cui si tenta di tenerli buoni, di catturare la loro benevolenza, cioè ancora una volta di prenderli in giro.
E vanno respinte al mittente le accuse all’Ordine che – secondo il sindacato – avrebbe solo atteggiamenti strumentali per difendere i freelance e in genere coloro che non hanno un contratto.
SEGRETEZZA INAPPROPRIATA
Ma le cose che più indignano sono la segretezza e il mistero che avvolgono le trattative. Perché il sindacato deve trattare i giornalisti come fastidiosi sudditi sciocchi, che non hanno alcun diritto ad essere consultati?
E quindi sorge spontanea la domanda: perché quindi tenersi questi dirigenti, gli stessi che hanno permesso lo smantellamento dei periodici della RCS, alla Hearst e alla Domus di prepensionare decine di colleghi, al Messaggero di provare a lasciare a casa 5 colleghi? A miriadi di aziende (piccole, medie e grandi) di sbarazzarsi di colleghi più o meno anziani senza in cambio pretendere l’assunzione di un ugual numero di giovani? Perché tenersi gente che non è stata in grado di impedire che i collaboratori ricevessero compensi da fame? Sono gli stessi sindacalisti che hanno la responsabilità della distruzione della professione e che hanno fatto propri acriticamente i pianti e le lacrime degli editori.
Vogliamo tenerci ancora dirigenti sindacali che hanno avallato la politica degli editori secondo cui “i profitti nelle nostre tasche, le perdite a carico della collettività” e, anche, a carico dell’intera categoria, visto che l’ampio e indiscriminato ricordo agli ammortizzatori sociali accettato acriticamente dalla FNSI sta mettendo a rischio i conti dell’INPGI?
NECASSARIO UN SERIO REFERENDUM
Il contratto che sta per essere rinnovato si annuncia come una nuova débâcle per i giornalisti, con perdita di diritti e sacrifici economici, che si abbattono su una categoria già provata da cassa integrazione e contratti di solidarietà. Un contratto, lo ripetiamo, sui cui contenuti non è mai stata aperta una discussione e che non può essere firmato senza che i giornalisti abbiano potuto esprimere la loro opinione. Riteniamo pertanto indispensabile che il testo concordato con gli editori venga sottoposto a referendum prima della firma e che l’esito della consultazione debba considerarsi vincolante per la dirigenza della FNSI. Sono le semplici regole della democrazia e un sindacato non può calpestarle.

Senza Bavaglio