Editoria: da Rcs a Class un 2013 di lotta alla crisi

"’Il mercato è difficilissimo, il contesto preoccupa molto’. L’ad di Rcs, Pietro Scott Jovane, non ha usato giri di parole: l’editoria in Italia è un malato grave. Per questo motivo il lavoro per stendere il nuovo piano della Rizzoli ‘è bell’intenso’. Praticamente impossibile dargli torto – scrive il GIORNALE -: cinque dei sette editori quotati in Borsa hanno chiuso i primi 9 mesi del 2012 con una perdita netta. E non sono solo le vendite di quotidiani e periodici a soffrire la crisi. ‘Nessun gruppo è riuscito a evitare un calo del fatturato pubblicitario in doppia cifra’, spiega l’analista di un’importante casa d’affari. Le prospettive non sono rosee. Gli investimenti in re’clame, infatti, sono un multiplo del pil e il calo generalizzato del 10,5% registrato quest’anno si confronta con una flessione attesa al 2,5 per cento. ‘Se si considera che nel 2013 è previsto un altro -0,5% di pil, la diminuzione dovrebbe attestarsi al 2-3%’, aggiunge l’analista. Fondamentale aver messo fieno in cascina, ma evitare un’altra drastica riduzione dei costi non sarà automatico. E questa volta non si tratterebbe solo di prepensionamenti. Il caso-Rcs e’ ormai noto. Scott Jovane non potrà fare a meno di un aumento da almeno 400 milioni perche’ a un debito di 925 milioni corrisponde una liquidità di circa 50 milioni e un Ebitda negativo per 21,4 milioni (il rosso di 380,5 milioni è legato alla svalutazione degli asset spagnoli). Mondadori (socio al 36,8% dell’editore del Giornale) e l’Espresso sono i due gruppi posizionati meglio: non solo perchè hanno difeso l’utile (16 e 26 milioni rispettivamente) ma perchè hanno diverse opzioni a disposizione. Segrate, forte nei Libri, dipende meno dalla pubblicità (che incide per il 10% circa sul fatturato) e inoltre ha una presenza internazionale (soprattutto in Francia) che consente di diversificare il rischio. L’editore di Repubblica , invece, ha una liquidità di 133 milioni che tiene a bada il debito di 278 milioni. La dipendenza dalla pubblicita’ (58% del fatturato), pero’, aumenta il rischio che nel 2013 l’ad Monica Mondardini possa registrare la prima perdita del gruppo. Discorso diverso per Il Sole 24 Ore e Caltagirone Editore. Il gruppo confindustriale e’ seduto su una trentina di milioni di liquidita’ residuati dall’Ipo e, quindi, nel 2013 dovra’ ‘solo’ attrezzarsi a un anno difficile. Lo stesso vale per l’editore del Messaggero : 218 milioni di cassa e solo 56 di debito consentono di tollerare ancora qualche perdita. Meno armoniosi i conti di Poligrafici e di Class. La pubblicita’ e’ calata del 14 e del 19% frenando i ricavi e la posizione finanziaria netta e’ peggiorata. ‘Gli aumenti di capitale che sono sempre possibili per migliorare il patrimonio – conclude l’analista- ma gli editori possono razionalizzare la distribuzione condividendo le spese per andare in edicola’.Raschiato il fondo del barile, si dovra’ tagliare il personale e questa volta si potrebbe anche licenziare come fatto da Rcs in Spagna".