Tra i Dem tutti litigano, nessuno se ne accorge: il Pd è morto

Come la goccia cinese, tic tic tic, fino all’impazzimento. Non passa giorno, che dico, un’ora, senza che dentro il Pd si alzi qualche voce contro il segretario Nicola Zingaretti per la sua linea politica fallimentare, contro le correnti che ormai immobilizzano il partito, contro la marginalizzazione delle donne, la disfatta politica sancita dalla nascita del Governo Draghi, dove ormai i Dem sono quasi da ‘riserva indiana’ e la Lega di Matteo Salvini che con Giorgetti ormai è seduta alla destra del Premier. E ogni giorno Salvini avanza richieste su richieste che tra poco, vedrete, sarà difficile ignorare e dovranno andare all’incasso.

 

Tra i Dem vicini al segretario si assiste impotenti al triste scenario: “La verità è che questo partito è in mano ai ‘renziani’, a quelli che non hanno mai smesso di lavorare per far tornare leader il loro Matteo. Per questo ogni giorno è uno stillicidio, anche di falsità come quella delle dimissioni del segretario… questa è la realtà: in politica contano i numeri e questi oggi sono nelle mani dei ‘renziani’ che Renzi ha lasciato nel Pd“.

Per concludere: “E’ chiaro che se non c’è riuscito Zingaretti, che pur di puntare all’unità si morde la lingua e frena le mani ogni minuto, quel che resterà di questo partito sarà diretto da una parte a scapito delle altre”. Anche la lettera dei militanti della sezione Ponte Milvio di Roma, quella che in passato aveva tra gli iscritti anche Enrico Berlinguer, il segretario del Pci, pur in appoggio alle fatiche di Zingaretti, alla fine può essere letta come di parte, come fotografia dello stallo mortale:

“Caro segretario- si legge- assistiamo perplessi ed imbarazzati a queste continue liti all’interno del Partito. Un perenne tatticismo e posizionamento di persone e/o correnti, un prolisso parlare esclusivamente di ruoli e incarichi senza discutere di contenuti e scelte per il Paese… Abbiamo deciso di scriverti questa lettera aperta per ricordare a tutti noi che la tua elezione risale solamente a due anni fa quando il 66% degli elettori – oltre 1 milione di persone – ti scelse come Segretario. Non è accettabile che ogni volta esponenti di Partito, autorevoli o meno, alzino la voce con argomenti che non hanno nulla a che fare con dialettiche interne alla vita del Partito ma che hanno il solo effetto di destabilizzare la nostra comunità che di conseguenza all’esterno appare come litigiosa e spaccata… Il mandato di Segretario dura quattro anni: finora a nessun segretario è riuscito di concludere un solo mandato senza doversi difendere tanto dal fuoco amico quanto da quello ‘nemico’. Basta. Pensiamo che questo non sia più tollerabile…”.

Questo il clima. A metà marzo ci sarà l’assemblea nazionale Dem, potrebbe essere quella l’occasione giusta per prendere atto della morte del Pd, di lanciare una fase costituente per una nuova forza politica del centro-sinistra, facendo tesoro degli errori commessi e affidandosi all’esperienza di chi, ad esempio in Europa, con sue scelte ha attraversato tutte le fasi politiche, anche le più avverse, per ripresentarsi sempre come punto di riferimento rinnovato.

Per questo, come esempio, si potrebbe pensare a strutturare in Italia qualcosa di simile alla Germania, con un ‘patto’ tra due forze, una di matrice Popolare l’altra Socialista, che marciando divise sul territorio italiano possano poi ritrovarsi agli appuntamenti elettorali uniti e più forti, perché ognuno avrà parlato con una sola lingua ai propri elettori e chiarito i termini dell’alleanza. Il tempo c’è, perché il Governo di ‘Supermario’ andrà avanti come un treno da solo. E se i partiti politici vorranno riprendere il loro ruolo forte nella società dovranno cambiare e molto, perché nessuno dopo essere ricorsi a una personalità come Draghi sarà disponibile a mettere il suo futuro nelle mani di quelli che hanno fallito. Servirà coraggio.

 

L’editoriale del direttore Nico Perrone per Dire Oggi