Si torna a parlare di Ponte sullo Stretto… l’inizio di una battaglia per i No Ponte

Il 12 maggio il ministro delle infrastrutture Enrico Giovannini presenterà alle Commissioni congiunte di Camera e Senato la relazione esitata dalla Commissione di esperti incaricata di analizzare le possibili soluzioni per l’attraversamento stabile dello Stretto di Messina.

Da indiscrezioni pubblicate dai giornali nei giorni scorsi pare che la Commissione abbia espresso parere favorevole per due soluzioni, il Ponte a campata unica e quello a tre campate, mentre pare sia stato esclusa, per i maggiori costi e il maggiore impatto ambientale, l’ipotesi del Tunnel. Draghi e i suoi ministri tecnici non hanno mai espresso particolare entusiasmo per il Ponte, ma sono adesso obbligati a portare in discussione i risultati della Commissione istituita dal Governo Conte bis. Sarà il Parlamento a decidere cosa avverrà adesso, ma l’ormai consolidato unanimismo delle forze politiche intorno all’attraversamento stabile (lo stesso M5S, che in passato aveva espresso la propria contrarietà, aveva di recente manifestato interesse per l’ipotesi Tunnel e nei giorni scorsi attraverso il vice ministro Cancelleri ha dato ampi segnali di apertura anche al Ponte) lascia prevedere che l’iter continuerà.

Sembra, insomma, di essere tornati agli anni ’90, quando tutte le più importanti forze politiche e le amministrazioni locali interessate erano schierate dalla parte del Ponte. Solo dopo anni di lavoro del movimento No ponte, nelle sue componenti militanti e tecniche, una parte del quadro politico e sindacale aveva cambiato posizione e sembrano oggi lontani i tempi in cui ai nostri cortei partecipavano, tra gli altri, sindaci e giunte delle città di Messina e Villa San Giovanni. Sembrano oggi lontani i tempi in cui spezzoni e singoli rappresentanti di partiti che oggi siedono al governo si accodavano nelle nostre iniziative. Quel movimento, con le diverse sensibilità che conteneva, era stato capace di incidere sulle scelte politiche nazionali e, forse l’unico tra i movimenti che si battono contro le Grandi Opere in Italia, aveva vinto. Le sue idee erano apparse talmente convincenti che Messina ha avuto un Sindaco che ha fatto tutta la campagna elettorale con la maglietta No Ponte.

Lo scontro tra favorevoli e contrari alla costruzione del Ponte sullo Stretto, d’altronde, non ha a che fare, semplicemente, con la realizzazione o meno di un manufatto, con la sua costruibilità, con l’impatto ambientale che determinerebbe. In ballo ci sono due idee di città, di territorio. Da una parte la città di passaggio, la città-svincolo, luogo divenuto anonimo e assorbito dalle necessità logistiche, non-luogo che recide definitivamente la relazione con la sua storia. Dall’altro una città che si fonda (si ri-fonda) sulla bellezza del proprio territorio, che fa della sostenibilità la propria occasione per il futuro, che si ri-conosce dal suo rapporto con il mare, che ne fa fonte del suo rilancio, una città che si ricorda della propria storia rinvenendo nel porto il suo punto di forza. È lo scontro tra il passato recente, la fotografia giornalistica di un mondo andato in frantumi a causa del sovraccarico che esso stesso ha creato, e il futuro possibile di una umanità che sceglie di convivere con il pianeta che gli è capitato di abitare, che sceglie di rispettarne la fragilità poiché quella fragilità contiene l’unica promessa di felicità che abbiamo a disposizione.

La novità di quest’ultimo periodo è che una delle due visioni della città e del territorio è completamente priva di rappresentanza politica. E si tratta di un’anomalia poiché se è vero che le forze politiche sono ormai unanimemente collocate dal lato dell’attraversamento stabile non è vero che lo è tutta la società Noi non sappiamo ancora se questa sarà la volta buona per i sostenitori del Ponte o se si tratterà dell’ennesima falsa partenza, dell’ennesimo teatrino pre-elettorale. Se, però, davvero l’iter della costruzione del ponte sullo Stretto dovesse riprendere non si tratterà di un punto d’arrivo, ma l’inizio di una battaglia e il popolo No Ponte avrà bisogno di costruire la propria rappresentanza.

 

Luigi Sturniolo