RADIO ZANCA: CHE I BINARI FERROVIARI NON SIANO “STAZIONI DI SERVIZIO”, MA DI CULTURE E COMMERCIO

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Messina – Osservo una città che si affaccia su un territorio spazzato dalla pioggia. Nel vuoto politico che ha caratterizzato gli ultimi venti e passa d’anni senza che nessuna amministrazione trovasse una soluzione per fermare la lenta ma inesorabile emorragia delle fughe dei giovani verso luoghi più idonei per studiare o trovare occupazione. La stazione ferroviaria di Messina è lo specchio di una città che muore.

Si parte, a volte, ma non si torna più indietro. Si parte, a volte, per colpa di chi dovrebbe tutelare tutti e non solo i figli di… Avete mai pensato alla ferrovia come una opportunità non solo per ripartire ma per fermare le fughe dei ragazzi? A vedere come hanno ridotto la stazione ferroviaria di Messina direi di no. Nessuno che abbia avuto un lampo di genio, una idea che fosse una. E del resto, basterebbe osservare con occhi diversi il territorio cittadino per non essere sorpresi. Il mondo oltre la stazione è avvolto dall’oscurità, che poi simboleggia l’ignoto, fonte prima di corruzione, affari sporchi, mala politica, intrecci tra mondi sommersi, degrado, sporcizia, incuria. E questo ci regala validi motivi d’ansia: lupi famelici che offrono scorciatoie poco percorribili, briganti nei corridoi dei palazzi, poliziotti che occupano i binari ferroviari vuoti dove più dei piccioni che fanno i bisogni e qualche cane randagio non c’è anima viva, mentre sarebbe il caso che il Questore Gabriella Ioppolo, funzionario di primo piano del Ministero degli Interni, li facesse circolare nelle strade a caccia dei delinquenti, che ci sono e purtroppo tanti.

La politica ha smarrito il senso della missione: quello dell’amore verso il popolo. Perché non guardano alla stazione ferroviaria con occhi diversi? Perché la stanno facendo morire senza farsene una colpa? Eppure questo luogo potrebbe dare vita a una nuova realtà. Commercio, cultura, etica, dibattiti, incontri tra comunità diverse. Come accade a Roma, Milano, Napoli. Basterebbe copiare la loro vita commerciale per non deragliare. Quelle stazioni ferroviarie insegnano una volta per sempre che l’amore per il territorio e l’amore per il popolo sono inseparabili, anzi, di più, si sostengono l’un l’altro. Pur se posti in sequenza, essi sono le due facce di un’unica medaglia: vissuti insieme sono la vera forza del progetto politico! Amare Messina significa investire ogni giorno le proprie energie per essere una guida sicura, intelligente, etica.

Amare i cittadini significa avere attenzione per quelli che sono sulla strada: non si tratta di pre-selezionare l’aiuto politico, questo non è etico né legale, questo è reato. Invece di preselezionare le necessità degli amici di bottega bisogna avere occhi per vedere il territorio, gli spazi, le opportunità e cuore per volere il bene di Messina. E allora perché il sindaco Federico Basile non dà un segno del suo essere un bravo amministratore intestandosi la rinascita commerciale, culturale, della stazione di Messina, oggi sul punto di morire? Basile è a conoscenza delle saracinesche abbassate all’interno della stazione di Messina? Spazi che una volta erano pieni di vita, commercio e oggi sono muti e silenziosi per mancanza di opportunità? No, questi pensieri non sono paranoie. Sì, da qui il bisogno di trovare cause sostitutive di insicurezza. Perciò non c’è da stupirsi se i politici tendono a rilanciare le minacce alla sicurezza personale e all’incolumità fisica dei cittadini, esagerandone la portata: fate un giro per la stazione e vedrete solo divise e manganelli come se tutti i criminali dello Stretto si dessero appuntamento per complottare e cospirare tra i binari vuoti. Ma per favore! Messina ha bisogno di sorrisi, economia, dibattiti, cultura. 

Papa Francesco ricorda a noi tutti che l’affamato ha bisogno non solo di un piatto di minestra, ma anche di un sorriso, di essere ascoltato e anche di una preghiera, magari fatta insieme. Questa riflessione invita – sindaco in testa – a essere proiettati non solo verso le urgenze dei soliti noti, ma soprattutto a essere attenti alle necessità delle famiglie che giorno dopo giorno perdono certezze, sicurezze, speranze. Come sarebbe bello poter assistere alla rinascita della stazione ferroviaria non più vista come ultima fermata prima della fuga, ma come luogo sicuro dove poter far rifiorire arte, commercio, cultura, dibattitti, solidarietà,  così da essere finalmente una comunità che vive di molte iniziative.