QUANDO SI CESSA DI INGINOCCHIARSI DAVANTI A DIO, SI FINIRA’ PER FARLO DAVANTI AGLI UOMINI

Sulla questione dell’inginocchiarsi, tempo fa quando ancora sembrava solo un gesto praticato negli States, avevo espresso il mio rifiuto a questo gesto stupido e “politicamente corretto”. Ora che è diventata un’ossessione mediatica, perché ha coinvolto diversi calciatori del campionato Europeo 2020, è necessario fare altri ulteriori chiarimenti.

Intanto il gesto che dovrebbe essere di protesta contro il razzismo, è tutt’altro che rivoluzionario, in realtà si tratta di arrendevolezza ai diktat della mentalità dominante.

Anche se per la verità non tutti i Paesi europei, la pensano allo stesso modo. Ci sono i giocatori che si inginocchiano e quelli che non lo fanno, in particolare, quelli dei Paesi dell’Est (Ungheria, Croazia, Russia, Polonia, Slovacchia, Ucraina, Repubblica Ceca, Macedonia, Turchia), altre nazionali si inginocchiano come il Belgio. E qui entra in scena la nostra nazionale, i dirigenti della Fgci, che prima avevano deciso di non farlo, poi ci hanno ripensato, visto che si affronta la squadra di Lukaku, che abitualmente si genuflette al politicamente corretto. A questo proposito Marcello Veneziani nella sua pagina fb, afferma, con la sua consueta ironia: “Inginocchiarsi compatti al totem del politically correct è già un segno di conformismo ma inginocchiarsi perché lo fa il Belgio è un conformismo di seconda mano, più stupido, vile e passivo. Alla prossima, se ci sarà, per appiattirsi di più si stenderanno a tappetino?”

Lanuovabq.it è intervenuta ricordando l’importanza del gesto di inginocchiarsi, per certi versi quasi dimenticato dai cristiani che si recano nelle chiese o che assistono alle Sante Messe. “È interessante notare come questo gesto torni alla ribalta in queste circostanze dopo essere stato espulso dalle chiese, forse l’unico luogo dove l’inginocchiarsi è necessario quale segno di un atteggiamento di umiltà dinanzi a Dio e di adorazione a Lui”. (Guido Villa, In ginocchio, lontano dalle chiese, per la causa sbagliata, 28.6.21).

L’autore richiama come si è arrivati a questa fase di non inginocchiamento all’interno delle chiese, anche attraverso all’eliminazione dei banchi per inginocchiarsi, o l’inginocchiatoio dei confessionali, spesso si offre una sedia. Infine, ormai è raro vedere fedeli inginocchiarsi per ricevere la comunione. Villa ricorda che “lo stare in ginocchio aiuta a mettersi nella disposizione d’animo di umiltà necessaria per confessare i peccati, il sedersi è tipico di due persone che parlano, annacquando in questo modo il significato penitenziale di questo Sacramento”. Pertanto, il giornalista de Lanuovabq.it scrive, “Non sorprende che il gesto dello stare in ginocchio sia divenuto ora un gesto politico – dove si cessa di inginocchiarsi davanti a Dio, si finirà per farlo davanti agli uomini”.

Ci sarebbero da fare altre riflessioni sugli “inginocchiamenti antirazzisti” dei calciatori. Sarebbe interessante capire di quale “razzismo” si fa riferimento. C’è solo quello che riguarda i neri americani, difesi ideologicamente dal violento e terroristico movimento BLM? E tutti gli altri veri razzismi del mondo? E perché non manifestare anche per altre cause? Quelle degli Uiguri, dei Tibetani. Perché non inginocchiarsi per la barbara uccisione della povera Saman Abbas, o per le tante donne pakistane cristiane perseguitate e abusate.

“Nei fatti la retorica “antirazzista” – scrive in un editoriale Marco Faraci su atlanticoquotidiano.it – ha definito un concetto ben specifico e “ad hoc” di “razzismo” che si identifica con la colpevolizzazione selettiva dell’Occidente “bianco”, che invece è – guarda caso – proprio la parte del mondo che maggiormente ha superato i pregiudizi su base razziale, che è più economicamente e culturalmente aperta all’immigrazione e dove è più facile la mobilità sociale”.

 DOMENICO BONVEGNA

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