PRIMA, SECONDA, TERZA (REPUBBLICA): L’AVVOCATO PINO CARDILE SPIEGA IL VERO DILEMMA DI MESSINA

Si dice che nell’ora del dolore è necessario il coraggio della verità. L’emergenza Covid 19 diventa così l’occasione per un esame di coscienza collettivo. Forse noi siciliani siamo brava gente. Migliori di quel che ci vogliono far apparire. La sofferenza provocata dal virus che sta mettendo in ginocchio anche l’economia ha fatto sì che molte persone sono accorse in aiuto di altre meno fortunate.

Anche al di là dei loro compiti professionali o istituzionali. Ma non possiamo davvero esaltarci né assolverci. E non solo perché ci sono stati episodi di sciacallaggio ma anche perché non tutto è filato per il verso giusto. Una comunità civile ha cura delle sue leggi, mette al primo posto il bene comune, non  le sforacchia con deroghe, privilegi, favori personali.

Ma soprattutto ama il proprio passato e la cultura che gli danno identità assai meglio dell’intolleranza e dell’arbitrio. Noi di IMG Press abbiamo cercato di fare una riflessione a 360 gradi facendoci aiutare da uno che certi palazzi li ha frequentati da protagonista: l’avvocato Pino Cardile, professionista arguto che ha risposto con intelligenza e sapienza alle nostre provocazioni giornalistiche. Perché nell’ora della sofferenza e del dolore bisogna sempre dire la verità. O meglio, semplicemente parlandone.

Avvocato Pino Cardile lei ha ricoperto dei ruoli di primo piano nella vita pubblica e amministrativa di Messina e non solo: conosce uomini, cose e soprattutto i numeri della città. Il 4 maggio si riparte: cosa consiglierebbe al presidente Musumeci e al sindaco De Luca?

Tutti a criticare la Prima repubblica: ma non ci sembra che la Seconda, Terza e quarta siano così verginelle?

Nella sua lunga militanza in politica ha avuto la possibilità di conoscere più da vicino molti personaggi di primo piano: se potesse decidere o riportare in vita uno del passato a chi affiderebbe la ricostruzione della Sicilia, di Messina e perché?

Noi siamo dell’idea che nell’ora del dolore è necessario il coraggio della verità: in questa lunga pausa dovuta al Coronavirus ci sarà stato pure qualcosa o qualcuno che le avrà dato fastidio per come si è espresso o comportato, ci riferiamo ovviamente alle uscite pubbliche dei politici

Premesso che siamo tutti innocenti fino a prova contraria e che (forse) siamo brava gente ma non tutto è andato per il verso giusto nella protezione delle persone fragili: non si potevano prevenire certe disfunzioni o piani d’intervento? Ogni anno assistiamo prove simulate della protezione civile per casi di emergenza: scuole, ospedali, uffici pubblici e privati. Il virus però ci pare abbia messo tutti fuori gioco. Che ne pensa?

La crisi economica ci mette in ansia: il governo Conte annaspa, la Regione promette ma non mantiene, il Comune cincischia. Purtroppo molte aziende rischiano di non ripartire così pure molti lavoratori autonomi. Per non parlare delle tante emergenze: scuola, università, carcere, sanità. Come si può rimediare e soprattutto quanto tempo ci vorrà?

Resta la domanda delle domande: si può essere una comunità civile senza sostenere e osservare le leggi che liberamente ci possiamo dare per avere una vita migliore?

Egregio Direttore,

l’importanza e la delicatezza dei temi da Lei delineati impone una riflessione e un’analisi scevra da condizionamenti di carattere politico e personale. Tenterò, pertanto, di farLe conoscere il mio pensiero senza riferimenti specifici a persone, partiti politici e a soggetti portatori di interessi personali o di parte.

La mia attività nella vita pubblica e amministrativa è stata contraddistinta da un ruolo più tecnico che politico, anche se è pur vero che, operando in settori importanti e nevralgici della società, le tue azioni interferiscono ineluttabilmente nello “spazio” politico. Ciò a prescindere dai condizionamenti possibili, e talvolta inevitabili, provenienti dall’“esterno”.

Posso, comunque, affermare che, nello svolgimento delle attività inerenti gli incarichi assunti, ho agito sempre con la massima indipendenza, pur nel rispetto del ruolo, delle gerarchie e del lavoro di squadra, con il fine ultimo del perseguimento e raggiungimento (per quanto possibile) degli obiettivi prefissati dall’Ente nel quale operavo.

È vero che ho conosciuto e conosco uomini, cose e numeri che riguardano la città di Messina e, per quel che riguarda l’istruzione universitaria, anche quelli della vicina Reggio Calabria, nella cui Università ho svolto per circa un ventennio l’attività prima di componente e poi di Presidente del Collegio dei Revisori.

Ebbene, degli uomini non intendo parlare per il rispetto della dignità dei singoli, che rispondono ciascuno delle proprie azioni prima a se stessi e poi alle persone che hanno amministrato o amministrano.

Né è mio compito, essendo ormai fuori dal cosiddetto “agone politico”, dare voti – e men che meno consigli – agli amministratori attuali, per la cui azione la valutazione è rimessa alla storia, che è sempre (o quasi) giudice imparziale.

Certamente sono convinto che nella criticata Prima Repubblica hanno pur operato uomini di valore, sia dal punto di vista etico che sostanziale, sia a livello nazionale che locale (pur se talune “devianze” ne hanno caratterizzato alcuni lati oscuri e impalpabili). Questi uomini hanno consentito il raggiungimento di risultati fortemente positivi per la collettività generando notevoli flussi di reddito e rendendo possibile un importante miglioramento delle condizioni sociali.

A mio sommesso avviso ciò non si può dire dei loro “successori”, considerato che, nell’ultimo quindicennio, abbiamo assistito a un trend assolutamente discendente nei settori dell’economia, della scuola, delle università, delle professioni e dell’occupazione.

E a tal proposito i numeri sono impietosi.

Il tasso di disoccupazione ha raggiunto livelli insopportabili, tali da far prefigurare preoccupanti scenari di crisi. E non saranno i “pannicelli caldi” dell’assistenzialismo, dei vari redditi di cittadinanza e/o di emergenza e/o di sopravvivenza che potranno eludere la domanda di giustizia sociale che il popolo ineluttabilmente chiederà (e già chiede). La protesta, salvo altro, può essere evitata solo assicurando il lavoro che ora manca, sia alle classi pseudo abbienti che a quelle popolari. Cosa pensano i nostri amministratori del disagio economico dei commercianti, dei professionisti, degli artigiani? Il lavoro si genera con gli investimenti e le classi politiche ed imprenditoriali attuali hanno dimostrato di non avere saputo tenere conto di questa componente fondamentale ed essenziale dell’azione delegata a chi governa o, comunque, ha funzioni di gestione degli interessi e delle sorti della collettività.

La non più sopportabile carenza e assoluta insufficienza di infrastrutture, quali strade, ferrovie, autostrade agibili etc. è la dimostrazione del totale abbandono degli interessi della comunità da parte di una politica che non è in grado neanche di utilizzare gli abbondanti fondi europei, restituendo addirittura gran parte di quelli concessi, per mancanza di realizzazione e/o completamento delle opere ovvero per carenza e/o irregolarità di rendicontazione.

A proposito di numeri: che dire della paurosa emigrazione giovanile, soprattutto intellettuale?  Ogni anno oltre 25 mila Siciliani (circa 20 mila di giovane età)  lasciano la Regione; e Messina non è scevra da questo fenomeno! Per poi appurare che molti di questi “emigranti” emergono con successo al Nord Italia ed anche all’estero, e non solo in Europa. E ciò nei settori della ricerca scientifica, dell’insegnamento in Università blasonate a livello mondiale, dell’intrapresa imprenditoriale, della managerialità pubblica e privata, oltre che nel campo delle professioni tecniche e umanistiche.

Vogliamo imputare questo fenomeno di emigrazione ai Siciliani ovvero a questa classe politica?

E che dire del settore dell’istruzione. Un solo dato mi lascia sconcertato.

La popolazione studentesca universitaria (il numero degli iscritti, insomma) negli ultimi otto anni ha avuto nel Sud Italia (con punte massime a Messina e Reggio Calabria) un preoccupante calo, per non dire una emorragia, le cui cause sono da individuare dopo attenta analisi e valutazione. Certamente si appalesa indispensabile e urgente un intervento di modernizzazione tecnologica della didattica e una maggiore dedizione (direi con abnegazione) ai problemi degli studenti e delle famiglie (che sono gli utenti dell’Università). In ogni caso, credo che la nuova governance abbia chiaro il problema e si stia attivando per ricercare ogni idonea soluzione.

No Direttore, non ci sono personaggi da incensare né politici del passato da “riportare in vita”, come Lei chiede.

Occorre, invece, rimboccarsi le maniche e lavorare insieme, politici, professionisti, dirigenti pubblici, manager privati e cittadini tutti, nella consapevolezza che così non si può andare avanti perché sprofonderemo nel baratro, in quanto una Città fondata sul terziario non avanzato, senza interventi adeguati, è destinata al default.

In questo momento di grandissima crisi, non solo economica, è necessario che tutti coloro che hanno responsabilità politiche e/o amministrativo-gestionali, ciascuno per il proprio ambito di intervento e secondo le proprie potenzialità e competenze, si adoperino per analizzare compiutamente le problematiche della collettività e per ricercare e ritrovare metodi, azioni ed interventi atti a sciogliere i nodi che impediscono il risanamento ed ostacolano lo sviluppo, in modo da sperimentare ed applicare le soluzioni più idonee per la ripresa, non solo produttiva ma anche  morale, della Città e della Provincia.

Tale attività dovrà essere svolta senza autoreferenzialità, senza personalismi, senza alzare steccati e abbandonando – almeno per un periodo di media durata – la ricerca del consenso, che serve solo a privilegiare pochi a svantaggio di tutti.

Se tutti comprenderemo la gravità della situazione e ci adopereremo, con correttezza e onestà, per la ricerca di soluzioni positive per la collettività, i risultati saranno raggiunti, perché nella nostra Città e nella nostra Provincia ci sono personalità ed intelligenze di grande capacità e preparazione che possono fornire supporti di notevole validità.

I cittadini sono coscienti e consapevoli e se non vi sarà questo “colpo d’ala”, lasciando il popolo in questa condizione di crescente degrado economico, sociale e morale, verrà il momento del redde rationem.