
“La decisione del Cipess di approvare il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto, con un costo che sfiora i 13,5 miliardi di euro, non risolve nessuna delle nostre preoccupazioni: siamo di fronte a un’opera nebulosa, antistorica e dannosa, con costi esorbitanti rispetto alla prospettiva originaria e in piena violazione della procedura prevista dalla direttiva Habitat”.
Lo dichiara Annalisa Corrado, europarlamentare S&D e responsabile Conversione ecologica del Partito Democratico.
“In Europa abbiamo già sollevato questi punti in più interrogazioni rivolte alla Commissione, chiedendo di negare la deroga che il Governo Meloni intende ottenere per costruire in Zone di Protezione Speciale. Manca del tutto l’interesse pubblico che giustifichi un’eccezione del genere, e i rischi ambientali, paesaggistici e sismici sono enormi: siamo davanti a un progetto approvato forzando norme e procedure, mandato avanti a suon di provvedimenti ad hoc, con un piano finanziario opaco e basato su stime inattendibili, mentre le prove di sicurezza strutturale e sismica sono ancora tutte da fare”.
“La destra che oggi esulta – Meloni e Salvini in testa – celebra un progetto che non sta in piedi dal punto di vista ambientale, ingegneristico, economico. È un’operazione di pura propaganda che rischia di lasciare sulle spalle degli italiani costi enormi e penali miliardarie in caso di stop, e che sottrae risorse a investimenti urgenti a trasporti locali, messa in sicurezza del territorio, scuole e sanità e non tiene conto della grave crisi idrica che affligge le due regioni coinvolte, mettendo in pericolo il passaggio delle grandi navi e con esse la logistica e la strategia portuale”.
Corrado conclude: “L’annuncio di oggi non cambia la nostra idea: questo non è sviluppo, è propaganda. Continueremo a rappresentare in Europa e in tutte le sedi necessarie i comitati e le associazioni che si battono sul territorio contro questo ecomostro voluto da Salvini. Non ci fermeremo finché non sarà chiaro che lo sviluppo non passa da opere faraoniche e pericolose, ma da infrastrutture utili e sostenibili per le comunità”.