
Ma tu sei favorevole al Ponte sullo Stretto di Messina?
Silenzio a tavola! Improvvisamente i tifosi si spostano nel proprio settore, il tifo organizzato favorevole, che occupa la curva nord, inneggia e tesse le lodi di questa magnifica opera, solo il ponte può risollevare la situazione disastrosa del meridione; la curva sud ribatte esponendo tutti i problemi connessi alla realizzazione del Ponte.
Questo è il dipinto che spesso si presenta nello spaccato familiare, nei bar, nelle diatribe tra amici.
Purtroppo, discussioni sempre condite di pressapochismo e basate su posizioni consolidate, derivanti da appartenenza politica o da condizioni al contorno che inducono a schierarsi in una o nell’altra curva.
Per chi è abituato ad analizzare la situazione partendo da dati reali diventa complicato schierarsi pro o contro alla realizzazione dell’opera, mancano analisi specifiche, valutazioni dirette ed indirette sulle varie componenti ambientali, analisi costi benefici di diverse ipotesi progettuali, ivi compresa l’opzione zero.
Il “Ponte” è diventata una delle tante “armi di distrazione di massa”, l’elemento che tende a spostare le luci su qualcosa che non rappresenta il reale problema, ma distoglie i riflettori dalla complessità della questione meridionale, a maggior ragione quando è l’Europa stessa ad offrire il “corridoio” giusto da percorrere. Una battaglia da intestarsi in nome dello sviluppo e del progresso.
Facile chiedere oggi il federalismo differenziato, quando il gap infrastrutturale tra nord e sud ha raggiunto un divario pressoché incolmabile, è possibile agire in un’ottica di perequazione infrastrutturale reale e non fittizia? Il Ponte è la strada giusta o il ponte può essere un elemento sulla via della perequazione infrastrutturale?
Prima di provare a dare elementi affinché ognuno possa farsi una idea propria e non condizionata della situazione, si devono sfatare alcuni luoghi comuni, creati ad hoc per “inquinare” il dibattito pubblico.
Non può essere tutto bianco o tutto nero, per fortuna esistono i colori, esistono le sfumature, esiste la diversità, elementi che arricchiscono la bellezza del mondo e della vita stessa.
Ma in questo panorama, l’etichetta NO Ponte accomuna spesso in maniera riduttiva tutti coloro che non sono schierati a favore della realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, di contro i fautori del ponte, impugnano la spada della libertà, del progresso, sono i possessori della verità.
Sono sicuro che ragionando in maniera serena, fatte salve le questioni di:
– carattere ambientale, che sono tante ed hanno una rilevanza predominante, penso alle ripercussioni sulle specie migratorie e sull’avifauna, della Zona di Protezione Speciale, all’ombra di una struttura mastodontica e alle relative conseguenze su flora e fauna marine, al rumore generato dal sibilo del vento che incontra la struttura, tutte problematiche che probabilmente si possono affrontare e limitare;
– di natura strutturale, nell’esecutivo sarà trovata una soluzione progettuale adeguata;
– infine, riposte nel cassetto le questioni di carattere personale;
pochi opinionisti potrebbero con ragioni concrete opporsi alla realizzazione del ponte, ma le summenzionate questioni sussistono e la realizzazione del ponte con le poche infrastrutture previste a corredo, non è sufficiente a migliorare la situazione di un territorio che al momento vanta una rete stradale ed autostradale che definire in alcuni casi fatiscente è in eufemismo, autostrade con lunghi ed interminabili tratti ad una sola corsia di percorrenza, gallerie non illuminate, assenza di zone di sosta e rifornimento per centinaia di chilometri, strade statali con diversi tratti regolamentati da impianti semaforici.
La realizzazione del ponte non migliora neanche la rete ferroviaria esistente, che ancora si sviluppa con tratti ad un solo binario, con situazioni non commentabili per le tratte interne.
Quindi il ponte non risolve il problema atavico delle infrastrutture del mezzogiorno.
Ma a quanto pare, non è possibile destinare i soldi per la realizzazione del ponte ad altre infrastrutture, per cui si attraverserà lo Stretto di Messina in tempi record, ma poi le opere di corredo connetteranno il traffico nella rete esistente e si ritornerà nella desolazione della routine quotidiana, a quantificare incidenti e tempi di percorrenza biblici.
La domanda che nasce è spontanea: ma è possibile trovare una situazione di mediazione, prevedere tempi certi anche per l’ammodernamento della rete stradale e ferroviaria, affinché il ponte non sia un mero abbellimento, ben presto arrugginito, del panorama messinese e siciliano?
Rispondendo a questa domanda deve essere considerato che lo Stretto di Messina è un elemento paesaggistico e naturalistico unico, denso di storia e leggenda?
Se il Ponte sullo Stretto di Messina fosse contornato e accompagnato da opere di corredo che oltre a collegarlo alla viabilità esistente, ammodernassero e rendessero compatibile la maestosità del ponte con i tempi di percorrenza tra i capoluoghi di provincia siciliani, pochi potrebbero avere dubbi sull’importanza dell’opera e guarderebbero con curiosità al progetto, tifando per il ponte più bello del mondo, ma un ponte è un elemento, una struttura che unisce, in questo caso il tifo è diviso, quindi, purtroppo, c’è qualcosa che non va.
Progetti di questa portata necessitano della condivisione e dell’accettazione della popolazione coinvolta, che non è un mero spettatore che assiste allo spettacolo, ma è l’attore principale, colui che godrà dei benefici e patirà dei costi e in ultimo lascerà in eredità questo dono ai propri figli.
Anche l’aspetto dei posti di lavoro è bizzarro, numero ben definito per la fase di costruzione del ponte, ma dopo? Inoltre, quantificati i posti di lavoro creati, a questi non andrebbero detratti quelli che la realizzazione dell’intervento farà venire meno.
Non mi sento di appartenere ai NO Ponte, ma vorrei uno sviluppo futuribile per la mia regione,per il sud Italia, uno sviluppo contornato da una perequazione infrastrutturale “reale”, ricordo che la prima tratta ferroviaria italiana fu realizzata nel Regno delle due Sicilia, che il mezzogiorno ha contribuito allo sviluppo della nostra Nazione, da Nord a Sud, con uomini e fondi, scommettendo sulla laboriosità di un popolo, oggi questo popolo da Nord a Sud deve comprendere che le infrastrutture non sono solo il ponte, ma sono anche: strade, autostrade, ferrovie, porti, interporti, aeroporti, turismo ecosostenibile e costante nell’arco dell’anno, noi siciliani dobbiamo essere consapevoli che benché dotati di uno Statuto, ancor oggi innovativo, non siamo stati in grado di decidere per il bene della Sicilia, che spesso abbiamo barattato la bellezza dei nostri mari e delle nostre coste con raffinerie e rifiuti, ricevendo in cambio inquinamento e danni alla salute.
Non sono contrario al ponte, ma vorrei poter scegliere tra il ponte e la perequazione infrastrutturale per Sicilia e regioni del sud, laddove questa sia conseguita, ben venga il Ponte sullo Stretto di Messina, quello sarebbe il ponte degli Italiani, un ponte che unisce realmente l’Italia, con una tifoseria da Nord a Sud.
Nino Damiano – Architetto