Polizia Penitenziaria, il sindacato CON.SI.PE.: Da Gratteri parole importanti, agenti devono tornare al centro del sistema

«La Polizia Penitenziaria è oggi più che mai grata al Procuratore Gratteri, uno dei pochi rappresentanti delle Istituzioni a denunciare le condizioni di lavoro umilianti a cui gli agenti sono costretti e ad invocare un immediato cambio di rotta»: a parlare è Mimmo Nicotra, leader del sindacato CON.SI.PE. (Confederazione Sindacati Penitenziari).

Le parole di Nicotra fanno eco a quelle del Procuratore Nicola Gratteri che a Caposele, un comune dell’Irpinia, ha tenuto oggi un lungo incontro sulla legalità con gli studenti affrontando, tra gli altri, i temi del trattamento dei detenuti ricordando che la Polizia Penitenziaria è stata «delegittimata, demoralizzata, umiliata. Bisogna – ha poi detto Gratteri -creare nuovamente l’orgoglio del Corpo di appartenenza, che è stato messo da parte e non al centro del problema carceri come i detenuti».

«La Polizia Penitenziaria va messa al centro della questione carceraria al pari dei detenuti» ha detto Mimmo Nicotra. Per il presidente del CON.SI.PE. «l’attività svolta dall’attuale Ministro della Giustizia Marta Cartabia e dal capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP), Carlo Renoldi, è invece volta solo a mettere i detenuti fuori dal carcere. Ma non è così che si affrontano i problemi dei nostri penitenziari: basti pensare che abbiamo tuttora un regolamento di servizio del secolo scorso, un atto che ignora l’istituzione, avvenuta ormai da 20 anni, dei ruoli direttivi e dirigenziali del Corpo. Noi subiamo continuamente un atteggiamento rigoroso e procedimenti disciplinari a fronte di una sistematica mancanza di attenzione. L’ultimo caso-, riferisce Nicotra -è avvenuto a Parma, dove nel silenzio perdurante dei nostri dirigenti, un nostro agente è stato ferito con dell’olio bollente da un detenuto. Questa situazione deve finire e bene ha fatto il Procuratore Gratteri, che sarebbe un ottimo tecnico per risolvere i problemi del nostro sistema penitenziario, a ricordarlo».