NON BASTA VINCERE UNA TORNATA ELETTORALE

Dopo aver dato il mio contributo al sondaggio elettorale sul referendum, sono stato ispirato a fare qualche riflessione politica. Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, ha criticato la risposta data ai giornalisti dal senatore Salvini, sulla possibilità di assumere la pillola Ru486 senza passare dal ricovero ospedaliero.

Per il capo della Lega, bisogna lasciare scegliere le donne. Giustamente Invernizzi scrive, rivolgendosi a Salvini, «non tiene conto che il tema in oggetto non è la libertà delle donne ma la sopravvivenza di una persona concepita. Chi ha capito che questa è la posta in gioco, non commetterebbe certi errori, soprattutto non li commetterebbe il capo di un partito che si ritiene identitario, cioè sostenitore e difensore dell’identità nazionale». (Marco Invernizzi, “Senza principi non si costruisce nulla”, 18.9.2020, alleanzacattolica.org)

Invernizzi fa riferimento ad un articolo di Ernesto Galli della Loggia, uscito sulla prima pagina de Il Corriere della Sera. Il professore richiama i valori della nostra civiltà, quelli che fanno riferimento alla cultura giudeo-cristiana. Abbandonarli significa entrare in crisi e non si costruisce nulla. Infatti senza principi «si può vincere una tornata elettorale, si può arrivare a governare, ma non si costruisce il bene comune». Al professore occorre dare il merito, il coraggio di aver segnalato l’importanza di questi principi, «la fede religiosa fondata sul lascito giudaico-cristiano, l’istituto della famiglia, un sistema d’istruzione orientata all’umanesimo nutrito dalla tradizione classica».

Invernizzi allargando ulteriormente l’orizzonte scrive: «La religione cattolica, la famiglia, l’educazione che affonda le sue radici nella tradizione classica non sono opinioni qualsiasi, ma sono le radici fondamentali della nostra società. Rifiutarle o anche semplicemente ignorarle, significa voltare le spalle alla nostra identità».

E’ un rifiuto che fanno tanti, partiti, uomini politici, intellettuali del nostro Paese, e si dovrebbero indicarli, per non rimanere nel vago, così come bisogna riconoscere chi si batte in direzione dell’identità del nostro paese.

Certo in politica si può discutere su tante cose, «ma alcuni principi sono fondamentali, perché rappresentano la base dello stare insieme, del bene comune. Se viene meno la consapevolezza che il concepito è “uno di noi”, che la sua vita è sacra e inviolabile, allora tutto il resto sfuma in un relativismo totale». Per Invernizzi la posta in gioco è capire «se la vita è sempre sacra e inviolabile e quindi è importante favorire una più ampia riflessione alla donna che ha deciso di abortire, evitando di ridurre la pratica abortiva a una faccenda privata (come invece vorrebbero i sostenitori della possibilità di assumere la pillola senza passare dalla degenza in ospedale)». Mi sembra che su questa linea si stia muovendo l’assessore della Regione Piemonte, Maurizio Marrone, tra l’altro, senza mettere in discussione la legge 194. Anche se non si può prescindere da un ulteriore precisazione, occorre sempre «favorire od ostacolare con tutti i mezzi legittimi possibili, l’uccisione di un innocente».

E qui il discorso si fa sempre più incalzante sulle varie campagne elettorali, dove quasi sempre, i temi etici, riguardanti la vita e la famiglia sono assenti, anzi

accuratamente evitati, perché divisori. Ogni sera, in tv, io seguo “Stasera Italia”, ma penso che anche negli altri talk show, sia la stessa cosa, non si parla d’altro che di Recovery fund e di Mes. E peraltro, a questo dibattito si associano anche i «candidati di centro-destra – scrive Invernizzi – che avrebbero tutto da guadagnare invece evocandoli, perché il loro elettorato è sensibile alla difesa della vita e della famiglia». Naturalmente questo è un errore grave, perchè i principi fondamentali, irrinunciabili «vanno difesi e promossi a prescindere dalla convenienza elettorale, sia perché l’assenza di una attenzione ai principi favorisce gli artefici del relativismo anti identitario, quelli che vogliono voltare le spalle alle radici, come spiega bene Galli della Loggia». Anche perché su certi temi importanti, come sta capitando con il referendum sulla riduzione dei parlamentari, le maggioranze cambiano e si creano alleanze imprevedibili.

Per completare il ragionamento fin qui esposto, segnalo un interessantissimo intervento dell’amico Giorgianni, che offre delle riflessioni più concrete che riguardano l’area politica e culturale di centrodestra. Peraltro segnalo anche che da qualche settimana sul sito destra.it  si aperto un interessante e animato dibattito sul referendum, aperto dall’ex direttore de Il Secolo d’Italia, Gennaro Malgieri.

Giorgianni dopo aver esposto i rischi che stiamo correndo, perché sostanzialmente ci stiamo avviando verso un totalitarismo progressista del “politicamente corretto” (basta vedere le proposte di legge contro l’omofobia), tra l’altro paventato anche da quei 150 firmatari statunitensi (peraltro progressisti) di un manifesto per la libertà di parola, contro i movimenti di distruzione di massa, vedi i Black Lives Matter, che cercano di abbattere i monumenti e le idee “non conformi”.

Lo studioso messinese scrive: «Se i politici che pretendono di incarnare qualcosa di alternativo a questa follia collettiva continueranno a sottovalutare il ruolo dei canali informativi, didattici ed economici, il loro elettorato è destinato a sparire». (Filippo Giorgianni, “Come resistere alla deriva totalitaria”, 7.8.2020,centromachiavelli.com)

Naturalmente il nostro in particolare fa riferimento ai politici di centrodestra che devono comprendere che è anche loro interesse, se vogliono continuare a fare politica nella vita, il loro futuro in politica, «si lega necessariamente alla loro capacità di coordinare più livelli, e non solo quello del mero marketing elettorale immediato». Non bastano solo le iniziative elettorali, è soprattutto urgente la «creazione di scuole ed università di area (all’estero come in Italia), investendovi denaro e garantendo un’aperta rappresentanza in esse agli studiosi di tutte le varie anime dell’area che si consideri “di destra” (conservatori, liberali non liberal, tradizionalisti) e che si ritrovino nella cornice di principio comune della difesa della storia e della civiltà plurimillenarie occidentali».

A questo punto l’autore cita l’ottimo libro, che dovrebbero leggere tutti quelli che intendono resistere e combattere contro la deriva totalitaria di oggi.

«La battaglia futura è quella per la libertà di educazione, come intuito da Rod Dreher ne L’Opzione Benedetto, ma questa battaglia non passa soltanto attraverso l’essere in astratto liberi di educare le prossime generazioni secondo i modelli educativi ed i principi che si preferiscono, bensì abbisogna anche che concretamente si sia messi in grado di educarle e ciò può avvenire solo tramite dei concreti progetti ed investimenti su tale libertà e sulla creazione di ambienti liberi dal controllo asfissiante della Sinistra, e ciò non può essere lasciato alla sola buona volontà ed ai sacrifici economici di singoli privati isolati: il destino di qualsiasi partito ostile alla Sinistra è di sparire – ed essere financo perseguitato alla lunga – se alle spalle non avrà istituzioni didattiche, finanziamenti, imprenditori amici, partiti vicini e collaborativi presenti in altri Paesi ed un’attività contro-lobbistica che garantisca un’alternativa economica qualora si venga presi di mira dai colossi finanziari progressistizzati come nel caso di Carlson». Il discorso si fa sempre più  interessante. La nostra mission sarà quella di far comprendere ai vari Trump di oggi, «ciò che non volle mai realmente comprendere in Italia il Berlusconi di ieri, vale a dire che essi devono organizzare, finanziare e coordinare ogni tipo di attività utile a garantirsi un supporto (Centri culturali, case editrici, giornali, etc) – senza farla divenire organica a sé o al partito di riferimento, ché altrimenti non sarebbero attività libere e soprattutto serie, perché legate alla singola corrente partitica o volto politico, nascendo e morendo appresso alla sorte del politico a cui servono».

Pertanto capiterà che candidati di centrodestra saranno in grado di vincere le elezioni locali o nazionali, ma «sarà loro impedito di governare perché privi di istituzioni ed imprese di supporto e soprattutto perché assediati da contropoteri culturali ed economici ostili che opereranno attacchi concentrici di ogni tipo, come accaduto, ad esempio, in quello che fu un vero e proprio colpo di Stato ordito contro Berlusconi nel lontano 2011 e candidamente riconosciuto perfino da un insospettabile Zapatero intervistato da “La Stampa” nel 2015».

Giovanni Cantoni, fine pensatore politico, scriveva: “una alternativa o è totale e diametrale, o è una ennesima sfumatura del cedimento”. Pertanto anche oggi, in tempi così difficili, bisogna decidersi a far propria la lezione o si sarà condannati alla scomparsa nell’immenso mare di sfumature del cedimento.

DOMENICO BONVEGNA

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