L’ossessione ideologica e la resa morale. Nella mente del terrorista

Il terrorismo rappresenta una grave minaccia per la sicurezza dei cittadini europei. Negli ultimi anni si è registrato un aumento della frequenza e della portata degli attentati terroristici all’interno della Unione europea: nel 2022 sono stati 53 ai quali si aggiungono altri 150 degli anni precedenti.

Ricordiamo alcuni luoghi dove si sono verificati: il treno Thalys,  Parigi e Saint-Denis, Bruxelles e Zaventem, Nizza, Saint-Etienne-du-Rouvray, Berlino, Stoccolma, Barcellona Cambrils, Turku e Strasburgo.

Tutti di matrice islamista.

Cosa motiva le persone a unirsi in gruppi violenti e a impegnarsi in atti di crudeltà senza sentire rimorso? “E’ la resa morale, l’odio, la limitazione delle relazioni sociali e il rifiuto di seguire i consigli di persone a loro vicine”, afferma Jocelyn Belanger, docente alla Carnegie Mellon University in Qatar, che ha intervistato e raccolto ricerche su migliaia di terroristi in tutto il mondo.

 

Elemento centrale della scelta terroristica è l’ossessione ideologica, un impegno alimentato da bisogni psicologici insoddisfatti. Questa ossessione disattiva i processi di autoregolamentazione morale, consentendo di realizzare comportamenti privi di etica. Alle critiche alla loro ideologia rispondono con odio e ritorsioni violente; tendono, inoltre a riunirsi in gruppo con persone che la pensano allo stesso modo, il che li rende immuni da strategie di comunicazione volte a dissuaderli dall’usare la violenza.

 

L’ideologia terroristica, inoltre, viene giustificata e rafforzata dall’individuazione di un colpevole – sia esso l’Occidente, Israele o gli infedeli –  considerato come responsabili della discrepanza tra lo stato del mondo reale (relativo alla situazione attuale) e lo stato del mondo ideale (proprio dell’ideologia). Tale giustificazione porta a considerare la violenza contro il nemico come un mezzo necessario per ripristinare lo stato idealizzato.

 

A differenza di quanto si pensi non è la mancanza di istruzione, la povertà o l’oppressione politica che determinano le condizioni necessarie e sufficienti per l’adesione al terrorismo. Questo non significa che tali condizioni siano irrilevanti: sono fattori secondari che possono contribuire al coinvolgimento di un individuo  nell’organizzazione terroristica.

 

Il fenomeno del terrorismo non è certo un’esclusiva dei tempi attuali, ma appare in vari periodi della storia dell’uomo, assumendo forme diverse. L’uso contemporaneo del termine “terrorismo” si riferisce alla violenza contro vittime civili perpetrata dai seguaci con lo scopo di intimidire, spaventare o terrorizzare un pubblico più ampio rispetto agli obiettivi strumentali diretti dell’attacco. Il fine ultimo è quello di colpire e paralizzare intere comunità o nazioni, causando gravi conseguenze a livello sia sociale che economico.

 

La de-radicalizzazione dei terroristi è risultata impossibile perché la loro estraneità a contenuti morali li rende insensibili a qualsiasi tentativo di recupero. Non rimane che combatterli.

 

(Articolo pubblicato sul quotidiano LaRagione del 18 novembre 2023)

 

Primo Mastrantoni, presidente comitato tecnico scientifico di Aduc