L’inferno siciliano: la politica incapace di tutelare l’isola

La Sicilia, nelle ultime 24 ore, si è trasformata in un girone dell’Inferno dantesco. Le immagini degli incendi che bruciano ogni cosa incontrata sul loro cammino, a cui hanno cercato di opporsi gli uomini del VVFF, della Protezione civile e della forza pubblica in generale anche a rischio della propria incolumità, vista la mancanza di mezzi e strumenti per affrontare una tragedia simile, hanno fatto il giro del mondo sul web.

La vastità e il numero dei focolai, divampati quasi contemporaneamente in luoghi distinti e distanti del territorio siciliano, coinvolgendo tutte le province, non lascia spazio a dubbi, si tratta di azioni messe in opera da piromani. Ma se i piromani sono la causa, ed è indubbio, l’effetto devastante ha altre responsabilità. Facciamo un passo indietro.

Uno degli ultimi provvedimenti presi dal governo Monti nel 2012, fu quello di dimezzare la flotta antincendio della Protezione civile (Canadair), portandola da 30 a 15. La spending review, cioè “eliminare gli sprechi e non ridurre i servizi”, incombeva. Ce lo imponeva la €U, il bilancio prima di tutto. Riporto quanto estratto dalle comunicazioni fatte dal CdM di allora:

“Lo Stato potrà supportare le richieste di concorso aereo provenienti dalle Regioni con un massimo di 15 Canadair operativi e da un elicottero

AB412 dei vigili del fuoco, a cui potrà aggiungersi qualche altro mezzo se saranno reperite le risorse ed espletate le necessarie procedure amministrative”. Rispetto agli anni precedenti quindi, quando la flotta aerea statale era composta da oltre 30 velivoli (ai Canadair e all’AB412 dei Vigili del Fuoco, infatti, si aggiungevano quattro S64 del Corpo forestale dello Stato e otto Fire Boss gestiti dal Dipartimento della Protezione Civile, nonché altri elicotteri messi a disposizione da Esercito Italiano, Marina Militare e Capitaneria di Porto), si determinava di fatto una riduzione del numero dei mezzi disponibili a causa della contrazione delle risorse statali.

Consideriamo che tra le cause primarie degli incendi, bisogna annoverare il continuo abbandono dei terreni coltivabili e di conseguenza, la desertificazione di vaste aree territoriali della Sicilia. Aree che rimangono senza controllo e in balia della forza devastante di possibili incendi come quelli di questi giorni. E se a questo si aggiunge la scarsità di uomini e mezzi, necessari per poter intervenire tempestivamente, insieme alla totale mancanza di messa in sicurezza e tutela del territorio, il quadro che ne viene fuori è desolante, mortificante, osceno, di cupa devastazione.

Sostenere che la colpa (che c’è) sia dei piromani, equivale a sostenere che la mafia abbia trucidato Falcone e Borsellino. Cioè, si tende a guardare solo l’ultimo anello della catena di comando, perché dovrebbe essere chiaro che nonostante l’infame impegno dei piromani, se alla base ci fossero stati, mezzi, uomini e organizzazione, la devastazione che ci ha colpiti sarebbe stata di molto attenuata e forse fermata per tempo. La flotta attuale così sottodimensionata, è nella disponibilità del Cnvvf, ma gestita da una azienda privata, la Inaer (oggi Babcock), che fornisce manutenzione per i velivoli e piloti. I VVFF possono solo decidere dove impiegare i mezzi, ma non hanno personale qualificato per la manutenzione e per pilotare i velivoli. Per un’ora di volo, un Canadair costa alle casse dello Stato ben 14mila €uro (fonte Gherardo Chirici, professore associato di inventari forestali e telerilevamento presso Università degli Studi di Firenze), i costi sono a carico della Regione siciliana, costi che verranno certamente aumentati dichiarando lo “stato d’emergenza e calamità”, a cui seguiranno procedure speciali per conferire incarichi e appalti. Piccola considerazione, gli incendi di questa portata comunque, a ben leggere le cronache degli anni precedenti, non sono “inusuali”, ricordate quelli del 2017?

bilgiu