La libertà di poter dire No al Ponte sullo Stretto. Altro che ritorno economico: solo disagi e pericoli

di Andrea Filloramo 

Ormai è un parere di molti  che il progetto Ponte sullo Stretto, serva solo per fare defluire soldi ai membri che sono dietro la Società Stretto di Messina S.p.A. che su iniziativa del Ministro Salvini, ha ripreso le proprie attività a seguito delle disposizioni di legge emanate nel 2023 con il DL 35/2023, che ha aggiornato e integrato la legge costitutiva n. 1158/1971.  

Queste voci, se prima erano sussurrate, oggi si fanno insistenti e accolte da buona parte della popolazione della città di Messina,  che non è stata mai consultata per una messa in opera di una superstruttura, che è ritenuta inutile anzi dannosa.  

Tutti ormai, infatti, si sono resi consapevoli che, nel caso in cui il Ponte si dovesse fare, i problemi per la Città di Messina, sono molto evidenti.  

Basta poco per capire che la città subirebbe per un decennio pesantissimi disagi, corrispondenti ai lavori necessari alla costruzione del Ponte: cantieri estesi, strade paralizzate, difficoltà quotidiane per residenti e imprese, con un impatto drammatico sull’economia locale e sulla qualità della vita. 

Ciò avviene mentre il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini con una forzatura politica, volta a salvare un’opera simbolica ma priva di reale priorità per il Sud, nonostante le pesanti osservazioni della Corte dei conti, che ha bocciato la delibera CIPESS, pur di non ammettere il fallimento di un progetto obsoleto che fa acqua da tutte le parti, promette di aprire i cantieri nel 2026, ignorando le richieste di trasparenza e legalità e la richiesta implicita di rifare il progetto o abbandonare attualmente l’idea di collegare la Sicilia con la Calabria.  

Nulla o poco contano per lui, le violazioni di direttive europee su ambiente, appalti pubblici, la mancanza del parere dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti, i problemi legati alla tutela dell’habitat naturali, le modifiche contrattuali e l’assenza di pareri obbligatori sul piano tariffario. 

Intanto le opposizioni e i comitati “No Ponte”, molto attivi nella città dello Stretto, continuano a contestare l’opera, definendola «non prioritaria e dannosa» per l’ambiente.  

Essi, al termine di un nuovo corteo a Messina, hanno chiesto la modifica della legge istitutiva della società Stretto di Messina finalizzando l’oggetto sociale e l’operato della Spa alla realizzazione di infrastrutture di trasporto nelle due Regioni e agli interventi urgenti e necessari di messa in sicurezza del territorio per tutelare “gli interessi e i diritti dei cittadini”.  

Per i Verdi e le associazioni ambientaliste il Ponte è stato inserito “in un finto corridoio europeo Palermo-Berlino, quando la gran parte delle ferrovie siciliane e calabresi sono ancora a binario unico e non elettrificate e le autostrade incompiute”, ed era e resta “un’opera inutile e una colossale truffa ai danni degli italiani e dell’ambiente e continueremo la nostra battaglia per impedirne la realizzazione”. 

Nel marzo 2005, anche il Consiglio Comunale di Messina, a sorpresa, aveva detto No alla realizzazione del Ponte con una risoluzione approvata dopo 6 mesi di approfondimenti tecnici su tutti gli impatti economico-sociali e ambientali dell’opera. 

Il Sindaco Federico Basile sa ovviamente quali sarebbero i rischi che correrebbe la Città che amministra, qualora i lavori dovessero solo iniziare. 

Amando la sua città che amministra con saggezza, egli anche sa   che difendere Messina non è solo un suo dovere politico, ma è una sua responsabilità che non può essere rimandata. 

A questo punto gli abitanti si rivolgono a lui, ritenendo che la città di Messina merita da parte sua, in questo momento, una scelta netta e coraggiosa, che va al di là di ogni interesse politico.  

Deve, cioè, al più presto decidere: proteggere la comunità o rischiare tutto per un’opera dalle incognite troppo grandi, voluta da un ministro lombardo e motivato più da ragioni elettorali e di propaganda politica che da effettiva necessità infrastrutturale.  

 Anche il Sindaco – ne siamo convinti – si è perfettamente reso conto che il Ponte è di difficile realizzabilità; che è solo un “feticcio” politico, una distrazione dai problemi reali del Sud, un modo per attirare consensi, che non può avere alcuna priorità rispetto ad altre esigenze del Meridione, della Sicilia e della città dello Stretto. 

Il tempo, quindi, delle parole è finito e serve soltanto coraggio che sicuramente al Sindaco Basile non manca.